Un vero e proprio giallo. Dalle conseguenze diplomatiche imprevedibili. Il concerto che il Coro Pontificio della Cappella Sistina è stato invitato a tenere presso la Sala Caijkovskij di Mosca, con la collaborazione della Filarmonica accademica statale della capitale russa, dovrebbe andare in scena il 19 gennaio 2016. Ma il condizionale è d’obbligo. Perché dopo l’iniziale disponibilità a partecipare all’evento, che potrebbe segnare un passo importante nel percorso di riavvicinamento tra la chiesa cattolica e quella ortodossa, manca ancora il nulla osta definitivo della Segreteria di Stato del Vaticano. Senza il quale l’appuntamento rischia di saltare.
UNITA’ CRISTIANA – Poco male se si trattasse di una delle tante esibizioni che il Coro Pontificio è spesso chiamato a tenere. Ma stavolta la questione è ben più delicata. Il concerto, al quale è prevista anche la partecipazione del Metropolita di Mosca Hilarion Alfeev, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca e braccio destro del Patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa, sarebbe, infatti, un’occasione per rinsaldare l’unità dei cristiani. Senza contare i risvolti politici: l’invito è partito dal ministero della Cultura della Federazione Russa, cui fa capo la Filarmonica accademica statale di Mosca, e all’evento è prevista anche la partecipazione di autorevoli esponenti del governo russo e di quello italiano. Annullare tutto, insomma, oltre a costringere gli organizzatori a rimborsare i biglietti già venduti, potrebbe avere ripercussioni anche nei rapporti tra il Cremlino e la Santa Sede.
FORZA MAGGIORE – All’invito della Filarmonica della capitale russa, l’amministratore della Cappella musicale pontificia “Sistina”, Michelangelo Nardella, aveva risposto con una lettera datata 5 febbraio 2015 che ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare. “Saremo molto felici di potervi partecipare, e come già comunicato a voce la data proposta è congeniale con le nostre attività, ricadendo la stessa in periodo solitamente vacante di celebrazioni liturgiche con il Santo Padre (che rimangono, ne faccio memoria, la funzione primaria e imprescindibile di questo nostro ente)”, si legge nel testo della missiva indirizzata al referente del ministero della Cultura della Federazione Russa. Correttamente, Nardella informa anche delle possibili cause “di forza maggiore che potrebbero impedire una partecipazione”. Dalle più improbabili: “In genere cause naturali, eventi bellici, ecc.”. A quelle più plausibili, come “la possibilità che potremmo essere impegnati in attività con il Santo Padre ad oggi non programmate o imprevedibili”. E a quanto pare, l’impegno imprevedibile è rappresentato dal Giubileo straordinario indetto, poco più di un mese dopo, da Papa Francesco.
NOTE STONATE – “E’ bene chiarire che si è trattato solo di una lettera di intenti con la quale, in alcun modo, è stata data certezza della nostra partecipazione – spiega Nardella –. Siamo in attesa di conoscere il calendario legato agli eventi del Giubileo, in particolare anche per la data del prossimo 19 gennaio. Quindi la nostra partecipazione al concerto di Mosca non è stata ancora ufficializzata per un motivo tecnico”. E adesso? “Informalmente ho portato a conoscenza di questa situazione il nostro referente russo in Italia – aggiunge l’amministratore della Cappella musicale pontificia “Sistina” –. Ovviamente, qualora avessimo il via libera per quella data andremmo in Russia e ne saremmo contenti, in caso contrario non potremmo partecipare. Potrebbero esserci notizie certe già in settimana”. Via libera che, come detto spetta alla Segreteria di Stato Vaticana. Al cui interno, secondo indiscrezioni, sarebbero però altre, Giubileo a parte, le motivazioni dell’impasse. Da ricercare nelle resistenze di chi non vede di buon grado quella che viene considerata un’eccessiva apertura di credito verso la Federazione Russa, specie dopo l’annessione della Crimea, sia pur sancita da un referendum, e le operazioni militari in atto al confine con l’Ucraina.
