Il provvedimento dei dem, dal valore di venti milioni di euro per le casse dello Stato, punta a “riconoscere e promuovere la funzione sociale delle attività sportive, funzionali alla lotta contro il razzismo, il bullismo e l'uso di sostanze dopanti”. Il segretario generale del Csen: "Servono controlli, però: solo chi fa sport, e non business, deve poter beneficiare di queste facilitazioni"
Una mano al mondo dello sport: detrazioni e sgravi fiscali per le associazioni e società dilettantistiche. Il provvedimento a firma Pd, dal valore di venti milioni di euro per le casse dello Stato, punta a “riconoscere e promuovere la funzione sociale delle attività sportive, funzionali alla lotta contro il razzismo, il bullismo e l’uso di sostanze dopanti”. Ma lo sport non vive solo di buoni propositi: per questo sono in arrivo agevolazioni, impiantistica di base, più soldi alle migliaia di istruttori che da Nord a Sud ogni giorno dedicano la propria vita a tirar su ragazzi sui campetti della Penisola. Dietro l’angolo, però, c’è qualche rischio: i soliti “furbetti” pronti ad approfittare delle nuove norme, nascondendo interessi commerciali privati dietro la maschera del dilettantismo. “È una misura complessivamente positiva”, spiega Tommaso D’Aprile, segretario generale dello Csen, ente di promozione sportiva riconosciuto dal Coni a cui sono affiliate quasi 15mila società. “Servono controlli, però: solo chi fa sport, e non business, deve poter beneficiare di queste facilitazioni“.
La proposta di legge viene dal Partito Democratico ed è firmata da una trentina di parlamentari. Presentata nell’ottobre 2013, la discussione in Commissione Cultura alla Camera va avanti da oltre un anno. Il testo introduce diverse misure (anche su edilizia sportiva e riqualificazione urbana), ma quello decisivo è l’articolo 8, che modifica la vecchia legge 289/2002 sulle società dilettantistiche e introduce nuove agevolazioni, ancora più vantaggiose. Innanzitutto, sale da 7.500 a 10mila euro l’ammontare dell’indennità o rimborso esentasse per collaboratori e tesserati. Poi in materia di pubblicità: fino ad oggi, esisteva un tetto di 250mila euro per i proventi commerciali che una società poteva conseguire per accedere al regime agevolato delle imposte Iva e Ires; adesso si passa a 350mila euro. E parallelamente anche le aziende che fanno da sponsor potranno dedurre fino a 400mila euro (il limite viene qui raddoppiato). Infine, detrazioni Irpef anche per le donazioni da privati (fino a 3mila euro l’anno), ed esenzione totale dall’imposta di bollo.
Un bel pacchetto di sgravi per una platea di beneficiari enorme: in Italia, stando all’ultimo censimento Coni 2014, ci sono circa 65mila società, di cui il 44% concentrate nel Nord (10mila solo in Lombardia). Oltre 14mila di calcio, 3mila di tennis, pallacanestro, ciclismo, arti marziali e anche pesca sportiva. Se la proposta passasse, in tanti sarebbero grati al Pd. “Il nostro mondo accoglie con favore questa legge”, conferma Paolo Zerbino, presidente del Comitato Provinciale Csen di Milano. “Ma ancora più importante sarebbe stato eliminare il vincolo di non continuità per i rimborsi, per cui ci sono troppe contestazioni con l’Agenzia delle Entrate. E se alcune misure sono senza dubbio positive, altre sembrano più ambigue”.
Le luci riguardano soprattutto l’innalzamento del rimborso esentasse. “Migliaia di istruttori che vivono di questi piccoli contributi si ritroveranno qualche soldo in più in tasca, e potranno dedicarsi con maggior tranquillità alla loro attività che è fondamentale per promuovere lo sport a livello di base”, spiega Zerbino. “Fino ad oggi tanti dovevano ricorrere all’ecamotage di intestare la collaborazione ad un parente per mettere insieme uno stipendio decente. Una soglia più alta garantisce trasparenza e gratificazioni“. Le ombre, invece, sono sull’altro cardine del provvedimento: l’aumento del tetto massimo di proventi commerciali per godere delle agevolazioni. “Le società dilettantistiche che raggiungono i 250mila euro di entrate sono poche, 350mila è una cifra veramente alta. Significa che se uno fattura 300mila euro, paga tasse solo su 9mila euro. E inoltre versa il 50% dell’Iva incassata. Sono agevolazioni enormi: giuste per piccole società dilettantistiche, ma se parliamo di bilanci a cinque zeri è un’altra storia. Non sono certo queste le esigenze del dilettantismo”. Alle nuove soglie, insomma, dovranno accompagnarsi verifiche più serrate su un universo comunque sconfinato e difficile da tenere sotto controllo. “Il rischio è che queste novità vengano interpretate come un invito a lucrare, da parte di chi è interessato al business e non allo sport. Ma d’altra parte – conclude Zerbino – l’importante è tenere gli occhi aperti: gli abusi in Italia ci sono sempre”.