Mondiali agli sgoccioli, a separare i due piloti Yamaha solo 14 punti: ecco i precedenti nelle ultime corse, tutte decisive. E, dopo quanto accaduto ad Aragon, Marquez e Pedrosa saranno l'ago della bilancia nella lotta tra il Dottore e il compagno di scuderia
C’è chi dice Valentino Rossi e chi Jorge Lorenzo. Il traguardo di Valencia, ultimo gran premio di stagione, è sempre più vicino. E a quattro gare dalla fine, il gap tra i due piloti Yamaha s’è ridotto a soli 14 punti. Allora è impossibile non buttare lo sguardo più avanti, nel calendario, per provare a capire chi è favorito – sulla carta – nei quattro circuiti che rimangono all’appello. Dopo questa settimana di sosta, la MotoGp arriverà a Motegi, in Giappone. Un tracciato che strizza l’occhio più a Lorenzo che a Rossi. Ma, in generale, una pista Honda, nel vero senso della parola. Nel senso, cioè, che i 4.801 metri di asfalto sono di proprietà della Casa dell’Ala. Eppure il Twin Ring piace talmente tanto a Jorge Lorenzo da essere riuscito a vincere con la sua Yamaha anche nel giorno più bello per la Honda, che un anno fa avrebbe voluto festeggiare con una vittoria il mondiale ottenuto da Marc Marquez sulla pista di casa. E invece vinse Lorenzo, dando un secondo e sei al fenomeno di Cervera e un ulteriore secondo al Dottore. Così come avvenne anche nel 2013, quando Jorge ottenne giro veloce, pole position e vittoria.
Per trovare un gran premio del Giappone senza Lorenzo sul podio bisogna tornare al 2010, quando vinse Casey Stoner davanti ad Andrea Dovizioso. E Valentino Rossi, terzo, fu la prima Yamaha dietro alle due Honda. “Non è certo la mia pista preferita”, ripete ogni anno di questi tempi il Dottore. E in effetti in casa Rossi le foto-ricordo più belle del Giappone sono legati a Suzuka, più che a Motegi: nel 2001 l’indimenticabile duello con Max Biaggi, quello della gomitata del Corsaro e del dito medio di Valentino; poi, altre due vittorie di fila, col passaggio dalla 500 alla MotoGp, sempre con la Honda. A Motegi Rossi vinse solo nel 2008, mentre salì sul podio in altre cinque occasioni. Quello che in fondo è chiamato a fare anche quest’anno, per limitare i danni.
Le piste che – sempre sulla carta – sorridono a Valentino, arrivano più avanti: Phillip Island e Sepang. Due tracciati tecnicamente diversi ma molto cari al Dottore. Il cui problema, semmai, è sapere che in entrambi i circuiti anche il compagno di box è sempre andato molto forte. Perché a Rossi non basterà salire sempre sul podio, se vuole vincere il titolo mondiale. E l’Australia potrebbe essere il posto giusto per finire sul gradino più alto. Lo stesso vale per la Malesia. Sepang sarà probabilmente la gara chiave. Quella in cui Rossi dovrà mettere da parte un tesoretto da spendere poi a Valencia, che è un’altra pista sulla quale il pilota di Tavullia, sulla carta, potrebbe avere qualche difficoltà a contenere il maiorchino.
Senza dimenticare che in tutte e quattro le gare il fattore Honda potrebbe essere determinante: i punti che Marquez e Pedrosa potrebbero rubare ai due piloti Yamaha saranno il vero ago della bilancia. Perché i piloti ufficiali della prima Casa motociclistica del mondo adesso sono fuori dalle logiche della classifica, non hanno sostanzialmente più niente da perdere, e pure il titolo costruttori è già stato assegnato (alla Yamaha). Quello che è successo ad Aragon a Valentino, che ha visto volatilizzarsi cinque preziosi punticini per aver perso il duello epico con Dani Pedrosa, ne è la dimostrazione. Ma, in fondo, è il bello di poter lottare fino alla fine. E Valencia, salvo sorprese, sarà il giusto palcoscenico per l’assegnazione del titolo. Sulla carta, come sempre. Nell’attesa di vedere se Jorge, o Vale, siano capaci di non commettere mai errori. E di bruciare ogni pronostico, e tutta la carta.
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