In base al numero di abitanti e alle opere pubbliche costruite e abbandonate può essere considerata la capitale dello spreco. Stiamo parlando di Castelnuovo della Daunia, piccolo comune di 1500 anime nel foggiano, inerpicato sui Monti Dauni. Il paese è famoso per le sue acque termali, ma anche per le opere pubbliche, sei, realizzate e abbandonate. Lo scenario è sempre lo stesso: soldi pubblici buttati in opere che diventano luogo ideale per lo svago di ladri e vandali. Il Comune fa spallucce e non sa come arginare il problema. Tanto che il sindaco Guerino De Luca chiuderà il municipio, il prossimo 2 ottobre, per un sit-in di protesta contro i tagli dei trasferimenti, per sottolineare la mancanza di risorse per garantire servizi alla comunità e soprattutto per trovare un degno futuro a queste opere, ormai considerate zavorre per la pubblica amministrazione.
Gli sbagli del passato però costano caro. Circa dieci milioni di euro utilizzati per edificare, arredare e rendere funzionali opere mai inaugurate. Un carcere, un anfiteatro, un intero villaggio turistico e un parco della salute sono il frutto di una politica dello spreco che ora lascia i suoi tangibili segni. A queste opere, mai andate in funzione, si aggiungono anche una scuola media abbandonata e una pretura trasformata in magazzino.
Carcere mandamentale – 8 miliardi di lire – mai entrato in funzione
La nostra passeggiata tra gli sprechi parte dal carcere mandamentale. Costruito alla fine degli anni ’80 doveva ospitare 15 detenuti. Le celle erano arredate di tutto punto, con tanto di tv, letti, servizi igienici e arredi. Un vero simbolo dello spreco costato 8 miliardi di lire ma mai entrato in funzione. La struttura doveva assicurare la custodia preventiva degli imputati a disposizione del pretore. Castelnuovo non è l’unico esempio: solo in provincia di Foggia ci sono altre quattro strutture che hanno avuto la stessa sorte. Nonostante l’ultimazione dei lavori e la pronta disponibilità, il carcere fu destinato alla soppressione dopo la costituzione delle preture circondariali. Soppressione con restituzione ai Comuni formalmente disposta nel 1999. Tuttavia le varie amministrazioni comunali non hanno potuto trovare altre funzioni e scopi. Anche il tentativo nel 2002 di trasformare il carcere in un centro anziani con day hospital è naufragato, nonostante l’ulteriore investimento di 450mila euro che sarebbe servito per adeguare il penitenziario, abbattendo i muri in cemento armato, le porte blindate e la struttura fortificata. Il carcere ultimato ed arredato si è trasformato in una discarica a cielo aperto, saccheggiato dei suoi arredi e lasciato nel completo abbandono. Persino la recinzione è stata portata via.
Sul caso si sono consumate decine di interrogazioni parlamentari e anche un rapporto della Corte dei Conti che critica il caso-tipo di Castelnuovo: bisognerebbe “chiedersi perché non sia stata fatta preventivamente una accorta valutazione della antieconomicità di quegli interventi, eventualmente medio tempore, senza arrivare, cioè, fino al loro completamento”. Un paradosso se si tiene conto che la Puglia detiene il primato del sovrappopolamento carcerario. Castelnuovo è l’emblema di questo paradosso, perché confinante con Lucera che del sovrappopolamento carcerario è maglia nera in Regione e a pochi chilometri da Foggia dove la casa circondariale, costruita per 270 detenuti, nei momenti peggiori ne ha ospitati anche 800.
‘Villaggio Primavera’
Continuando lungo il sentiero degli sprechi, a pochi chilometri dall’abitato troviamo un intero centro residenziale, costruito negli anni 90 per volontà della Comunità Montana dei Monti Dauni Settentrionali. Lo chiamavano ‘Villaggio Primavera’ ma dall’ultimazione dei lavori sono passate decine di primavere senza mai avere avuto il piacere di vederlo in funzione. Presentato nel 1998, il “Progetto Primavera” è stato finanziato con la legge 64 che prevedeva interventi straordinari nel Mezzogiorno. Anche in questo caso Castelnuovo non è sola: sono in totale cinque i villaggi turistici realizzati nel territorio dei Monti Dauni, pensati per favorire il turismo ma fattivamente – escluso quello di Carlantino – mai andati in funzione. In totale il progetto è stato finanziato per circa 18 miliardi di lire e il solo ‘Villaggio’ di Castelnuovo è costato all’incirca 4 miliardi. In tutto 20 villette situate sul Monte Cappellina, con una veduta stupenda che dà sul Tavoliere delle Puglie incorniciato dal Promontorio del Gargano. Più di cinquanta i posti letto, divisi in vari lotti completamente arredati. Ogni villetta, infatti, era fornita d’area climatizzata, riscaldamenti, servizi igienici con vasca da bagno, tv, arredi, cucina di ultima generazione e infissi a taglio termico.
