I due erano inquisiti per malversazione sulla base di una telefonata intercettata in cui il porporato diceva che il Papa non avrebbe dovuto sapere che 30 milioni di fondi pubblici destinati al Bambin Gesù, di cui Profiti era presidente, sarebbero stati utilizzati per rilevare l'Istituto Dermopatico dell’Immacolata
Archiviato dalla Procura di Roma uno dei filoni dell’inchiesta sul crac della casa di cura Divina Provvidenza, vicenda per cui era stato richiesto l’arresto del senatore Antonio Azzollini. Salvato dai colleghi di Palazzo Madama che hanno negato l’autorizzazione. Il fascicolo chiuso è quello che vedeva inquisiti il cardinale Giuseppe Versaldi e il manager Giuseppe Profiti e la motivazione del gip del Tribunale di Roma, Massimo Battistini, è che “non è configurabile il delitto di malversazione”.
Il caso era stato aperto nel 2014 dalla Procura di Trani dopo le intercettazioni in cui il porporato e l’allora presidente dell’ospedale Bambino Gesù ragionavano su possibili operazioni finanziarie per acquisire l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata. Nella conversazione intercettata il porporato diceva che il Papa non avrebbe dovuto sapere che 30 milioni di fondi pubblici destinati all’ospedale sarebbero stati utilizzati per rilevare l’Idi.
Le indagini condotte dal Pm della Procura della Repubblica del Tribunale di Roma Giuseppe Cascini hanno portato a chiedere l’archiviazione del caso il 17 luglio scorso. Per Cascini, infatti, le operazioni relative all’acquisizione-salvataggio del più grande ospedale dermatologico italiano sono avvenute “nell’interesse generale del ‘gruppo’ di appartenenza”. Secondo l’Idi questo significa che “non esistono elementi che possano far ritenere il colloquio intercettato come indizio di un caso di malversazione. Anche per il Tribunale ‘tacere‘ non equivale a ‘mentire‘”. Nel colloquio telefonico, rileva l’Idi, “il cardinale Versaldi si limita a consigliare a Profiti di usare cautela nelle rivelazioni al Pontefice sui 30 milioni di euro destinati all’acquisizione dell’Idi, dettagli dei quali Papa Francesco verosimilmente era già a conoscenza”.
Versaldi, che oggi presiede la Fondazione Luigi Maria Monti da cui dipende l’Idi, si è detto “lieto” che sia stata “fatta chiarezza in tempi rapidi” in merito alla vicenda sancendo “la piena legittimità dell’intervento della S.Sede a favore di una istituzione di eccellenza che, a motivo di una cattiva amministrazione da parte di alcuni Religiosi, rischiava di danneggiare più di 1.500 dipendenti ed il bene di molti pazienti”.