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Daniza, Pino Scotto organizza un concerto in memoria dell’orsa uccisa in Trentino

Intervista al rocker che sarà ospite all’Officina degli Angeli Music Club di Arbizzano a Verona: “Quando si tratta di mobilitarsi per i più deboli come i bambini e gli animali bisogna alzare il culo e muoversi”

di Barbara Giglioli

“Quando si tratta di mobilitarsi per soggetti deboli come i bambini e gli animali bisogna alzare il culo e muoversi”. Parla senza usare mezzi termini Pino Scotto, il rocker che sarà ospite stasera all’Officina degli Angeli Music Club di Arbizzano a Verona. Il concerto, “I want the bear free”, nasce per protesta alla decisione della provincia di Trento di continuare a “catturare o abbattere” gli orsi. L’evento è organizzato in memoria di Daniza, l’orsa morta durante un tentativo di cattura l’anno scorso.

Pino Scotto, l’evento di stasera si chiama “I want the bear free”, uno slogan significativo…
Esatto. Abbiamo voluto giocare sul titolo di una celebre canzone dei Queen per comunicare il nostro messaggio: vogliamo gli orsi liberi, perché così nascono e così devono rimanere. Sulla mia pagina Facebook ho postato l’invito all’evento. Non ho voluto scrivere grandi cose, solo un “non si può mancare”. E’ una questione di cuore e di giustizia.

Quindi l’evento nasce da una protesta?
Sì. Con l’evento vogliamo mobilitare tutto e tutti. E’ bene che gli orsi vengano spostati in altre zone, se necessario, ma non abbattuti. Dobbiamo intervenire anche legalmente per controllare cosa fa questa gente agli animali.

La serata è dedicata a Daniza, giusto?
Sì, sarà per lei e per tutti gli animali maltrattati e uccisi in questi anni. Sarà anche per KJ2, l’altra orsa di cui ormai non si sa più nulla da tempo.

Ma lei è sempre stato attento ai temi animalisti?
Sì, assolutamente. Sin da bambino se mi toccavi gli animali diventavo una bestia.

Ha animali domestici?
Purtroppo no. Abito in centro a Milano e tenerli chiusi in casa sarebbe un comportamento egoista. Adoro però i cavalli. Ho un amico che ha un maneggio in Veneto e lo vado spesso a trovare. Mi piace andare da lui e passare le mie giornate a contatto con la natura. Ma sai perché adoro gli animali?

No, perché?
Perché sono sensibili. L’uomo è vittima della sua indifferenza, non si cura degli altri. Mentre gli animali sono diversi. Sono tante le storie di cani che si lasciano morire con i loro padroni. Hanno una sensibilità.

Abbiamo capito che è animalista, ma è anche vegetariano?
In realtà no. Cerco di mangiare meno carne possibile, ma non ce la faccio proprio a diventare vegetariano.

Quella di stasera è una delle ultime date del tour?
Sì, la penultima. L’ultima sarà il 10 ottobre a Curno, in provincia di Bergamo al Keller Factory.

Che progetti ha per il futuro?
Da gennaio mi chiudo in sala registrazioni. Ho in progetto un cd-dvd live in studio, non sul palco. Racconterò la mia storia musicale dalle origini con i Pulsar ad ora. Saranno venti pezzi più due inediti. Ho chiesto alle principali rock band italiane di collaborare e tutte hanno accettato. Lo chiamerò “Live for dream”, perché suonare è ancora il mio sogno.

Suonare ossia per lei fare rock.
Il rock nel nostro Paese purtroppo è sinonimo di Vasco e Liga. Negli anni Settanta si faceva tanto blues e rock sudista. Da quando sono arrivati i reality si fa solo karaoke. Sai quante band giovanissime ho conosciuto in questi anni che fanno buona musica? La televisione però vuole quelli che fanno la commedia, quelli che valgono poco, perché con tutti i programmi che ci sono hanno bisogno che ci sia ricircolo.

Ma i ragazzi che trova nei locali quando va a suonare le chiedono consigli?
Eccome se me ne chiedono. Mi danno i loro cd, come se io potessi fare qualcosa per loro. Io però più che urlare non posso fare. Sai qual è il problema? E’ che tutti urlano ma nessuno sente.

Al di là dell’opinione che si possa avere sui talent, la tv è senza dubbio il trampolino che fa fare tuffi migliori.
Non lo so. Non sono usciti grandi artisti dai talent, a mio parere. Sai cosa bisognerebbe fare?

No, cosa?
Far sì che in ogni città un professionista si prenda a carico la gestione di un locale. Tutti i musicisti della zona pagano un affitto. Poi tra una città e l’altra ci si scambia le band ed ecco fatto: buona musica, prodotta in libertà.

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