Mark Zuckerberg ha già capito chi saranno, su Facebook, gli utenti più numerosi in un futuro neanche troppo lontano. No, non saranno quelli che continueranno a commentare “E i marò?” anche se si discute di surriscaldamento del pianeta. Non saranno neanche quelli che tu scrivi “Bella giornata oggi!” e ti rispondono “Ospitali a casa tua!”. Saranno i morti. Non scherzo. Conti alla mano, tra qualche decennio, su Facebook, i morti saranno più numerosi dei vivi. E se al momento Mark si era preoccupato solo di creare un modulo in cui segnalare l’eventuale dipartita di un utente, ora Facebook ha creato un modulo da compilare in vita. Una sorta di testamento virtuale in cui tutti noi possiamo decidere due cose fondamentali: chi erediterà la nostra pagina e cosa potrà scrivere in un unico post tipo epitaffio.
L’erede potrà poi di sua iniziativa stabilire a chi dare l’amicizia al posto nostro e scegliere la nostra immagine profilo. Ora. Non so voi ma io sono molto preoccupata. Giuro che ho trovato più semplice decidere l’eventuale futuro di reni e cornee dopo la mia dipartita che il futuro della mia pagina Facebook. L’idea che qualcuno, col mio account, possa dare l’amicizia a Salvini senza consultarmi o a qualche mio ex a cui avevo detto “a te manco morta!”, mi terrorizza. Per non parlare poi dell’idea di affidare a un altro la scelta della mia foto profilo.
Per dire. Se deleghi un marito o un fidanzato stai certo che sceglierà la foto in cui stai più di merda, perché mariti e fidanzati hanno il commovente talento di notare, in foto, un poro dilatato su una chiappa di Belen ma di esclamare “che bella questa!” osservando un tuo primo piano in cui sorridi con una foglia di banano tra i denti. E poi questa frustrazione di dover decidere l’epitaffio virtuale con la consapevolezza che sarà l’unico post in cui non saprai mai quanti like prendi, nonché quella di non poter rispondere con un dito medio a tutti quelli che in vita ti chiamavano “cazzone avariato” e che ora, da morto, scrivono “Ci mancherai tanto. Rip!”.
Che poi questa roba dell’erede diventerà un inferno. Zuckerberg non ha considerato una cosa. Cosa succede quando muore il nostro erede? Dovrà decidere prima a chi lasciare la sua bacheca e pure la nostra? A parte che già ci accolliamo i problemi dei vivi, ci manca solo di accollarci quelli dei morti, ma poi immaginate la bacheca di un morto che passa di mano in mano, di generazione in generazione, roba che uno alla fine si ritroverà a gestire pagine Facebook di gente che non sa chi minchia sia e anche ad accettare nuove amicizie per lui. Non capiremo più niente. Finiremo tutti per mandare nostre foto in mutande a gente morta duecento anni prima. Un inferno. Zuckerberg, ripensaci.
Caterina Balivo
Lascerei la mia pagina a mia sorella Sarah Balivo. Vorrei che scrivesse per me: “Me ne sono andata. Felici in molti. Dispiaciuti in pochi, ma buoni”. Chiedo di ricordarmi per i miei look improbabili, le mie gaffe colorite e per i miei sorrisi al 99% veri. Perché scusate ma a me la vita piaceva davvero.
Luca Bizzarri
So perfettamente a chi la lascerei in eredità: a Selvaggia Lucarelli, Gianluca Neri e Guia Soncini, anche se probabilmente ce l’hanno già. Per quel che riguarda l’epitaffio: “Sono morto, inutile menarmelo”.
Mara Carfagna
La mia bacheca la lascerei in eredità alla mia fidatissima assistente Mary, che mi è accanto da dieci anni. Il mio ultimo post sarebbe una semplice mia foto sorridente con la mano aperta, in segno di saluto, e un “Torno presto!”.
Rita Dalla Chiesa
Non lascerei la mia bacheca Facebook a nessuno perché quella pagina rappresenta la mia vita, le mie idee e pure le mie cavolate. Chiederei a mia figlia di chiuderla. L’epitaffio? “Al mio, ho sempre preferito il respiro del mare”.
Fedez
Lascerei la mia pagina Facebook a Maurizio Gasparri, così sono certo che si sentirebbe la mia mancanza. Per l’epitaffio: “Sono morto, Zuckerberg introduci il tasto mi dispiace!”.
Gene Gnocchi
Io lascerò la mia bacheca Facebook a Mark Zuckerberg, così se la vende come usato sicuro. Riguardo l’epitaffio, sono indeciso tra due ipotesi. O “non vendeva realtà ma solidi sogni” o “vorrei rinascere borsello”. Ci penso ancora un po’.
Fiorello
La mia pagina personale la lascerei in eredità all’unico uomo eterno: Gianni Morandi. L’epitaffio: “Uno su mille ce la fa”. Ma quello non ero io.
Beppe Grillo
Lascerei la mia bacheca in eredità a Giorgio Napolitano, così erediterebbe anche gli insulti. Come frase invece vorrei la seguente: “Chi mi paga la bara e la lapide? Fate un crowdfunding!”.
Frank Matano
La lascerei a Gianni Morandi, è l’unico che la saprebbe gestire al meglio, lui sa che da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Come epitaffio voglio una mia foto in bianco e nero con scritto sopra “Un uomo che non ha mai conosciuto Maradona di persona. Foto di Anna”.
Giorgia Meloni
Il mio erede sarebbe Paolo Del Debbio, perché continuerebbe a usarla per parlare dei problemi degli italiani. E su Facebook ce n’è bisogno visto che chi ci governa pubblica solo selfie alla Paolini per celebrare vittorie di altri, tipo Renzi. L’epitaffio: “Sempre e ovunque prima di tutto italiana. E ora, sommessamente, vi saluto”.
Enrico Mentana
Non lo lascerei a nessuno in eredità, Facebook è gratuito per definizione. Come epitaffio vorrei naturalmente la manina col pollice all’ingiù: non mi piace.
Gianni Morandi
Naturalmente lascerei la mia pagina ad Anna, anche se bisogna vedere chi se ne andrà prima! A proposito: so che Fiorello vuole lasciare a me il suo Facebook perchè sono eterno, ma dall’eterno ragazzo all’eterno riposo è un attimo! Come epitaffio direi che mi basta questo: “Ho vissuto una vita meravigliosa”. Dice tutto.
Aldo Nove
Lascerei in eredità la mia pagina a Espedita Fisher, anima libera, autrice e editrice di libri bellissimi che cerca la verità a 360 gradi e non smette mai di stupirsi. La frase che lascerei come epitaffio è del mio mio maestro Sri Nisargadatta Maharaji: “Tutto ciò che è spirituale è, ma non esiste. Tutto ciò che materiale esiste, ma non è.” Non fa niente se non si capisce. Non tutto deve essere capito.
Nicola Savino
Io da morto farei tutto quello che da buon doroteo non ho il coraggio di fare in vita. Per l’erede scelgo il basso profilo: Andrea Diprè. Per la frase sulla lapide virtuale cito Califano: “Non escludo il ritorno”.
Da Il Fatto Quotidiano del 30 settembre 2015