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“Le favole? Se è il papà a leggerle piacciono di più ai bimbi e stimolano l’immaginazione”

Secondo uno studio di Harvard le domande poste dai papà durante la lettura sembrano aver stimolato nei bambini durante il riposo notturno una maggiore attività nelle cosiddette “imaginative discussions”. Perché le mamme tendono ad esaltare gli aspetti pragmatici, i padri puntano invece sulla divagazione

di Davide Turrini

La favola della buonanotte? Meglio se te la racconta papà. Uno studio dell’Università di Harvard ribalta il classico ruolo materno da divulgatore di fiabe seduto a bordo letto. Pollicino, Hansel e Gretel, Raperonzolo hanno più efficacia nello sviluppo mentale del fanciullo se a raccontargliele mentre gli vengono rimboccate le coperte è il babbo. “L’impatto è enorme, soprattutto se i papà iniziano a leggere ai loro bambini quando hanno meno di due anni. La lettura è vista come un’attività femminile, ma i bimbi sembrano essere più in sintonia con i loro papà in questa attività prima di addormentarsi”, ha spiegato la dottoressa Elisabeth Duursma, responsabile del progetto e divulgatrice dei dati.

Secondo lo studio di Harvard le domande poste dai papà durante la lettura sembrano aver stimolato nei bambini durante il riposo una maggiore attività nelle cosiddette “imaginative discussions” rispetto alla media. Sempre leggendo i dati riportati dalla dottoressa Duursma sono in particolare le bambine a trarre più vantaggi di tutti dagli scambi col papà. La spiegazione degli studiosi che hanno seguito l’esperimento è molto semplice: uomini e donne hanno un approccio differente nei confronti degli aspetti della quotidianità. Così leggendo Cappuccetto Rosso o Pinocchio la mamma tenderebbe a concentrarsi più sugli aspetti concreti della storia, adottando un metodo pragmatico simile a quello delle maestre di scuola; mentre i padri punterebbero senza indugi alla divagazione, a domande più astratte e a discussioni più fantasiose.

“Mentre le mamme indirizzavano le loro richieste del tipo ‘quante mele ci sono sull’albero?’”, i papà puntavano a qualcosa come: “Oh, guarda una scala a pioli. Ti ricordi quando hai visto quella scala sul mio camion?”, ha spiegato la Duursma. “Tutto ciò è magnifico per lo sviluppo del linguaggio dei bambini perché devono usare maggiormente il loro cervello. Dal punto di vista cognitivo è molto più stimolante”.

La ricerca ha ulteriormente dimostrato che i genitori che leggono ai bambini favole prima di andare a letto migliora la qualità dei bimbi nelle relazioni interpersonali e soprattutto nei risultati scolastici e accademici futuri. Nonostante questi vantaggi, nell’indagine è stato scoperto che solo un genitore su quattro non legge mai favole ai propri figli, e se gli capita di fare un’eccezione la compie con una frequenza di una volta ogni sei mesi. Sempre dai dati raccolti, solo il 50% dei genitori ha dichiarato di leggere ai figli ogni giorno.

Un altro studio di un’università inglese pubblicato durante l’estate 2015 aveva tolto ogni dubbio su soggetto e sceneggiatura per le fiabe della buonanotte: la lista di personaggi deve includere un drago, un mago e una fata, e possibilmente un racconto ambientato dentro a un castello. Apprezzato dalla maggior parte degli 8mila bimbi intervistati è il classico momento di pericolo per gli eroi della storia, come del resto rimane essenziale il lieto fine. Durata ideale per una favola da raccontare al figlio? Otto minuti e sei secondi.

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