Marcello Dell’Utri chiede la cancellazione della condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, per la quale è detenuto in carcere, dopo il pronunciamento della Corte europea in favore di Bruno Contrada, l’ex numero due del Sisde condannato per lo stesso reato. Gli avvocati Giuseppe Di Peri, Bruno Nascimbeni e Andrea Saccucci hanno depositato una richiesta di incidente di esecuzione alla corte d’appello di Palermo, chiedendo l’annullamento della sentenza. Nella richiesta, i legali citano la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che il 14 aprile ha condannato lo Stato italiano a risarcire l’ultraottantenne ex dirigente dei servizi, proprio sulla base della presunta “inesistenza” del reato nel codice penale del nostro Paese.
La sentenza della Cedu, divenuta definitiva il 14 settembre scorso, ha annullato il verdetto di condanna emesso nei confronti di Contrada sostenendo che la giurisprudenza italiana, fino al 1994, sul concorso in associazione mafiosa non consentiva la tipizzazione del reato e, quindi, non permetteva all’imputato di prevedere gli effetti negativi della propria condotta. Solo dopo il 1994, con la cosiddetta sentenza Demitry, secondo i giudici europei, la Cassazione ha raggiunto un’interpretazione univoca del reato, che non è previsto dal codice in quanto tale ma è la somma degli articoli 416bis (associazione mafiosa) e 110 (concorso in reato). Dato che la condotta per cui l’ex senatore di Forza Italia è stato condannato, come fu per Contrada, è precedente al 1994, secondo i legali ci sarebbero tutti i presupposti per una revoca del verdetto.
L’istanza è stata ai giudici della III sezione della corte d’appello di Palermo che emise la sentenza di condanna a sette anni, poi confermata dalla Cassazione. Il collegio ora dovrà fissare un’udienza in camera di consiglio alla presenza di accusa e difesa, e poi decidere sulla richiesta. Dell’Utri è attualmente detenuto nel carcere di Parma per scontare la pena.