Trovare un accordo quanto prima. Ed evitare così che la situazione in Siria sfugga di mano. E’ l’imperativo che Stati Uniti e Russia si sono imposti dopo che Mosca ha dato il via ai primi raid aerei a sostegno di Bashar al-Assad. Perché le due superpotenze si incontrano sullo stesso campo di battaglia e ufficialmente lo fanno con lo stesso obiettivo: quello di combattere i miliziani di al-Baghdadi. Ma Washington sostiene che i bombardamenti si sono concentrati su aree “dove non c’è la presenza dell’Isis”, e avrebbero quindi un altro scopo: piegare la resistenza anti regime. Il Cremlino ha invece specificato che al momento i caccia hanno colpito solo postazioni dello Stato islamico.
Le posizioni divergono, come era inevitabile che fosse. E per questo il segretario di Stato John Kerry e il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov hanno avuto un faccia a faccia al Palazzo di vetro dell’Onu e hanno concordato sulla necessità di colloqui tra i due comandi militari, forse già oggi. Perché c’è da trovare al più presto “una soluzione per evitare una escalation al di fuori del controllo di tutti”, ha detto Kerry. Lavrov da parte sua ha parlato di “un incontro costruttivo e utile dopo quello tra i presidenti Putin e Obama”. “Faremo di tutto – ha aggiunto – per evitare incidenti non voluti e siamo d’accordo sulla necessità di avviare un processo politico che porti a una Siria democratica e unita”. Ma come ha ammesso il segretario Usa in conferenza stampa, Washington e Mosca hanno trovato punti di incontro, ma ce n’è uno che spicca sugli altri: “Sul fatto che abbiamo molto lavoro da fare”.
Dopo l’incontro con Kerry, il ministro degli Esteri russo ha parlato con il suo omologo siriano, Walid Moallem. All’incontro – hanno tenuto a precisare fonti russe – non ha partecipato il segretario di Stato Usa. Riguardo alle accuse di aver provocato vittime civili, tra cui bambini, con i bombardamenti, fonti diplomatiche di Mosca hanno risposto che si tratta di accuse pubblicate prima ancora che i raid iniziassero. D’altra parte, specificano, la Russia sta rispettando il diritto internazionale e “non è chiaro – hanno risposto – quale sia la differenza tra i bombardamenti francesi e quelli russi, a parte il fatto che a chiedere a Mosca di intervenire sia stata proprio Damasco”.
Ma il capo della resistenza siriana contro il regime di Assad torna ad accusare il Cremlino: “Nei tre distretti colpiti dai russi sono morti 36 civili. Abbiamo i nomi. Nella zona non c’è traccia di Isis da tempo”, ha detto Khaled Khoja nel corso di un punto stampa all’Onu. I russi “sono intervenuti per rafforzare Assad”.