La strage di Bologna, piazza Fontana, Ustica. Poi il G8 di Genova, la morte di Ilaria Alpi, ma anche la biografia di Adriano Olivetti, quella di Mario Lodi, oppure i sogni di Sankara, il “Che Guevara africano”. Queste sono solo alcune delle storie che Beccogiallo, piccola casa editrice padovana, ha pubblicato nei suoi primi dieci anni di attività. I due fondatori, Guido Ostanel e Federico Zaghis, nel 2005 non erano ancora trentenni. E la loro idea imprenditoriale doveva apparire folle in tempi di crisi dell’editoria: pubblicare testi che si occupassero di cronaca e giornalismo, in forma di fumetto.
Il primo libro poi, sul caso di Unabomber, arrivava nelle librerie quando la vicenda non era ancora del tutto risolta. I due giovani editori, assieme agli autori del testo, si misero a fare ricerche come una vera redazione giornalistica, in zone che conoscevano molto bene. Perché loro erano nati proprio nel remoto angolo di Veneto in cui l’attentatore colpiva. Il metodo di ricerca e scrittura funziona ancora oggi e ha permesso ai due di portare avanti un lavoro originale, che ha introdotto nel panorama editoriale italiano un nuovo genere: il fumetto civile.
“L’elemento civile – riflette Ostanel – sta nella capacità specifica del fumetto di rendere accattivante e accessibile ai giovani fatti di cui altrimenti non verrebbero a conoscenza. Perché sono fatti complessi, lontani nel tempo, delicati. E soprattutto, e questa è la cosa che non dobbiamo dimenticare, c’è stato qualcuno che di fronte a questi eventi, come nel caso di piazza Fontana, di piazza della Loggia, oppure del G8 di Genova, ha cercato in maniera sistematica di cancellare parti di verità o di indirizzare la verità in un certo modo. Anche da qui la volontà di utilizzare un linguaggio che sia così popolare”.
Negli anni Beccogiallo (il cui nome prende spunto dall’omonima rivista satirica degli anni ’20, dichiaratamente antifascista) ha saputo creare una rete a cui appoggiarsi, in grado di aggirare i canali ufficiali di vendita. A cominciare dai centri sociali, dai gruppi di acquisto solidale, ma anche di alcuni insegnanti che in questi testi densi ma immediati trovano strumenti nuovi per parlare di cronaca e storia ai propri studenti. Oppure i comitati e le associazioni sul territorio, spesso fonti imprescindibili nella stessa costruzione di un libro, perché capaci di documentare per anni situazioni critiche, che poi il libro restituisce in forma compiuta.
Fondamentale è stato l’apporto di tanti giovani autori, per i quali Beccogiallo è stato un’importante vetrina. “Questo ci riempie di orgoglio – spiega Ostanel – per tanti di loro lavorare con noi è stato un trampolino di lancio, ma siamo noi a doverli ringraziare. Eravamo dei perfetti sconosciuti, con pochissimo budget, dunque avevamo bisogno come l’ossigeno di esordienti ai primi lavori, che in qualche modo si mettessero in gioco anche su temi così delicati”. Ogni testo è distribuito con licenza Creative Commons, cioè replicabile gratuitamente a patto che si citi l’autore. “È l’unico modo che concepiamo per fare il nostro mestiere di editori. Sarebbe un controsenso clamoroso voler fare dei libri di divulgazione e poi arroccarci dietro il diritto d’autore”, sottolinea Ostanel.
I libri pubblicati finora sono decine. Tra gli ultimi titoli Kz, volume in cui il pittore Arturo Benvenuti ha raccolto i disegni degli internati nei campi di concentramento, e Primavere e autunni (in uscita a fine settembre) che racconta da una prospettiva insolita la nascita della comunità cinese di Milano. Il lavoro continua, lunga vita a Beccogiallo.