Roots, alternative country, jazz, folk lo-fi; delicatessen acustiche e, di tanto in tanto, improvvise rasoiate hard, per non dire noise. Un collettivo aperto che nei momenti di altissima marea creativa ha accolto compagni di viaggio del calibro dei futuri Calexico, e Lisa Germano. Un poema anti-epico, una storia di formazione sommamente “Americana” la loro. I Giant Sand (da Tucson, Arizona) compiono trent’anni di attività musicale (e altrettanti dischi) e lo fanno a modo loro, pubblicando un nuovo album che è un capolavoro di intelligenza e di poesia.
“Heartbreak Pass” è il titolo, e al di là del cuore, e del crepacuore, c’è sempre lui: il carismatico, il “multitasking ante litteram” Howe Gelb, che conta al suo attivo anche meravigliose uscite soliste. Un uomo, un hobo moderno giramondo e febbrile, in perpetuo movimento e ricerca spazio-temporale, nonostante i quasi sessant’anni sul groppone. Da sempre dedito alle collaborazioni più imprevedibili, il buon Howe: la sezione ritmica degli ultimi Giant Sand, per esempio, parla danese.
“Giant Sand” come i vermi titanici del film del 1984 “Dune”, di David Lynch (con protagonista Sting). Concittadina dei “Thin White Rope”, la band di Howe Gelb (voce e chitarra) ha codificato progressivamente il cosiddetto “desert rock”, il rock intrinsecamente lisergico degli immensi e rarefatti spazi americani del sud. Tra Ennio Morricone e dei Grateful Dead con la testa sulle spalle, e molto più melodici e felpati. Se dovessimo pescare nella vastissima discografia dei Giant Sand, nel nostro cuore si conficcano soprattutto “Center of the Universe”(1992), Chore of Enchantment (2000), Cover Magazine (2002), Is All Over the Map (2004) e proprio quest’ultimo “Heartbreak Pass”.
Guardando invece retrospettivamente alla produzione solinga di questo ombroso principe del deserto, che insieme a qualche altro temerario ha rivitalizzato la più profonda tradizione rock americana, diremmo “Confluence”, anno di grazia 2001. Ma torniamo al bellissimo “Heartbreak Pass”, concepito e realizzato tra Bruxelles, Portland e la Grecia; il Canada e Berlino; Nashville e l’Italia; la Croazia e l’Olanda; Bristol e Tucson. Suona come una summa del trentennale percorso di Howe Gelb e soci (mutevoli). Ottimi e abbondanti gli ospiti del disco: il nostro Vinicio Capossela, che canta in Heaventually; Steve Shelley dei Sonic Youth, John Parish, produttore e sodale di PJ Harvey, Grant-Lee Phillips…
Procuratevi questo “Heartbreak Pass” e recuperate, se non li conoscevate ancora, tutti i classici Giant Sand. Vi emozioneranno.