Cos’hanno in comune una mucca e un’utilitaria? Entrambe producono emissioni di gas serra dannosi per l’ambiente, però le prime liberano nell’atmosfera metano, che è 25-100 volte più dannoso del CO2 nel produrre l’effetto serra. Allargando lo sguardo, gli allevamenti di animali destinati all’alimentazione umana sono responsabile di oltre il 51% delle emissioni di gas serra al mondo, contro il 13% del settore dei trasporti. Di questa cifra spaventosa, il 18% è prodotto dal sistema digestivo delle mucche, il 5% in più di quello prodotto dai combustibili fossili, che vengono comunemente additati come i principali produttori di gas serra.
Si tratta di dati dei quali è necessario prendere coscienza come cittadini, che adesso vengono pubblicamente denunciati da Cowspiracy, un documentario che promette di generare una rivoluzione epocale all’interno del movimento ambientalista, colpevole di non aver ancora avviato un dibattito interno su questi temi. La narrazione segue il percorso personale di maturazione del coregista Kip Andersen, fervente ambientalista e fermamente convinto che il cambiamento climatico si possa arrestare riducendo l’impatto sul pianeta. Nelle sue ricerche verso uno stile di vita più ecosostenibile, scopre i dati sull’impatto dell’industria animale sul pianeta, che indicano gli allevamenti come la principale causa di deforestazione, di consumo di acqua, spreco di risorse e degrado ambientale. Per un ossessionato dei comportamenti virtuosi come lui, che utilizza quasi esclusivamente la bicicletta e centellina l’acqua della doccia, sapere che l’acqua necessaria per produrre un solo hamburger corrisponde a quella di due mesi di docce è sconvolgente.
A questo primo shock, si accompagna la scoperta che le principali associazioni ambientaliste ignorano completamente questo tema: nonostante negli anni più studi scientifici diffusi anche da istituzioni di alto livello e assoluta credibilità come la Fao e partner della Nasa abbiano diffuso l’allarme, questi dati passano misteriosamente sotto silenzio. Una reticenza imbarazzante da parte delle organizzazioni che si impegnano quotidianamente a diffondere stili di vita più sostenibili ma che non chiedono mai ai propri aderenti o simpatizzanti di ridurre i consumi di carne e derivati. Nonostante l’enormità del problema, questo viene quindi deliberatamente ignorato, come se fosse in atto una vera e propria congiura (da qui il gioco di parole tra “cow”, mucca e “conspiracy”, congiura) che impedisce di denunciare pubblicamente “l’industria più distruttiva del pianeta” e di impostare quindi politiche anche pubbliche per produrre cambiamenti.
Da cosa nasce questa paura? Questa domanda è lo stimolo per la ricerca alla base di questo documentario ecologista, realizzato da Kip Andersen grazie anche all’impegno di Keegan Kuhn. L’obiettivo dei due registi è appunto far luce sulle motivazioni che spingono le più importanti associazioni ambientaliste a non esporre al pubblico queste informazioni e di conseguenza a non includere tra i comportamenti da adottare per salvare il pianeta la riduzione del consumo di carne, pesce e prodotti derivati. Non soltanto: attraverso interviste ad esperti e produttori virtuosi, Andersen va alla ricerca del segreto della sostenibilità, per cercare di scoprire se siano davvero percorribili nel lungo termine le alternative all’attuale sistema industrializzato di sfruttamento degli animali. Un percorso accidentato, con molte porte sbattute in faccia, minacce velate e momenti a tratti drammatici, come quando si scopre che la principale causa di deforestazione dell’Amazzonia è la creazione di nuovi pascoli e campi di soia per produrre mangimi e che in Brasile oltre 1.100 attivisti negli ultimi anni hanno pagato con la vita la loro battaglia contro questo scempio.
Un lavoro che fa riflettere e che ha ha già prodotto alcuni risultati, come una dichiarazione ufficiale da parte di Greenpeace Uk, oltre a ispirare migliaia di persone in tutto il mondo verso scelte più consapevoli, innanzitutto per l’ambiente ma anche per gli animali, vittime di un sistema di sfruttamento senza precedenti nella storia, del quale si denuncia l’assoluta insostenibilità.
Un documentario di alto livello, finanziato anche grazie a una campagna di crowdfunding e che alcuni mesi fa Leonardo Di Caprio ha deciso di sostenere, diventando produttore esecutivo di una nuova versione ampliata, uscita a metà settembre sulla popolare piattaforma di streaming Netflix, che sarà disponibile anche in Italia dal prossimo 22 ottobre.
Nell’attesa, Essere Animali ha organizzato dal 3 al 10 ottobre un tour in otto città italiane, invitando il coregista Keegan Kuhn. La serata conclusiva di questo tour si terrà sabato prossimo a Milano, in occasione del MiVeg, festival vegan giunto alla terza edizione e già diventato un must per la metropoli lombarda, tanto che l’anno scorso ha visto quasi 10mila presenze. Un’occasione utile non soltanto per vedere il documentario ma anche per approfondire altre tematiche etiche relative al nostro rapporto con gli animali e scoprire le realtà che si mettono in gioco, giorno dopo giorno, per sostenere un cambiamento nella società.