Massimo Chiodini, referente del centro di Bione: "Attacchi subiti quotidianamente e più volte al giorno". Poi, il presidente della Fondazione Progetto Arca, Alberto Sinigallia, che gestisce il sito d'accoglienza smorza i toni: "Atto grave ma isolato. Non direi che il Ku Klux Klan si aggira intorno al centro, sono sfoghi di singoli"
Oggetti, bottiglie riempite con urina e insulti contro il campo profughi di Lecco, in zona Bione. Il centro d’accoglienza, gestito dal Progetto Arca, subisce da giorni episodi di razzismo. “Le frasi offensive, gli insulti di alcuni automobilisti si verificano quotidianamente – ha spiegato Massimo Chiodini, referente del campo per la onlus con sede principale a Milano – Fortunatamente si sono verificati meno lanci di oggetti, ma è capitato più volte”.
Tuttavia, successivamente, il presidente di Fondazione Progetto Arca, Alberto Sinigallia, ha precisato che si è trattato di “un atto grave ma isolato. Non direi che il Ku Klux Klan si aggira intorno al campo, sono sfoghi di singoli”.
“Siamo presenti da metà agosto a Bione – ha aggiunto Sinigallia in una nota – dove abbiamo riscontrato da subito la grande solidarietà delle associazioni locali di volontari che hanno offerto il loro sostegno, e cominciamo a conoscere bene il territorio e le persone che lo popolano, per cui crediamo che questo evento sia da considerare unico nel suo genere, come la bravata di qualche singolo cittadino”.
Intanto, oggi, sono arrivati al campo, che ospita un centinaio di migranti, i primi cinque container acquistati dalla Fondazione Arca con i fondi messi a disposizione dal governo per i richiedenti asilo. Consentiranno di ospitare i migranti in condizioni migliori rispetto alle tende nelle quali si trovano attualmente. “Per i rifugiati, questi episodi – ha detto Chiodini – sono una paura tra le tante che hanno vissuto nel loro percorso migratorio. Noi – prosegue – spieghiamo che devono evitare di reagire e comportarsi sempre per il meglio, in modo educato e corretto con tutti, per dimostrare chi sono ed evitare di alimentare i pregiudizi”.
Sempre nel Lecchese, gli scout hanno messo a disposizione dei trentasei profughi che si trovano ai Piani Resinelli un loro edificio, in modo che possa essere gratuitamente utilizzato per tenere dei corsi d’italiano e svolgere altre attività di supporto.