Al referendum tra i dipendenti sull'ipotesi di intesa firmata da Sergio Marchionne hanno vinto i no. Insufficienti le promesse sull'innalzamento degli stipendi dei nuovi assunti. E l'azienda avrebbe avuto mano libera per spostare alcune produzioni in Messico dove le buste paga sono più basse
Troppo fumose le promesse sul superamento delle differenze di stipendio tra veterani e nuovi assunti. E troppa libertà per l’azienda di spostare la produzione dagli stabilimenti Usa al Messico, dove i salari sono tutti più bassi. Per questo i lavoratori americani iscritti al sindacato Uaw hanno bocciato l’accordo preliminare sul rinnovo del contratto del settore auto, firmato da Sergio Marchionne e da Dennis Williams, numero uno della sigla che conta 390mila iscritti. L’intesa avrebbe dovuto fare da apripista alle trattative degli altri due grandi gruppi statunitensi, General Motors e Ford. Invece il 65% dei lavoratori ha votato contro. Fca Us si è detta “delusa” dalla bocciatura e in una nota scrive che l’intesa rappresentava un “compromesso giusto ed equo” e “avrebbe adeguatamente premiato l’impegno della nostra forza lavoro, garantendo nel contempo il continuo successo e la competitività dell’azienda”.
Gli operai di diversi impianti di Fiat Chrysler, che nel Paese conta quasi 40mila dipendenti, hanno votato no al referendum. In particolare, secondo la stampa americana, la maggioranza dei dipendenti della fabbrica di Belvidere (Illinois) si è espresso contro, così come gli iscritti degli stabilimenti di Toledo (Ohio) e Sterling Heights (Michigan). Le principali obiezioni hanno riguardato il fronte della struttura salariale: l’intesa firmata dal numero uno di Fca prevedeva il superamento “nel tempo” del gap di stipendio tra lavoratori assunti prima e dopo il 2007, ma senza ulteriori dettagli. Oggi il 45% dei lavoratori Fiat Chrysler riceve meno del livello massimo, che è di 28,5 dollari all’ora, mentre in GM e Ford la percentuale non può superare il 25%.
In più il nuovo contratto avrebbe consentito di trasferire alcune produzioni di auto in Messico, rimpiazzandole con camion e suv che, costando di più, “giustificano” le buste paga statunitensi. C’è anche il timore di un progetto di ristrutturazione dei benefit sanitari.
Il sindacato ha già dato il preavviso per un possibile sciopero alla Ford nella fabbrica dove si produce l’F-150, il pick up di punta della casa americana. Il vertice di Uaw si riunirà per decidere le prossime mosse. E’ possibile che il dialogo con Fca venga congelato e sia avviato un negoziato con le altre due società di Detroit, General Motors e Ford.