Il deputato della commissione di Vigilanza Rai: "Partito regolarmente maltrattato, governo criticato come nemmeno con B". Il comitato di redazione: "Intendono i telegiornali come cosa propria". L'Fnsi: "L'informazione non asservita dà fastidio". Grillo: "Anzaldi come Goebbels". La minoranza democratica: "I vertici del Nazareno intervengano". Ma i renziani: "M5s liberale? Voleva chiudere la rete"
“Bavaglio“, “Goebbels”, “Servizio pubblico asservito al potere“, “Bulimia di lottizzazione“, “Lesa la libertà d’informazione”. Sembra di rivivere un déjà vu, di scorgere un ritorno a stagioni politiche che ormai sembravano archeologia e il timbro definitivo lo mette una nota del cdr del Tg3: “Le parole dell’onorevole Anzaldi ricordano gli ‘editti bulgari’ di berlusconiana memoria”. A scatenare le proteste dei sindacati dei giornalisti interni e non e di molti partiti d’opposizione sono state infatti le dichiarazioni di Michele Anzaldi, deputato del Pd, ultrarenziano, componente della commissione di Vigilanza della Rai di cui è anche segretario. “C’è un problema con Rai3 e con il Tg3” aveva detto Anzaldi al Corriere della Sera. “Ed è un problema grande, ufficiale – aveva aggiunto – Purtroppo non hanno seguito il percorso del Partito democratico: non si sono accorti che è stato eletto un nuovo segretario, Matteo Renzi, il quale poi è diventato anche premier”. E così “il Pd viene regolarmente maltrattato e l’attività del governo criticata come nemmeno ai tempi di Berlusconi” e “i nostri ministri non vogliono più andarci a Rai3”. Un po’ diverso dai “partiti fuori dalla Rai” che tante volte il presidente del Consiglio ha auspicato. Così a protestare sono tutti i sindacati dei giornalisti, i Cinque Stelle, Sel e perfino Daniela Santanchè (Forza Italia) che esprime solidarietà alla testata.
Il cdr del Tg3: “I partiti intendono i tg Rai come cosa propria”
E infatti il comitato di redazione del Tg3, cioè il sindacato interno alla testata, dopo aver parlato di bis dell’editto bulgaro, parte proprio da lì: “I partiti – si legge – continuano ad intendere i telegiornali della Rai come ‘cosa propria‘. E tutto ciò è tanto più grave nel momento in cui si parla di riforma delle news. Le giornaliste e i giornalisti Rai si sono già confrontati con le innovazioni e lo hanno fatto con grande professionalità. Ma se i partiti non toglieranno le mani dalla Rai, ogni riforma sarà inutile e non garantirà il pluralismo”. I giornalisti del Tg3 assicurano che non subiranno “in silenzio alcun tentativo di ‘assoggettamento’: rivendichiamo con orgoglio la nostra indipendenza da qualsiasi governo o partito, ieri come oggi. Gli attacchi di Anzaldi, o di chi pensa ‘di entrare con il lanciafiamme’, vogliono solo dire che facciamo bene il nostro dovere, al servizio dell’informazione e dei cittadini”. Il riferimento al lanciafiamme è a un’altra dichiarazione riportata dal Corriere della Sera nello stesso articolo, attribuita a un altro parlamentare del Pd che però ha chiesto di rimanere anonimo.
Fnsi: “L’informazione non asservita dà fastidio”
Al cdr del Tg3 si aggiungono i sindacati dei giornalisti, la Federazione della Stampa (che è la sigla unica nazionale) e l’Usigrai, che riunisce tutte le rappresentanze dei giornalisti di Viale Mazzini. “Ancora nel 2015 l’informazione non asservita dà fastidio – scrivono in una nota il segretario della Fnsi Raffaele Lorusso e quello dell’Usigrai Vittorio Di Trapani – Abbiamo contestato i bavagli ieri, con governi di colore diverso, non smettiamo di farlo oggi. Le parole di Michele Anzaldi sul Corriere di oggi sono gravissime e rivelano la sua visione di una Rai Servizio Pubblico totalmente asservita al potere di turno”. E Fnsi e Usigrai allargano il discorso anche al presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca che aveva parlato di “camorrismo giornalistico” in relazione a un’inchiesta di un programma di Rai Tre. “Si rassegnino Anzaldi e De Luca – concludono Lorusso e Di Trapani – Le giornaliste e i giornalisti Rai non si fanno intimidire. E non accettano l’asservimento al governo di qualunque colore esso sia”.
