Attraverso il Codacons è stato investito della questione il Tar del Lazio, che dovrà decidere se annullare la circolare Inps che prevede un rimborso solo parziale della mancata indicizzazione. Intanto anche il sindacato dei dirigenti ha avviato iniziative legali perché anche chi ha assegni alti sia risarcito
Quattromila pensionati, assistiti dal Codacons, hanno presentato un ricorso collettivo al Tar del Lazio contro il cosiddetto “bonus Poletti“, il rimborso che il governo ha erogato in agosto per mettere una toppa al buco aperto dalla sentenza della Corte Costituzionale sul blocco dell’indicizzazione degli assegni all’inflazione. Chiedono che il tribunale amministrativo annulli la circolare Inps di giugno che ha recepito il bonus. Di conseguenza l’esecutivo dovrebbe riaprire il dossier e restituire loro l’intera cifra persa in seguito al congelamento deciso dal governo Monti, anziché l’una tantum previsto peraltro solo per chi ha una pensione non superiore a sei volte il minimo. L’associazione dei consumatori intende anche promuovere un “ricorso straordinario al presidente della Repubblica” contro quella che viene definita “l’elemosina elargita ad agosto”: il termine ultimo per aderire è il 15 ottobre. Il Tar invece deciderà sulla sospensiva tra 20 giorni.
A sua volta anche la Cida, l’organizzazione sindacale che rappresenta i dirigenti, ha presentato diversi ricorsi contro il decreto del governo chiedendo che non sia privato della perequazione chi riceve una pensione di più di 4mila euro. Dopo le sentenze, il sindacato intende portare di nuovo la questione davanti alla Corte costituzionale chiedendole di pronunciarsi sulla costituzionalità dei rimborsi solo parziali versati dal governo. Era stata proprio un’associazione di dirigenti industriali, Federmanager, a far deflagrare il caso del blocco delle indicizzazioni in vigore dal 2012 con il ricorso sfociato nella sentenza dello scorso 30 aprile.