Il sindaco tenta l'operazione trasparenza. Dagli scontrini delle spese con la carta di credito del Campidoglio spuntano pranzi e cene in locali di alto livello. Il 26 dicembre 2013 in un ristorante a 200 metri dalla casa della madre. "Ero lì con dei giornalisti", assicura. Ma i titolari lo smentiscono. Anche Sant'Egidio, che si occupa di poveri, smentisce una cena a base di spaghetti all'aragosta da 263 euro. Dopo una simile vicenda, nel 2002, Marino lasciò la sua cattedra di Pittsburgh
La cena di Santo Stefano per sei in un ristorante a 200 metri dalla casa della madre. E un conto da 260 euro pagato con la carta di credito del Campidoglio. E non è il solo scontrino che fa alzare il ciglio. L’operazione trasparenza del sindaco Ignazio Marino, ancorché tardiva, al momento si rivela un boomerang. Riassunto. Assediato da ogni parte, il sindaco di Roma si ritrova a difendersi per le spese di viaggio a New York e da presunto “imbucato” ha deciso di passare al contrattacco. Così il primo cittadino della Capitale che annuncia la pubblicazione di tutti i rendiconti spesa della sua attività, unificati e accessibili ai cittadini. Ma solo dopo che il M5S ha messo le mani sui rendiconti depositando all’amministrazione un accesso agli atti con tanto di uso della forza, cioè chiamando i carabinieri.
Da 24 ore la contabilità dell’ufficio del sindaco riversa dunque scontrini e distinte per rimborsi. E non mancano quelli che provocano un qualche imbarazzo e sollevano richieste di chiarimenti, come racconta oggi il Corriere della Sera. In particolare una ricevuta da 260 euro per una cena che Marino ha consumato la sera del 26 dicembre 2013, pagata con una carta di credito a lui intestata ma “appoggiata” sui conti del Campidoglio, presso il ristorante “Antico Girarrosto Toscano” di via Campania, a Roma. Ristorante a due passi da via Veneto ma anche, fatalità vuole, a pochi metri dalla casa della madre di Marino, dove il sindaco va spesso. Il sindaco dichiara “sotto la sua responsabilità” che era lì per “una cena con alcuni rappresentanti della stampa per illustrare iniziative dell’amministrazione a carattere sociale per il periodo natalizio”.
Ma la versione del sindaco non coincide con quella dei titolari del ristorante dove – ricostruisce il quotidiano di Via Solferino – conoscono bene Marino, la madre e gli altri parenti che ricordano un’altra cosa: “Era una cena familiare, ed erano in cinque o sei”. Sei, per l’esattezza. Conto da 283 euro, scontato a 260: due bottiglie di vino (70 euro), sei secondi di carne (163 euro), acqua, contorni, dessert, caffé. Sicuri sulla data? “Assolutamente, era Santo Stefano. E Marino era con la famiglia”. Tanto basta perché la Lista Marchini si dichiari pronta “a portare tutto alla Corte dei Conti”. E le altre ricevute? Il sindaco pare prediligere due locali: “Sapore di Mare” e “Archimede”, ristoranti in centro, meta di vip, tutti e due a pochi metri da casa di Marino. Lì il sindaco cena con deputati e senatori, ordina champagne e vini pregiati, mangia pesce e cibi prelibati. Al “Sapore di Mare”, il 26 ottobre 2013, va “con alcuni esponenti della Comunità di Sant’Egidio” che si occupa dei poveri, e l’ordinazione è di “8 spaghetti all’aragosta”. Conto da 263 euro, ribassato a 150. Ma da Sant’Egidio arriva una smentita: “Qui nessuno ha mai cenato con il sindaco”. Altro locale: il “Manfredi”, roof garden sopra il Colosseo. Marino ci porta il magnate uzbeko Usmanov (conto da 3.500 euro) ma anche “chirurghi di fama internazionale che devono andare in udienza dal Papa”: 1.270 euro in dodici. Non è tutto. Tra gli alberghi c’è la ricevuta del Ritz Carlton di Philadelphia, intestata a “Ignazio Marino della Thomas Jefferson University”, dove Marino non insegna più da anni. Ultimo particolare: il sindaco dice di aver speso 44mila euro, 1.700 al mese. Però, come spese di rappresentanza, ci sono altri 128mila euro spesi nel 2014 .
La querelle in realtà riporta proprio negli States e non risulta del tutto nuova. Nel 2002 una storia simile di rimborsi non giustificabili costrinse Marino, allora luminare nell’ambito della cardiochirurgia, a dimettersi senza condizioni da tutti gli incarichi legati alla prestigiosa University of Pittsburgh Medical Center, compreso quello di direttore dell’Ismet, il centro di trapianti di fama internazionale nato a Palermo in collaborazione con l’università americana. Anche in quel caso, come oggi, Marino cercò di allontanare da sé l’accusa di aver intascato negli anni ottomila dollari di rimborsi spese ritenuti irregolari perché ottenuti presentandoli in copia alla stessa amministrazione sia in Italia che negli Usa. Allora Marino sostenne di aver segnalato per primo l’incongruenza. E che quello delle doppie ricevute fosse un piano per farlo fuori.