Ieri Ekathimerini ha svelato uno di quei retroscena capaci di dare un senso a tutta una storia, in questo caso al comportamento di Alexis Tsipras durante il 2015. Il quotidiano, infatti, è venuto in possesso di un telegramma segreto inviato dall’ambasciatore greco a Washington ad Atene il 16 luglio – a tre giorni dall’accordo tra Grecia e Troika che aveva sbugiardato il referendum del 5 luglio – in cui si ricostruisce il ruolo degli Stati Uniti nella vicenda e i loro “frequenti e intensi contatti” col governo Tsipras. L’ambasciatore svela “il chiaro interesse di Washington nel tenere Atene nell’Eurozona” anche attraverso continui consigli su come muoversi. Ad esempio, “evitando attacchi al governo tedesco” e “mostrandosi serio sulla volontà di fare le riforme”.

Gli Stati Uniti, d’altra parte, si sono impegnati a evidenziare con l’Europa “l’importanza geopolitica della permanenza della Grecia nell’euro” e la “necessità di una ulteriore riduzione del debito greco” anche facendo pressioni sul Fmi (che, infatti, lo dice pubblicamente il 15 luglio). Di più: gli Usa hanno pure minacciato ripercussioni sulla Nato in caso di Grexit (Atene ha una convivenza molto complicata col vicino turco). Tsipras, alla fine, ha ceduto avendo in cambio finora niente. Washington, invece, sta trattando con l’Ue un Trattato di libero scambio (Ttip) che funziona solo se i singoli Stati europei non possono svalutare per difendere l’industria nazionale. È pazzesco quante cose succedono intanto che a piazza Syntagma canticchiano Bella ciao…

Da il Fatto Quotidiano di Mercoledì 30 settembre

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