Venti anni di carcere per aver torturato e ucciso una prostituta trovata crocifissa sotto un cavalcavia dell’A1 a Firenze il 5 maggio 2014. E’ questa la pena che, con rito abbreviato, il gup ha inflitto a Riccardo Viti, l’idraulico fiorentino di 55 anni che confessò di aver violentato e seviziato fino a ucciderla Andreea Cristina Zamfir, 26enne romena vittima di un gioco erotico pagato 30 euro. “Ho fatto una bischerata. Speravo la trovassero come le altre”, disse agli agenti Viti, che è accusato anche di altri 5 episodi di violenza avvenuti tra il 2011 e 2014 tra Firenze e Calenzano.
“Quello che è successo mi addolora e chiedo umilmente perdono alla famiglia di quella persona”, ha detto Viti in aula prima della lettura della sentenza. “Sono desolato – ha continuato – sono purtroppo responsabile di questa morte, ma non ho mai avuto nemmeno l’idea di uscire di casa e uccidere una persona. Non mi sono mai sognato che quella persona potesse morire. Chiedo umilmente perdono. Sono affranto per quello che è successo”.
Il pubblico ministero Eligio Paolini alla fine della sua requisitoria aveva chiesto l’ergastolo, definendo Viti “un sadico sessuale”, ma anche “un lucido calcolatore”. “Sapeva che quello che faceva era pericoloso e che gli strumenti usati potevano provocare alle vittime lesioni gravissime“, ha continuato il magistrato sottolineando come l’imputato si sia sempre dimostrato “estremamente lucido” poiché da un lato diceva ai magistrati “di essere pentito e di trovare conforto solo nella fede” ma “contemporaneamente manipolava la situazione chiedendo l’accesso in carcere a un notaio per effettuare una permuta tra un bene da lui posseduto e un bene di valore minore, per sottrarre alle parti civili la garanzia di avere un risarcimento”.
Il cadavere di Andreea Cristina Zamfir venne scoperto da un passante vicino all’Arno, sotto al cavalcavia della A1 non lontano dal cimitero di Ugnano, alle porte di Firenze. Era nuda legata ad una sbarra orizzontale, a braccia larghe come se fosse crocifissa. Pochi giorni dopo la Squadra mobile e i carabinieri arrestarono Viti che ammise di essere l’assassino. Dopo la scoperta del corpo di Andreea Cristina Zamfir, un’altra prostituta raccontò di essere stata seviziata da “un italiano, alto, fra i 50 e i 60 anni, grasso, con pochi capelli” che “appena sceso di macchina diventò una bestia. Io scappai, ma lui mi rincorse e mi raggiunse. Mi legò a un palo, con le braccia incrociate davanti al viso, in piedi”. Martina, così disse di chiamarsi la donna, confessò di essere stata violentata con un legno. Lei riuscì ad allontanarlo con un calcio, quando le si avvicinò con una tenaglia.