Società

Migranti: nuovi muri, vecchi errori

Ungheria migranti 2 675“Quando si alza il vento del cambiamento, lo stolto costruisce muri, il saggio mulini a vento”. Dice così, più o meno, un proverbio cinese. I muri di confine degli ungheresi sono espressione di una visione miope e perdente della storia.

Quanto male ha fatto ai tedeschi, e all’Europa in genere, il muro di Berlino ?

Non è neanche importante dire se si è pro o contro i migranti: se gente disperata si mette in cammino in condizioni difficilissime, famiglie con bambini, donne incinte, chi può pensare di fermare questa marcia di centinai di migliaia di persone?

Come tanti, vorrei girarmi dall’altra parte, ma quando ho visto la foto del padre sdraiato tra i binari che stringeva il figlio al petto e difendeva la moglie dal poliziotto ungherese, non ho potuto più farlo. Era straziante, anche per chi ne ha viste tante di brutture.

Gli ungheresi furono loro stessi profughi, dopo la fallita rivoluzione del 1956. Noi fummo emigranti per decenni, in Europa e nelle Americhe. Ma siamo tutti un po’ “ungheresi”, è la paura la cattiva consigliera e tutti noi tendiamo a costruire i nostri muri interiori. Non vogliamo vedere, se vediamo non vogliamo essere coinvolti, ci pensino i governi, ci pensi la Merkel, ci pensi Renzi o Salvini, a seconda dei gusti.

Ci dobbiamo pensare noi: se le parrocchie nicchiano agli inviti del papa (veri cristiani..), pensiamo che quei ragazzi, come ha scritto una blogger islandese, saranno i compagni di scuola dei nostri figli, i loro amori, i compagni di gioco. Lavoreranno con noi, pieni di voglia di riscatto, di un’energia che abbiamo dimenticato di avere: quelli che partono sono determinati, intraprendenti, coraggiosi: sangue buono, con cui rivitalizzare questa vecchia Europa.

Un intervento che ha scatenato una risposta impressionante in quella piccola nazione: ne è nata voglia di aiutare, alcune centinaia di persone hanno offerto ospitalità per un periodo. Come sempre, ci dobbiamo chiedere cosa stiamo insegnando ai nostri figli, con le nostre paure, l’indifferenza, l’ostilità, il pregiudizio.

E se dei ragazzi idioti di un liceo danno del “figlio di ladri” a un rumeno, gli insegnanti dove sono? E’ successo ad Arezzo.

Un mediatore internazionale di conflitti, William Ury, uno che ha lavorato in Medio Oriente, Cecenia, Sudafrica, ha creato il cammino di Abramo, per lavorare dal basso, nel nome del comune patriarca, con ebrei, musulmani e cristiani. Lo racconta in un magnifico Ted talk, visibile su Youtube.

Ospitalità al posto di ostilità. Si può fare, secondo le nostre forze, la nostra disponibilità; come si fa ad accettare che delle persone vivano sugli scogli di Ventimiglia, dove ci porterà tanta miopia?

Non è facile, il primo muro è dentro di noi. Partiamo da lì.