La linea di confine l’ha varcata lunedì 28 settembre, poco prima delle 20. Quando da poliziotto dell’antiterrorismo con la passione per la scrittura noir si è trasformato in un rapinatore che entra di corsa nel supermercato Conad si Dant’Alessio a Lucca con in mano la pistola d’ordinanza e in testa il cappuccio di una felpa. “E’ una rapina, datemi i soldi e non accadrà nulla”.
I cassieri non hanno fatto storie e hanno consegnato l’incasso della giornata, prima di azionare l’allarme. Tremilanovecento euro che ha arraffato e buttato dentro uno zainetto davanti alle ultime quattro anziane clienti ancora in fila. E’ durato tutto una manciata di minuti. Poi la corsa verso l’uscita per arrivare all’auto, inseguito da due dipendenti, da un immigrato senegalese che vende piccoli oggetti davanti al minimarket e da un cliente convinti che quella pistola fosse un giocattolo. Era vera invece. E non ha esitato a puntarla verso i suoi inseguitori, cercando più volte di scarellare per mettere il colpo in canna. Un’operazione fallita solo perché i proiettili erano di un calibro non compatibile. Sono riusciti a placcarlo nel parcheggio, come riporta il Tirreno. La sorpresa è arrivata quando le volanti sono intervenute e i poliziotti hanno capito che stavano per arrestare un collega.
Sì, perché Daniele Trubiano, 50 anni, è un agente della Digos di Pisa. Assegnato a una squadra importante, quella che tiene d’occhio tutto quello che avviene nel sottobosco dell’estremismo politico. Di tacche sulla divisa, Trubiano ne ha tante. Dopo l’omicidio del giuslavorista Marco Biagi, ad esempio, partecipò alle indagini per smantellare la cellula toscana delle Brigate Rosse (Partito comunista combattente) che rivendicarono quei colpi di pistola sparati la sera del 19 marzo 2002 sotto i portici di Bologna, davanti alla casa del collaboratore dell’allora ministro del Lavoro Roberto Maroni. Un lavoro certosino, quello degli 007 della Digos che decifrarono i file custoditi nel computer di Nadia Desdemone Lioce, arrestata il 2 marzo 2003 sul regionale Roma-Firenze, dopo una sparatoria in cui rimasero uccisi il brigatista Mario Galesi e il sovrintendente della Polfer Emanuele Petri.
Trubiano aveva anche la passione per i libri noir. Due anni fa con lo pseudonimo Daniele Lama ne aveva pubblicato uno dal titolo “Da grande voglio fare il tenente Colombo”. E’ stato sospeso e se dovesse arrivare una condanna già in primo grado potrà essere destituito da poliziotto. “Negli ultimi tempi non ha mai dato segni di nervosismo o altri segnali che lasciassero prevedere qualcosa di preoccupante”, spiega adesso il questore di Pisa, Alberto Francini. “Era rientrato in servizio dopo un periodo di malattia ma le sue condizioni psicofisiche erano buone – ricorda – E’ un fatto inspiegabile, che ci amareggia. Nessuno, neppure tra i suo colleghi più stretti, riesce a dare una motivazione al gesto che ha compiuto”. Per ora neppure Trubiano ha spiegato perché ha deciso di oltrepassare quella linea.