Il campionato è cominciato da quasi un mese, ma si gioca più nelle aule di tribunali che sul campo. L’ultimo ricorso riguarda il numero delle squadre che scendono di categoria, ma saranno i giudici del Coni a decidere le regole del campionato
Lega Pro a 60 o 54 squadre? Con una o con tre retrocessioni? La battaglia continua. È da quest’estate che la terza serie italiana non trova pace: il campionato è cominciato da quasi un mese, ma si gioca più nelle aule di tribunali che sul campo. L’ultimo ricorso, l’ennesimo, riguarda il numero delle retrocessioni: nove società chiedono che per quest’anno soltanto l’ultima in classifica scenda in Serie D, e non le ultime tre come stabilito dalla Figc. Ancora una volta dovranno essere i giudici del Coni a decidere le regole del campionato.
La querelle va avanti praticamente dallo scorso giugno, quando la Federcalcio ha deciso di fissare una nuova tassa da 500mila euro per il ripescaggio. Una mossa per fare cassa, che ha avuto come unico risultato quello di scoraggiare le iscrizioni: in tempi di crisi praticamente nessuno poteva permettersi queste cifre. Così, in mancanza di candidate, il consiglio federale ha ridotto il numero delle partecipanti, anticipando i tempi di un provvedimento già in cantiere per il futuro (nonostante la recente riforma, 60 club erano comunque troppi). Di qui è iniziata una guerra di carte bollate, da parte di chi voleva ripristinare il numero originario: per interessi personali (l’ambizione di essere ripescati), o anche politici (andare contro all’attuale governance federale, che fa capo alla coppia Tavecchio-Lotito ed è quindi legata alla precedente gestione Macalli, archiviata in maniera traumatica dopo 18 anni).
Adesso arriva un altro ricorso. Motivazioni diverse stesso obiettivo: riportare la Lega Pro a 60 squadre. Nove società (Prato, Lumezzane, Tuttocuoio, Melfi, Catanzaro, Paganese, Fidelis Andria, Albinoleffe, Pontedera) hanno impugnato la delibera Figc del 4 settembre, che fissa i criteri di retrocessione prevedendone tre anche per quest’anno: le ricorrenti chiedono di annullare quel documento, in modo che a giugno soltanto l’ultima classificata di ogni girone retroceda in Lega Dilettanti. Così l’anno prossimo il torneo tornerebbe ad avere 60 iscritte.
“La nostra Lega versa in uno stato prefallimentare, e non è con l’improvvisazione che si risolvono le cose. Tavecchio si è vantato di aver fatto ‘una bella tosatura’, ma noi non siamo pecore. Ci vuole rispetto”, spiega Paolo Toccafondi, presidente del Prato. Di richieste analoghe ne sono state avanzate diverse, fin qui sono respinte in maniera sistematica dal Coni. “Ma le sentenze precedenti hanno ribadito che la Lega Pro è a 60, è scesa solo per carenze di organico. Allora il meccanismo di retrocessioni deve avere come obiettivo quello di ripristinare la normalità”. Si vedrà. In caso di parere favorevole il campionato attuale sarebbe stravolto. Con una sola retrocessione tante squadre potrebbero perdere motivazioni già a febbraio. Situazione pericolosa in un campionato a rischio calcioscommesse come la Lega Pro. “Ma per garantire la regolarità del torneo basterebbe disputare i playout fra le ultime cinque”, suggerisce Toccafondi. Non che già ora tutto sia perfettamente regolare. Il campionato è iniziato con due settimane di ritardo. Ci sono cinque squadre già penalizzate (con un totale di 24 punti sottratti, per questioni amministrative o di giustizia sportiva), e otto partite rinviate ancora da recuperare. Adesso si aggiunge anche l’incognita sull’esito finale. Si gioca, ma quante squadre dovranno retrocedere ancora non si sa.
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