L'ong lascia la città dopo il bombardamento di un suo ospedale che ha fatto 19 morti. Il presidente Usa: "Ho chiesto al Dipartimento di Stato di tenermi al corrente. Michelle e io preghiamo per tutti i civili colpiti"
Medici senza frontiere si è ritirata da Kunduz, la città afghana in cui l’ospedale dell’organizzazione non governativa è stato distrutto da un raid aereo, condotto dagli Usa (secondo Msf), con 19 morti e decine tra feriti e dispersi. Kate Stegeman, portavoce di Msf, ha precisato che parte del personale sta lavorando in altre strutture della città. Il presidente americano Barack Obama, ha espresso cordoglio per i medici e i civili rimasti uccisi nel “tragico incidente”, ma precisa di voler aspettare i risultati dell’inchiesta del Pentagono “prima di esprimere qualsiasi giudizio”, si legge in una nota della Casa Bianca. “Il ministero della Difesa ha lanciato un’inchiesta completa e aspetteremo i risultati prima di dare un giudizio definitivo sulle circostanze di questa tragedia”, ha detto Obama. “Ho chiesto al dipartimento – prosegue – di tenermi al corrente delle indagini e mi aspetto un resoconto completo dei fatti e delle circostanze. Michelle e io preghiamo per tutti i civili colpiti da questo incidente, le loro famiglie e le persone care”. Obama ha quindi ribadito che “continueremo a lavorare a stretto contatto con il presidente Ghani, il governo afgano e i nostri partner internazionali per sostenere le forze di difesa nazionale afghane che lavorano per garantire la sicurezza al loro Paese”.
L’Onu, ha detto il segretario generale Ban Ki-moon, vuole un’inchiesta “completa e imparziale”. Ban ha anche ricordato che ospedali e personale medico sono protetti dalla legge umanitaria internazionale. L’inchiesta – ha precisato il segretario generale – deve garantire che i responsabili rispondano delle loro azioni. Prima di Ban, l’Alto Commissario per i Diritti Umani Zeid Raad al Hussein aveva suggerito che, se si dovesse scoprire che è stato intenzionale, l’attacco a Kunduz protrebbe configurare un crimine di guerra.