Alle villette si aggiungevano una serie di spogliatoi con docce, al servizio di un centro sportivo con campo da tennis. A completare le strutture c’era un grande ristorante con reception e banco bar. Parliamo al passato perché tutto ha subito la visita dei vandali, tanto che persino gli impianti elettrici sono stati strappati dai muri. Il tutto senza che il villaggio sia mai stato aperto. “Di quel villaggio restano solo le mura e una profonda desolazione – spiega il sindaco De Luca”. Dal novembre del 2014 l’intera struttura è stata acquisita a titolo gratuito dal Comune di Castelnuovo della Daunia, che purtroppo l’ha ereditata dall’ente montano in pessime condizioni. “Ci vorrebbero almeno altri sette, ottocentomila euro per risistemarla – continua il primo cittadino – stiamo cercando di proporre un bando per metterla in mano ai privati e trasformarla in alloggi residenziali per i fruitori del centro termale”.
Il parco della salute
È costato 800mila euro e doveva esser completato in seicento giorni. Ne sono passati 3600 senza ultimare i lavori. Sono le altre due opere incompiute di Castelnuovo della Daunia che dovevano servire a garantire lo sviluppo del turismo. Dopo il fallimento del ‘Villaggio Primavera’ il Comune pensò di utilizzare altri soldi per la realizzazione di un ‘Parco della Salute’. Un percorso sentieristico lungo l’area naturalistica della Fonte Cavallina, con servizi igienici, un pronao davanti alla fonte e anche un ascensore (in pieno bosco) per permettere l’accesso ai disabili e agli anziani. Un progetto faraonico mai ultimato che ha avuto come unico risultato la deturpazione della fonte termale. Quello che una volta era la storica fontana della Cavallina ora è un tubo di plastica rasoterra circondato da rifiuti e degrado. Ad aggravare la situazione anche l’opera di ladri e vandali, che hanno portato via persino l’ascensore e distrutto i sanitari. Al degrado si aggiungono cantieri lasciati incustoditi, tra pozzetti non coperti e materiale di risulta. Dovranno esser spesi per il completamente altri 400mila euro che serviranno a mettere in sicurezza la storica scalinata con una illuminazione a led e a ripristinare la fonte. Il resto probabilmente resterà così a perpetua memoria.
L’anfiteatro
Nello stesso progetto un’altra cattedrale nel deserto. Si tratta di un anfiteatro con moderne strutture di servizio. Quasi arrivata a compimento, l’opera è stata abbandonata e depredata. Palco, spalti, uscite e percorsi di emergenza, servizi igienici, camerini dovevano accogliere spettacoli per oltre 500 spettatori. Un investimento di poco meno di un milione di euro che non ha mai visto la luce. Ora il teatro appare come un pugno nell’occhio nel verde paesaggio della valle della Cavallina. “Non c’è dubbio – dice il sindaco – che chi ha progettato quest’opera non si è preoccupato di pensare a come renderla funzionale. Un anfiteatro all’aperto in un comune a 500 metri sul livello del mare è privo di ogni giustificazione visto che può essere utilizzato al massimo un paio di mesi all’anno”.
La Pretura magazzino e la Scuola Media abbandonata
L’elenco dello spreco non è finito. Per completarlo bisogna considerare l’ex scuola media ‘Gabriele Canelli’, oltre 500 metri quadri su due piani, costruita nel 1988. Dopo l’accorpamento delle scuole medie, elementari e materne in un unico plesso, la struttura è stata chiusa e da dieci anni versa nel totale abbandono. Tra i progetti di recupero anche la realizzazione di una Residenza socio sanitaria assistenziale per gli anziani, con specifiche aree dedicate ai malati di Alzheimer, ma ad oggi tutto si è arenato in una serie di procedure esplorative andate deserte. La stessa fine potrebbe fare il palazzo della ex Pretura. Un imponente plesso degli anni 90’ di oltre 250 metri quadri, su più livelli, che dopo aver ospitato il Pretore, prima e il Giudice di Pace, dopo, da tre anni è diventato un archivio al servizio del Tribunale di Lucera.
di Andrea Gisoldi