Twitter: @Antonio_Pitoni
Palazzi & Potere
Vaticano-Russia, il giallo del concerto: in forse l’esibizione del Coro Pontificio a Mosca
Dovrebbe tenersi il 19 gennaio. E sarebbe un passo importante nel percorso verso l’unità dei cristiani. Ma nonostante la lettera di intenti della Cappella Sistina, manca ancora il nulla osta della Segreteria di Stato. Senza il quale salterebbe tutto
Un vero e proprio giallo. Dalle conseguenze diplomatiche imprevedibili. Il concerto che il Coro Pontificio della Cappella Sistina è stato invitato a tenere presso la Sala Caijkovskij di Mosca, con la collaborazione della Filarmonica accademica statale della capitale russa, dovrebbe andare in scena il 19 gennaio 2016. Ma il condizionale è d’obbligo. Perché dopo l’iniziale disponibilità a partecipare all’evento, che potrebbe segnare un passo importante nel percorso di riavvicinamento tra la chiesa cattolica e quella ortodossa, manca ancora il nulla osta definitivo della Segreteria di Stato del Vaticano. Senza il quale l’appuntamento rischia di saltare.
UNITA’ CRISTIANA – Poco male se si trattasse di una delle tante esibizioni che il Coro Pontificio è spesso chiamato a tenere. Ma stavolta la questione è ben più delicata. Il concerto, al quale è prevista anche la partecipazione del Metropolita di Mosca Hilarion Alfeev, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca e braccio destro del Patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa, sarebbe, infatti, un’occasione per rinsaldare l’unità dei cristiani. Senza contare i risvolti politici: l’invito è partito dal ministero della Cultura della Federazione Russa, cui fa capo la Filarmonica accademica statale di Mosca, e all’evento è prevista anche la partecipazione di autorevoli esponenti del governo russo e di quello italiano. Annullare tutto, insomma, oltre a costringere gli organizzatori a rimborsare i biglietti già venduti, potrebbe avere ripercussioni anche nei rapporti tra il Cremlino e la Santa Sede.
FORZA MAGGIORE – All’invito della Filarmonica della capitale russa, l’amministratore della Cappella musicale pontificia “Sistina”, Michelangelo Nardella, aveva risposto con una lettera datata 5 febbraio 2015 che ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare. “Saremo molto felici di potervi partecipare, e come già comunicato a voce la data proposta è congeniale con le nostre attività, ricadendo la stessa in periodo solitamente vacante di celebrazioni liturgiche con il Santo Padre (che rimangono, ne faccio memoria, la funzione primaria e imprescindibile di questo nostro ente)”, si legge nel testo della missiva indirizzata al referente del ministero della Cultura della Federazione Russa. Correttamente, Nardella informa anche delle possibili cause “di forza maggiore che potrebbero impedire una partecipazione”. Dalle più improbabili: “In genere cause naturali, eventi bellici, ecc.”. A quelle più plausibili, come “la possibilità che potremmo essere impegnati in attività con il Santo Padre ad oggi non programmate o imprevedibili”. E a quanto pare, l’impegno imprevedibile è rappresentato dal Giubileo straordinario indetto, poco più di un mese dopo, da Papa Francesco.
NOTE STONATE – “E’ bene chiarire che si è trattato solo di una lettera di intenti con la quale, in alcun modo, è stata data certezza della nostra partecipazione – spiega Nardella –. Siamo in attesa di conoscere il calendario legato agli eventi del Giubileo, in particolare anche per la data del prossimo 19 gennaio. Quindi la nostra partecipazione al concerto di Mosca non è stata ancora ufficializzata per un motivo tecnico”. E adesso? “Informalmente ho portato a conoscenza di questa situazione il nostro referente russo in Italia – aggiunge l’amministratore della Cappella musicale pontificia “Sistina” –. Ovviamente, qualora avessimo il via libera per quella data andremmo in Russia e ne saremmo contenti, in caso contrario non potremmo partecipare. Potrebbero esserci notizie certe già in settimana”. Via libera che, come detto spetta alla Segreteria di Stato Vaticana. Al cui interno, secondo indiscrezioni, sarebbero però altre, Giubileo a parte, le motivazioni dell’impasse. Da ricercare nelle resistenze di chi non vede di buon grado quella che viene considerata un’eccessiva apertura di credito verso la Federazione Russa, specie dopo l’annessione della Crimea, sia pur sancita da un referendum, e le operazioni militari in atto al confine con l’Ucraina.
