Fonti parlamentari di maggioranza confermano a ilfattoquotidiano.it che nelle ultime settimane il ministro dell’Economia e della Finanze, Pier Carlo Padoan, ha avanzato informalmente una richiesta al Ministero della Difesa affinché riduca di 4-500 milioni il suo budget annuale in quanto “non coerente con le effettive necessità”. Da anni il bilancio effettivo della Difesa – che tiene conto dei contributi del Mise per i programmi di armamento e del fondo del Mef per le missioni militari all’estero – è stabile sui 23 miliardi di euro, di cui 5 impiegati per l’acquisto di nuovi armamenti.
Per tutta risposta il Ministero guidato da Roberta Pinotti, oltre a respingere al mittente ogni ipotesi di tagli, ha chiesto che nella prossima legge di stabilità le risorse finanziarie per le spese militari vengano aumentate di almeno 3 miliardi nei prossimi 10/15 anni, di cui 1,2 miliardi nell’immediato: 300 milioni quest’anno, 440 milioni nel 2016 e 480 milioni nel 2017. A conti fatti, per questo triennio, una media di 400 milioni l’anno in più: proprio quelli che Padoan voleva fossero in meno.
NUOVI FONDI PER PROGRAMMI GIA’ AVVIATI E MANUTENZIONE. La richiesta della Difesa è contenuta nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Def) 2015 dello scorso aprile, ovvero il testo integrativo che ogni autunno corregge gli obiettivi di finanza pubblica fissati nel Def in primavera, da attuare poi nella successiva legge di stabilità. La Nota, già approvata in Consiglio dei Ministri, è ora all’esame delle commissioni parlamentari competenti. Nei giorni scorsi è arrivato il parere favorevole dalla commissione Difesa della Camera, con il voto contrario di Sel e 5 Stelle.
I soldi in più chiesti dalla Pinotti servono alla Difesa per far fronte all’aumento dei costi di programmi di armamento già avviati, alle spese di esercizio e di manutenzione di armamenti già acquistati e a ulteriori investimenti in non meglio specificati nuovi sistemi d’arma. E’ come se, in una famiglia in difficoltà economiche, i genitori chiedessero al figlio di risparmiare un po’ e lui rispondesse chiedendo invece più soldi per pagare le ultime rate della sua nuova auto costata più del previsto, altri soldi per pagare bollo, assicurazione e benzina e altri soldi ancora per spese che ha in mente ma di cui nessuno sa niente.
NAVI, AEREI ED ELICOTTERI. LA LISTA DELLA SPESA. Nello specifico, la Difesa chiede innanzitutto al Ministero dello Sviluppo Economico un rifinanziamento pluriennale aggiuntivo di 1,2 miliardi di euro (attraverso stanziamenti quindicennali di 40 milioni a partire dal 2016 e di altri 40 milioni dal 2017) “al fine di portare a termine i programmi già finanziati” – quali il programma Forza Nec per la digitalizzazione dell’Esercito, l’acquisto dei nuovi elicotteri da supporto truppe HH-101 dell’Aeronautica, dei caccia da addestramento M-346 e dei satelliti spia Sicral2 e Sicote – e di avviarne di nuovi strategicamente importanti”.
La Difesa segnala inoltre che “per la prosecuzione ed il completamento delle acquisizioni programmate delle unità navali Fremm occorreranno ulteriori rifinanziamenti già dalla prossima legge di stabilità, anche al fine di rispettare le scadenze previste negli accordi sottoscritti, circa le notifiche di avvio alla produzione delle ultime tre unità”. In questo caso, l’entità del rifinanziamento richiesto non è specificata.
Critico il commento di Luca Frusone (M5S), membro della Commissione Difesa: “Tutti questi programmi sono già stati avviati negli anni scorsi, ma erano stati evidentemente sottofinanziati per stemperare il loro vero impatto economico al Parlamento. La Difesa deve chiarire le ragioni per le quali reputa necessario un aumento degli stanziamenti previsti per programmi di armamento già decisi”.
LA DIFESA: “SENZA FONDI IN PIU’ NON POSSIBILE PAGARE CONTRATTI”. Ancor più grave, secondo i 5 Stelle, è la richiesta della Difesa di 900 milioni di euro in più per il triennio 2015-2017 (300 milioni all’anno) per mantenere operativi e funzionanti gli armamenti già acquistati. Senza questo “intervento incrementavo” – si legge nella Nota – non sarebbe possibile per pagare i “contratti di servizio per manutenzione e supporto logistico integrato” funzionali “al buon esito degli investimenti già sostenuti” e in assenza dei quali si “pone a rischio tutta l’impalcatura funzionale degli investimenti collegata alla realizzazione dei programmi attualmente sostenuti”. “È grave”, osservano ancora i 5 Stelle, “che soltanto in corso di attuazione di un programma di investimento ci si renda conto del fatto che il suo costo è superiore al previsto a causa delle spese di esercizio: infatti queste sono prevedibili e dovrebbero essere messe in conto fin dall’inizio”.
Come ciliegina sulla torta, la Difesa chiede – di nuovo al Ministero dello Sviluppo Economico – altri 100 milioni all’anno a partire dal 2016 (per sette o dieci anni, quindi in tutto 700 milioni o un miliardo) destinati a “nuovi progetti” nei settori dell’aerospazio e dell’alta tecnologia per la difesa. “In assenza di risorse aggiuntive i nuovi progetti non potrebbero essere portate a termine”, si legge nella Nota. Già nella richiesta del miliardo e duecento milioni si parlava di “nuovi programmi strategicamente importanti”.
Su quali siano questi “nuovi programmi” da finanziare, non solo le opposizioni, ma anche i commissari della maggioranza Pd hanno chiesto chiarimenti alla Difesa, ricordando – come ha sottolineato il vicepresidente della Commissione Difesa, Massimo Artini (ex 5 Stelle, ora Alternativa Libera) – che la sua commissione “è già intervenuta più volte sul bilancio della Difesa, ogni volta ribadendo la necessità riequilibrare la spesa per i sistemi d’arma ritenendola eccessiva”.
Ciononostante, la Difesa ha sempre ignorato queste indicazioni, continuando a comprare di tutto e di più, sottostimando i costi di acquisizione e nascondendo quelli – insostenibili – per la futura manutenzione. Come nel caso del programma di acquisto dei 90 cacciabombardieri F-35 da 13 miliardi, di cui il Parlamento ha formalmente chiesto il dimezzamento, e che invece verranno comprati tutti, senza tenere conto delle decine di miliardi di euro che ci costeranno in manutenzione. Ilfattoquotidiano.it ha chiesto un commento alla Difesa su queste nuove richieste finanziarie, ma finora non ha ricevuto risposta.