Dopo le polemiche sui numerosi viaggi all’estero di Ignazio Marino e l’accesso dei consiglieri comunali del M5S alla lista delle spese che il sindaco di Roma ha compiuto con la carta di credito a lui intestata ma collegata ai conti del Comune, è emerso che molte di queste sarebbero ingiustificate e non avrebbero alcun legame con i suoi compiti istituzionali. Si parla di cene dalla media di centinaia di euro l’una che di istituzionale non sembrano avere neanche l’ombra.
La sola notizia che un sindaco disponga di una carta di credito per “le spese impreviste” (che poi invece si rivelano esserlo) è il sintomo che qualcosa non va.
Non si capisce bene infatti (se non a pensare male) per quale motivo il comune mortale debba far rientrare le “spese impreviste” nello stipendio che riceve mensilmente o tutt’al più farsi rilasciare ricevuta per poi chiedere rimborso mentre per un Sindaco (con un misero stipendio da 4.500 Euro al mese) tutto ciò non valga con il privilegio di una carta (senza limiti?) da usare tranquillamente per uno spaghetto all’aragosta o una cena (in famiglia?) in un ristorante di lusso della capitale (per non parlare dei viaggi).
Il tutto in un Comune che a fine 2013 (certo non per colpa dell’attuale sindaco ma quando questo già andava per ristoranti) era vicino al collasso, con un buco di bilancio di oltre 8 miliardi di Euro, per i quali i romani pagano un’addizionale IRPEF dell’1%!
Forse sarebbe il caso di prendere esempio dagli inglesi che, dopo lo scandalo rimborsi più famoso della storia politica britannica che colpì la classe politica nel 2009, probabilmente presi da un attacco di populismo e demagogia acuta in stile 5 stelle, hanno dovuto cambiare rigorosamente il sistema dei rimborsi oltre a far finire in carcere chi aveva osato imbrogliare chiedendo rimborsi per spese che nulla avevano a che vedere con il loro ruolo istituzionale (senza contare le decine di dimissioni).
Un’inchiesta della trasmissione francese “Pièces à conviction” andata in onda qualche settimana fa su France3 ha illustrato molto bene come funziona oggi il rimborso spese per i parlamentari oltremanica (ma nulla osta ad applicarlo anche ai sindaci nostrani). Se prima dello scandalo i politici britannici abusavano della mancanza di controlli (un po’ come oggi in Italia) per farsi rimborsare ogni tipo di spesa dal contribuente (si andava dalle televisioni ai mobili passando per le seconde case) da allora con la creazione dell’Independent Parliamentary Standards Authority, un’Authority (davvero) indipendente, i parlamentari devono conservare e presentare ogni scontrino per il quale desiderano essere rimborsati a questi passano al rigoroso vaglio dell’istituzione che rimborsa unicamente le spese strettamente legate con l’attività istituzionale. Inoltre queste finiscono tutte on-line dove il cittadino elettore contribuente può visualizzare i famosi scontrini del proprio parlamentare e sapere quanto ha speso e per cosa.
Da allora le richieste di rimborso sono calate in modo considerevole e i rischi di abuso praticamente scomparsi. Perché non imitarli?