Grillo: “Anzaldi è come Goebbels”
Chi alza il livello della polemica è Beppe Grillo che paragona Anzaldi a Joseph Goebbels, gerarca nazista e ministro della Propaganda di Adolf Hitler per 12 anni. “Michele ‘Goebbels’ Anzaldi – scrive il leader M5s – è un giornalista, come il suo predecessore tedesco, deputato Pd e membro della Commissione di Vigilanza Rai. Ha dichiarato al Corriere della Sera che Rai3 e Tg3 sono un problema perché ‘il Pd viene regolarmente maltrattato e l’attività del governo criticata’ e perché ‘Ballarò sforna a raffica editoriali contro il governo, intervista in pompa magna un grillino a settimana’”. Il blog di Grillo riporta integralmente l’articolo con l’intervista di Anzaldi a Fabrizio Roncone sul Corriere: “Le regole di Goebbels-Anzaldi per la tv pubblica sono chiare – commenta Grillo – Vietato criticare il governo; vietato intervistare portavoce del M5S; il Pd ha sempre ragione; chi sgarra paga (Vianello è avvisato per la seconda volta). Sieg Heil, Pd”. Con una nota intervengono anche i commissari della Vigilanza Rai del gruppo Cinque Stelle: “La bulimia lottizzatrice priva di pudore del Pd su Rai3 e sul Tg3 è di una gravità inaudita. Le parole del segretario della commissione di Vigilanza Rai oggi sulla stampa puzzano di intimidazione”.
Minoranza Pd: “I vertici del partito prendano le distanze”
Si discostano dalle parole di Anzaldi alcuni esponenti del Pd, che però rappresentano la minoranza. “Non mi riconosco nella maniera più assoluta nelle parole e nel tono di quelle dichiarazioni – dice il senatore Federico Fornaro – Ai direttori e ai giornalisti va la mia completa solidarietà e la piena fiducia nel loro operato”. Alfredo D’Attorre, deputato, aggiunge: “C’è da augurarsi che i vertici del Pd prendano le distanze dalle sconcertanti dichiarazioni di Anzaldi”. Secondo il coordinatore nazionale di Sel Nicola Fratoianni è “roba che nemmeno Berlusconi e i berlusconiani più accesi avrebbero espresso pubblicamente negli anni del loro strapotere… Per mesi andavano dicendo ‘fuori i partiti dalla Rai’. Ora si chiarisce tutto: fuori i partiti e dentro direttamente il governo e i suoi manovratori”. Per Fratoianni, insomma, il Pd ha dichiarato “guerra a Rai 3”.
I renziani: “M5s liberale? Voleva chiudere Rai3”
Ma il riflesso condizionato dei renziani, al contrario, è la formazione a testuggine in difesa del collega Anzaldi, mentre nessuno contesta le accuse dei sindacati dei giornalisti. Il senatore Mario Morgoni definisce quella di Anzaldi “richiesta di maggiore pluralismo”. Un altro senatore, Andrea Marcucci, ricorda su twitter che “il M5S, che accusa il collega Michele Anzaldi di censura verso Rai3, è lo stesso che lanciò sul blog la caccia al giornalista ostile?”. “Paragonare Michele Anzaldi a Goebbels – incalza Lorenza Bonaccorsi – è inaccettabile, un’azione misera, l’ennesima, da parte di una forza politica abituata a denigrare, infamare e che reagisce con violenza contro gli avversari politici”. Il deputato Ernesto Carbone ricorda un post di Grillo intitolato “La disinformazione di Rai3” con cui il 3 gennaio 2013 il blog di Grillo chiedeva la chiusura della rete. “Lo stesso Grillo che vietava ai suoi di frequentare i talk show, a meno che non fossero intervistati in solitaria e senza contraddittorio. E oggi vorrebbe riciclarsi a campione della libertà di espressione”. E poi ancora Alessia Morani e Edoardo Fanucci secondo il quale Grillo banalizza la Shoah (facendo un’ulteriore salto di logica nel dibattito).
Diaconale: “Effetti del congresso Pd”
A parlare è anche un consigliere della Rai (in quota centrodestra) Arturo Diaconale che ironizza: “Non sono un otorino e dato che questi problemi acustici, di percezione, riguardano solo un ambiente, un settore, un’area, evito accuratamente di occuparmene”. Tuttavia “da analista politico” suggerisce che “sono tre-quattro anni che ruota tutto intorno all’eterno congresso del Pd” e la Rai “non può non risentirne anch’essa”. Proprio in giornata, peraltro, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto al Quirinale la presidente della Rai Monica Maggioni, il resto del consiglio d’amministrazione e il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto.