Sassari, Reggio Emilia, Milano e Venezia sono le quattro squadre da battere. Ma l'ultimo campionato ha dimostrato che il "sulla carta" ha poco significato. Vademecum del torneo che comincia domenica
Una partenza così equilibrata gli appassionati di basket non la ricordano da dieci anni. Prima venne l’era della Montepaschi Siena, poi toccò all’EA7 Milano che due stagioni fa, rincorsa dopo rincorsa, riuscì a prendersi il campionato come da pronostico. E scattava con quel quid in più anche lo scorso ottobre, senza più i toscani a far da guastafeste ed eliminato il peso del dover vincere a ogni costo. Eppure la finale di giugno ha raccontato altro: Sassari campione e Reggio Emilia in lacrime dopo sette, emozionanti, partite. Quello scontro a sorpresa per lo scudetto ha significato la fine delle stagioni segnate da principio: il “sulla carta” ha ormai ben poco significato. Il 94esimo campionato di basket che inizia domenica è andato oltre. Perché una vera favorita non c’è. La rincorsa al tricolore è una battaglia aperta. Milano parte in pole position ma per questione di blasone, seguita a ruota da Sassari in cerca di conferma, Reggio Emilia (fresca di vittoria in Supercoppa) con dentro il fuoco della rivincita e Venezia che, a suon di conferme e ritocchi di sostanza, ha cambiato poco ed è destinata a crescere molto.
Un poker di squadre per lo scudetto
L’Olimpia ha un’altra pelle e un nuovo allenatore. Coach Jasmin Repesa è una garanzia in quanto a controllo del timone ma la squadra è tecnicamente inferiore allo scorso anno. Un male? Forse no. Ci sono però tanti punti interrogativi, a cominciare dal cambio in cabina di regia con l’uscita di Hackett e l’arrivo di Cinciarini. Molto – ma è una costante – ha cambiato anche Sassari: riparte dal manipolo di italiani, da coach Meo Sacchetti e da David Logan, l’uomo che ha incendiato le finali. Reggio Emilia ha ribadito la sua linea, con ancora più forza: tanti italiani, pochi stranieri e soprattutto zero – sì, zero – americani. Un rischio calcolato. E poi c’è Venezia, allenata da una vecchia volpe come Carlo Recalcati con Mike Green a comandare le operazioni in campo. Quando giocò a Cantù, il playmaker fece tremare l’invincibile Siena. Un aggettivo che quest’anno non appartiene a nessuno.
Zona playoff e outsider. Occhio a Flaccadori
Le sorprese capaci di sparigliare il quartetto sono tante. Due su tutte: Trento e Brindisi, che dovranno però far fronte anche all’impegno in Eurocup. Tante conferme sotto le Dolomiti dopo l’esaltante scorsa stagione, chiusa con la partecipazione ai playoff da neopromossa e con i premi personali vinti da allenatore (Maurizio Buscaglia) e general manager (Salvatore Trainotti). Occhio al rientro in Italia di Peppe Poeta e all’ingaggio di Julian Wright, lungo destinato a mettere insieme statistiche importanti. In Puglia è rimasto coach Piero Bucchi, al quinto anno sulla panchina adriatica. In campo, invece, è cambiato molto e l’obiettivo resta rompere le uova nel paniere al quartetto di testa grazie alla coppia di esterni Reynolds-Banks, alla variabile impazzita Harris, lo scorso anno uno dei migliori tiratori in Grecia, e Kenny Kadji, campione d’Italia con Sassari. Poi ecco la Virtus Bologna di Allan Ray e Diego Flaccadori, Varese e Pistoia. Con possibili azioni di disturbo di Cremona, della neopromossa Torino e di Cantù, che ha puntato forte sui giovani e li ha affidati alle mani di Corbani, coach abituato a lavorare sulla linea verde.
In quattro per la salvezza. E Roma è in A/2
Dall’ultima posizione nel ranking dovrà risalire Pesaro che ha costruito con un budget ridotto all’osso una squadra iper-inesperta (il più anziano ha 25 anni) ma già capace di salvarsi in extremis nelle ultime due stagioni. Dovrà vedersela con Capo d’Orlando, mix di giovani (cinque under 20, tra cui Laquintana) ed esperienza (Nicevic, Basile) più la perla Stojanovic, giovane serbo sul quale i siciliani puntano forte. Pezzi di Cantù per salvare Avellino (Sacripanti in panchina, Leunen e Buva in campo) e poi c’è Caserta, dove Peyton Siva, campione Ncaa nel 2013 con Louisville, trascina una squadra pensata per la A/2 e ripescata dopo l’autoretrocessione di Roma. Tutto incerto, tutto aperto. Con una sola costante: si giocherà in palasport obsoleti. Cambiano le gerarchie, mai le cattive abitudini.