Hans-Dieter Poetsch, designato come nuovo presidente del consiglio di sorveglianza di Volkswagen, ha ammesso in un’intervista a Die Welt che “il dieselgate è una minaccia per il futuro” del gruppo. Poetsch si è detto però “certo” di poter “risolvere la crisi” se “ciascuno farà la sua parte”. Secondo il quotidiano tedesco Volkswagen intende mettere in atto un piano di riduzione dei costi, che esclude però la cessione di marchi e attività. La maggior parte delle auto incriminate, poi, necessiterebbe di un semplice aggiornamento del software della centralina, mentre “molte richiederanno un aggiornamento meccanico”. Secondo l’istituto di ricerca Puls, lo scandalo è destinato ad avere “un effetto durevole sull’immagine del gruppo” per il 41% del campione intervistato.

Dal canto suo invece il numero uno dell’associazione delle aziende automobilistiche tedesche (Vda) Matthias Wissmann, intervistato da La Stampa, tenta di gettare acqua sul fuoco: “Tutto ciò avrà un costo, ma sono sicuro che Vw supererà questa crisi“, prevede Wissmann. “Non vedo danni permanenti per l’industria nel suo complesso”. Visione che stride con le conclusioni di un rapporto del team Ricerca e investimento di Axa che ha stimato nell’1,1% del pil tedesco il danno potenziale per l’economia della Germania causato dal diesel gate. Per il presidente dei costruttori tedeschi invece “c’è molta agitazione sui media, ma siamo convinti che i clienti continueranno ad apprezzare gli enormi vantaggi del diesel moderno: i motori Euro 6 sono i più ecologici mai concepiti”. Dunque “non dobbiamo commettere l’errore di fare di tutta l’erba un fascio. Qui non stiamo parlando di un problema di fondo che riguardi il diesel. Per essere chiari: non esiste un motore più efficiente”.

In Italia invece il Codacons apre un nuovo fronte: l’associazione dei consumatori ha presentato al ministero dei Trasporti e a quello della Salute una diffida perché obblighino gli 8mila comuni a garantire il pieno rispetto dei piani antismog bloccando la circolazione delle auto diesel del gruppo tedesco che risultino avere emissioni superiori ai limiti. Secondo il Codacons, dopo la frode in commercio e le conseguenti azioni risarcitorie ora bisogna affrontare l’aspetto ambientale e della tutela dalla salute umana. A costo di bloccare la circolazione di decine di migliaia di auto diesel Volkswagen nella Penisola. “Ovviamente – sottolinea il presidente dell’associazione Carlo Rienzi – gli automobilisti coinvolti loro malgrado in eventuali provvedimenti in tal senso, potranno rivalersi attraverso il Codacons sulla casa automobilistica tedesca per i pesanti danni subiti”. “I piani antismog varati da Comuni e Regioni prevedono il divieto di circolazione in determinate aree per automobili benzina e diesel particolarmente inquinanti – spiega l’associazione – Per le vetture diesel il blocco riguarda quasi ovunque i motori euro 0, euro 1, euro 2, mentre la Regione Emilia Romagna ha addirittura già esteso il blocco a tutte le vetture diesel euro 3, esempio che verrà seguito da molte altre amministrazioni a partire dal 2016”. Se però “le auto diesel Volkswagen vendute in Italia e coinvolte nello scandalo sulle emissioni falsificate non rispettano i limiti imposti da regioni e comuni nell’ambito dei piani antismog e dell’inquinamento dell’aria, la loro circolazione dovrà essere immediatamente vietata“.

Nel frattempo, dopo la notizia che gli Usa stanno analizzando anche auto Bmw, Chrysler, General Motors, Land Rover e Mercedes, secondo Il Sole 24 Ore anche il ministero dei Trasporti guidato da Graziano Delrio si appresta a far partire una campagna di controlli su 80 modelli di auto con motori diesel Euro 5: dalla Freemont alla 500L e alla Punto di Fiat Chrysler alla Mercedes Classe A, dalla Opel Astra alla Ford C-Max e Focus, ma anche modelli Bmw, Peugeot-Citroen Hyundai Kia. I veicoli saranno scelti a campione tra nuovi e usati (questi ultimi presi a noleggio) e i test saranno fatti anche su strada.

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