Dopo gli attacchi di Michele Anzaldi, il premier interviene ai microfoni della terza rete (quella finita nel mirino del deputato dem): "Il mio lavoro è governare e non di fare liste di proscrizioni". E poi spiega: "C'è un signor direttore generale, un professionista, farà lui le scelte che deve fare"
“Non c’è alcun editto bulgaro. L’editto bulgaro l’ha fatto Berlusconi. Il mio lavoro è governare e non di fare liste di proscrizioni“. Parola del premier Matteo Renzi, che, dopo tre giorni di attacchi dei suoi fedelissimi è intervenuto personalmente a gettare acqua sul fuoco delle roventi polemiche. E il bello è che lo fa dai microfoni del Tg3 , e cioè lo stesso telegiornale e la stessa rete finiti nel mirino di Michele Anzaldi. In due interviste concesse in due giorni il segretario dem della commissione Vigilanza aveva accusato il canale guidato di Andrea Vianello di non avere seguito “il percorso del Partito democratico” e cioè di non essersi accorto “che è stato eletto un nuovo segretario, Matteo Renzi, il quale poi è diventato anche premier“. Il motivo? Il tempo concesso da Rai3 al premier e ai suoi fedelissimi. Ed è per questo che oggi, in un intervista al Fatto, Anzaldi rilanciava: “Bianca Berlinguer ha dato tanto, ma così tanto alla Rai che può anche bastare”. Parole che, dopo le accuse di “camorrismo giornalistico” di Vincenzo De Luca, richiamavano alla mente le dichiarazioni al vetriolo del periodo berlusconiano, quello culminato con l’editto bulgaro.
La reazione immediata è che, come previsto, è intervenuto il premier in persona a tranquillizzare i giornalisti della terza rete, proprio ai microfoni della terza rete. “Credo che la Rai, e più in generale il sistema dell’informazione, debba essere libera e indipendente, deve raggiungere i risultati e credo che i cittadini debbano essere orgogliosi delle cose che vanno e critici se non vanno, senza editti bulgari né liste di proscrizione”, ha spiegato il premier, sottolineando che fare i nomi e cognomi di chi cacciare “è un problema di chi fa i nomi e i cognomi. Io so cosa fa il governo, che non si occupa di cacciare qualcuno ma di creare posti di lavoro. Non servono le polemiche“.
Come dire che il fido Anzaldi è stato scaricato, e d’altra parte, già nel pomeriggio il deputato dem si era affrettato a smentire in toto il contenuto esplosivo delle due interviste rilasciate, adeguandosi alla nuova linea. “Spero che Vianello non faccia altri errori”, aveva detto il parlamentare alla fine del suo colloquio con il Corriere. L’effetto è che 24 ore dopo, il premier è intervenuto direttamente al tanto vituperato Tg3 per spiegare che “i cittadini sanno chi bluffa. Con 70 milioni di emendamenti l’obiettivo era bloccare la riforma ma non ce la faranno: arriverà in porto”.
E se da una parte Renzi sostiene e “dà massimo rispetto per l’indipendenza della Rai”, dall’altra ricorda che “in Rai c’è un signor direttore generale, un professionista, farà lui le scelte che deve fare”. Come dire che alla fine toccherà qualsiasi tipo di decisione spetterà ad Antonio Campo Dall’Orto, il nuovo direttore generale di viale Mazzini (pagato 650mila euro dopo l’abolizione del tetto fissato a 240mila), anche lui di fede renziana. E – a sentire il premier- nessuno da Palazzo Chigi gli indicherà gli obiettivi: quello li ha già fatto Anzaldi.