Nelle prossime tre settimane l’assemblea deve affrontare molti nodi, tra i quali la comunione ai divorziati e alle coppie di fatto nel solco delle aperture del Pontefice. Non è prevedibile alcun riconoscimento pratico verso gli omosessuali che "cercano Dio", tema appena esploso alla vigilia del Sinodo con le dimissioni di monsignor Krzysztof Charamsa, teologo della Congregazione per la dottrina della fede subito espulso dal Vaticano
“Il matrimonio tra uomo e donna non è un’utopia da ridicolizzare. No ai piaceri proibiti. Curare coppie ferite”. È il messaggio con il quale Papa Francesco ha voluto aprire il Sinodo dei vescovi sulla famiglia che per tre settimane, ovvero fino al 25 ottobre prossimo, dovrà trovare soluzioni concrete per l’accoglienza nella Chiesa dei divorziati risposati e dei gay. Un evento importante per la vita ecclesiale che alla vigilia è stata scossa dal coming out di monsignor Krzysztof Charamsa, teologo della Congregazione per la dottrina della fede, che ha rivelato di essere gay e di avere un compagno, e che è stato subito allontanato dal Vaticano.
Nella sua omelia, durante la messa nella Basilica di San Pietro con i 270 padri sinodali che animeranno il dibattito nelle prossime settimane, il Papa ha sottolineato che c’è “sempre meno serietà nel portare avanti un rapporto solido e fecondo di amore: nella salute e nella malattia, nella ricchezza e nella povertà, nella buona e nella cattiva sorte. L’amore duraturo, fedele, coscienzioso, stabile, fertile è sempre più deriso e guardato come se fosse roba dell’antichità. Sembrerebbe che le società più avanzate siano proprio quelle che hanno la percentuale più bassa di natalità e la percentuale più alta di aborto, di divorzio, di suicidi e di inquinamento ambientale e sociale”. Per Francesco, infatti, “il sogno di Dio per la sua creatura” è “vederla realizzata nell’unione di amore tra uomo e donna; felice nel cammino comune, feconda nella donazione reciproca”.
La denuncia del Papa è forte: “Oggi si vive il paradosso di un mondo globalizzato dove vediamo tante abitazioni lussuose e grattacieli, ma sempre meno il calore della casa e della famiglia; tanti progetti ambiziosi, ma poco tempo per vivere ciò che è stato realizzato; tanti mezzi sofisticati di divertimento, ma sempre di più un vuoto profondo nel cuore; tanti piaceri, ma poco amore; tanta libertà, ma poca autonomia. Sono sempre più in aumento le persone che si sentono sole, ma anche quelle che si chiudono nell’egoismo, nella malinconia, nella violenza distruttiva e nello schiavismo del piacere e del dio denaro”. Con un pensiero particolare “ai tanti uomini e donne lasciati dalla propria moglie e dal proprio marito” e “a tante persone che di fatto si sentono sole, non capite e non ascoltate; ai migranti e ai profughi che scappano da guerre e persecuzioni; e ai tanti giovani vittime della cultura del consumismo, dell’usa e getta e della cultura dello scarto”.
Bergoglio ha ricordato che a Gesù fu fatto “un tranello per farlo diventare all’improvviso antipatico alla folla che lo seguiva e che praticava il divorzio come realtà consolidata e intangibile”. Ma la sua risposta, ha spiegato il Papa, fu “schietta e inaspettata”, riportando “tutto all’origine della creazione, per insegnarci che Dio benedice l’amore umano, è lui che unisce i cuori di un uomo e una donna che si amano e li unisce nell’unità e nell’indissolubilità. Ciò significa che l’obiettivo della vita coniugale non è solamente vivere insieme per sempre, ma amarsi per sempre! Gesù ristabilisce così l’ordine originario ed originante”. Da qui l’esortazione di Francesco ai credenti “a superare ogni forma di individualismo e di legalismo, che nascondono un gretto egoismo e una paura di aderire all’autentico significato della coppia e della sessualità umana nel progetto di Dio. Infatti, solo alla luce della follia della gratuità dell’amore pasquale di Gesù apparirà comprensibile la follia della gratuità di un amore coniugale unico e usque ad mortem. Per Dio – ha sottolineato ancora il Papa – il matrimonio non è utopia adolescenziale, ma un sogno senza il quale la sua creatura sarà destinata alla solitudine! Infatti la paura di aderire a questo progetto paralizza il cuore umano. Paradossalmente anche l’uomo di oggi, che spesso ridicolizza questo disegno, rimane attirato e affascinato da ogni amore autentico, da ogni amore solido, da ogni amore fecondo, da ogni amore fedele e perpetuo. Lo vediamo andare dietro agli amori temporanei ma sogna l’amore autentico; corre dietro ai piaceri carnali ma desidera la donazione totale”.
Sui “piaceri proibiti”, Bergoglio ha citato uno scritto del 1989 del cardinale Joseph Ratzinger dove il futuro Papa tedesco scriveva: “I piaceri proibiti hanno perso la loro attrattiva appena han cessato di essere proibiti. Anche se vengono spinti all’estremo e vengono rinnovati all’infinito, risultano insipidi perché sono cose finite, e noi, invece, abbiamo sete di infinito”. Ma c’è spazio anche per una chiara e nuova apertura per i divorziati risposati. Francesco, infatti, ha ribadito che la Chiesa “non punta il dito per giudicare gli altri, ma, fedele alla sua natura di madre, si sente in dovere di cercare e curare le coppie ferite con l’olio dell’accoglienza e della misericordia; di essere ‘ospedale da campo’, con le porte aperte ad accogliere chiunque bussa chiedendo aiuto e sostegno; di uscire dal proprio recinto verso gli altri con amore vero, per camminare con l’umanità ferita, per includerla”.
Distinguendo, come affermava san Giovanni Paolo II, “l’errore e il male che devono essere sempre condannati e combattuti; ma l’uomo che cade o che sbaglia deve essere compreso e amato”, perché “la Chiesa deve cercarlo, accoglierlo e accompagnarlo, perché una Chiesa con le porte chiuse tradisce sé stessa e la sua missione, e invece di essere un ponte diventa una barriera”. Ma essa deve anche “difendere la sacralità della vita, di ogni vita” e “l’unità e l’indissolubilità del vincolo coniugale come segno della grazia di Dio e della capacità dell’uomo di amare seriamente”. Una missione che “che non si muta secondo le mode passeggere o le opinioni dominanti. La verità che protegge l’uomo e l’umanità dalle tentazioni dell’autoreferenzialità e dal trasformare l’amore fecondo in egoismo sterile, l’unione fedele in legami temporanei”.
All’angelus, il Papa ha voluto pregare affinché “tutti i genitori e gli educatori del mondo, come anche l’intera società, si facciano strumenti di quell’accoglienza e di quell’amore con cui Gesù abbraccia i più piccoli. Egli guarda nei loro cuori con la tenerezza e la sollecitudine di un padre e al tempo stesso di una madre. Penso a tanti bambini affamati, abbandonati, sfruttati, costretti alla guerra, rifiutati. È doloroso vedere le immagini di bambini infelici, con lo sguardo smarrito, che scappano da povertà e conflitti, bussano alle nostre porte e ai nostri cuori implorando aiuto. Il Signore ci aiuti a non essere società-fortezza, ma società-famiglia, capaci di accogliere, con regole adeguate, ma accogliere sempre con amore”. Bergoglio, infine, ha pregato anche perché il mondo sia liberato “dal flagello della guerra”.
Twitter: @FrancescoGrana