Leggendo la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza approvata dal governo Renzi, quella su cui si baserà la legge di Stabilità, ”viene qualche dubbio sulla coerenza complessiva del quadro”. Il giudizio è di Giuseppe Pisauro, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, che già aveva espresso dubbi sulle stime di crescita per i prossimi anni inserite nel documento. Ora il numero uno dell’organismo che deve vigilare in modo indipendente sui conti pubblici, in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha rincarato la dose. Spiegando che non è detto che Renzi e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan riescano a ottenere dalla Commissione Ue gli auspicati margini di flessibilità sui conti pubblici. Cioè la possibilità di fare più deficit. Intanto Bankitalia avverte che il taglio di Tasi e Imu prima casa promesso da Renzi avrà effetto positivo sui consumi solo se sarà “percepito come permanente” e se non si tradurrà in aumenti delle tasse locali. E critica indirettamente la scelta di non riformare il catasto, come era invece previsto nella delega fiscale: l’esecutivo ha perso una chance per sanare le “iniquità distributive” generate dalla distanza tra basi imponibili e valori di mercato.
Ufficio parlamentare di bilancio: “Flessibilità per le riforme? Ne servono altre” – Pur chiarendo che prima di esprimere un giudizio definitivo “abbiamo bisogno di conoscere i dettagli della manovra”, Pisauro ha poi sposato la linea dei tecnici del Senato e della Corte dei Conti, perplessi di fronte alla mancanza di dettagli sulla spending review e sulla disattivazione delle clausole di salvaguardia, cioè gli aumenti automatici di Iva e accise destinati a scattare se non saranno trovate coperture alternative. “Rispetto al Def il governo annuncia una spending review più graduale”, ha sottolineato Pisauro. Quanto alle clausole di salvaguardia, nella Nota “si dice che verranno disattivate quelle nel 2016, quindi si può ipotizzare che non vengano disattivate negli anni successivi”. Per quanto riguarda la flessibilità sul deficit, la cosiddetta clausola degli investimenti (invocata per giustificare uno 0,3% di deficit aggiuntivo) secondo l’Upb “i requisiti sono rispettati” ma “quello che occorre vedere è se gli investimenti che vengono segnalati saranno effettivamente aggiuntivi“, mentre “l’estensione della clausola delle riforme strutturali (a fronte della quale l’Italia ha già ottenuto spazio di manovra aggiuntivo per 6,4 miliardi, ndr) richiede l’indicazione rispetto alla scorsa primavera di nuove riforme. Nella Nota non sono esplicitate, lo saranno immagino nella legge di Stabilità ma ad oggi non è possibile valutare”.
Per Bankitalia sarebbe meglio riformare il catasto – Via Nazionale, il cui vicedirettore generale Luigi Federico Signorini è stato anche lui audito in commissione sulla Nota, ha intanto fatto presente che se da un lato Renzi ha promesso di eliminare le tasse sulla prima casa, dall’altro ha accantonato la riforma del catasto. Anche se “una rivalutazione delle rendite catastali renderebbe disponibili risorse che si potrebbero utilizzare per il ripristino di un sistema di detrazioni” e eliminerebbe le iniquità generate dal “disallineamento tra basi imponibili e valori di mercato”.
Il governo ha preferito la cancellazione di Imu sulla prima casa e Tasi. Scelta legittima, anche se la tassazione in vigore in Italia è “in linea con la media degli altri paesi”, perché “su quali voci di tassazione agire è una scelta eminentemente politica, in ragione delle diverse implicazioni distributive dell’una o dell’altra misura”, ha sottolineato Signorini, ma il cui effetto “dipende dalla misura in cui essa sarà percepita come permanente”: se il taglio sarà percepito come strutturale, “i consumi delle famiglie potrebbero beneficiare di tale sgravio, in via diretta, grazie all’incremento di reddito disponibile e, in via indiretta, per l’effetto ricchezza dovuto all’eventuale incremento delle quotazioni immobiliari”. Peccato che “le frequenti modifiche alla fiscalità immobiliare degli ultimi anni potrebbero indurre le famiglie a non reputare lo sgravio come permanente”. L’imposta sulla proprietà della prima casa è infatti stata abrogata dal 2008, reintrodotta nel 2012 con l’Imu, sostanzialmente eliminata nel 2013 e, infine, ripristinata dal 2014 con la Tasi.
In più di dovrà tenere conto anche dell’impatto “sull’efficienza del sistema della finanza locale e sui servizi erogati dagli enti locali”. Quanto agli interventi sulle tasse “più direttamente capaci di innalzare la crescita”, quelli “destinati a ridurre il carico sui fattori della produzione” sono “programmati solo dal 2017”.