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Albania, la Corte non convalida: liberi i 43 migranti. Opposizioni: ‘Fallimento di Meloni’. Da destra riparte l’attacco ai giudici: ‘Si sostituiscono al governo’
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Washington, 1 feb. (Adnkronos) - La scatola nera dell'elicottero coinvolto nella tragedia aerea di Washington sono state recuperate e non appaiono danneggiate, ha reso noto un portavoce del National Transportation Safety Board. L'elicottero ha una sola scatola nera, con la registrazione delle voci della cabina e dei dati di volo.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Altri 43 migranti tornano in Italia dai centri in Albania. Presidente Meloni, errare è umano, perseverare è diabolico. Quanti altri viaggi a vuoto dovremo vedere prima che si metta fine a questa pagliacciata costosa per i contribuenti?”. Così Matteo Ricci, europarlamentare Pd, in un post sui social.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Terzo flop del ‘modello Albania’: la Corte d’Appello di Roma smonta l’ennesima trovata propagandistica del governo Meloni, sospendendo i trattenimenti e disponendo il trasferimento in Italia dei migranti deportati. Per la terza volta, la destra ha provato a forzare la mano e per la terza volta è stata bocciata. Hanno sprecato milioni di euro pubblici, violato diritti fondamentali e messo in piedi un’operazione disumana, solo per alimentare la loro propaganda. Un fallimento su tutta la linea, mentre il Paese affonda tra tagli alla sanità, precarietà e crisi sociale. Ora che farà Meloni? Toglierà la competenza anche alle Corti d’Appello per accentrarla a Palazzo Chigi?”. Così Alessandro Zan, responsabile Diritti nella segreteria nazionale Pd ed europarlamentare.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "La Corte d’Appello di Roma libera di nuovo immigrati irregolari per i quali potevano essere eseguite rapidamente le procedure di rimpatrio e rimette ancora la palla alla Corte di Giustizia Europea sulla questione dei Paesi sicuri. Le ordinanze che non convalidano i trattenimenti nel centro in Albania e che rimettono alla Corte di Giustizia la questione pregiudiziale, insistono sull’individuazione in via generale ed astratta dei “paesi sicuri”, ripercorrendo le motivazioni delle decisioni precedenti, senza giudicare delle posizioni dei singoli migranti. Peccato che la Corte di Cassazione ha ampiamente chiarito, lo scorso dicembre, che questa è una competenza del Governo e non della magistratura. Incredibile che la Corte d’Appello di Roma abbia considerato irrilevante questo principio e insista nel voler riconoscere ai singoli magistrati un potere che è esclusiva prerogativa dello Stato”. Lo dichiara la deputata di Fratelli d’Italia, Sara Kelany, responsabile del Dipartimento immigrazione.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Non stupisce la decisione della Corte d’Appello di Roma di bloccare, per l’ennesima volta, una misura, tra l’altro apprezzata anche in Europa, con cui l’Italia vuole fronteggiare l’immigrazione massiccia e garantire la sicurezza nazionale. I magistrati non usino il loro potere per contrastarne un altro, riconosciuto dalla costituzione e legittimato dagli italiani”. Lo dichiara il deputato della Lega Igor Iezzi.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “La Corte d’Appello di Roma libera ancora dei migranti irregolari che potevano essere rapidamente rimpatriati, rimandando di nuovo alla Corte di Giustizia Europea sulla questione dei paesi sicuri. Ma la Corte di Cassazione aveva chiarito che questa è una competenza del Governo. Evidentemente alcuni tribunali italiani considerano irrilevanti i principi fissati dalla Suprema Corte. Di fronte a questo non posso che esprimere profondo stupore". Lo dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “E anche oggi si certifica il fallimento di Meloni. I Centri per i migranti in Albania non sono la risposta al fenomeno migratorio, che richiede rispetto per i diritti umani e condivisione delle responsabilità a livello europeo. Nei comizi Meloni potrà continuare a dire che fun-zio-ne-ran-no ma nella realtà sono solo uno spreco immane di risorse. Se quei fondi fossero stati spesi per assumere infermieri e medici, o per aumentare gli stipendi di quelli che già lavorano nella sanità pubblica, allora si’ che sarebbero stati utili agli italiani!”. Così in una nota Marina Sereni, responsabile Salute e sanità nella segreteria nazionale del Pd.