Nomi di peso della finanza italiana tra i 17 rinviati a giudizio per 13 dipendenti morti e due malati per tumori legati alla "fibra killer", utilizzata a Ivrea tra il '63 e il '96 per assemblare macchine da scrivere e come matariale edilizio. La Fiom: "La decisione vista lo scaricabarile sulle figure gerarchicamente più basse". La replica dell'Ingegnere: "Amareggiato, ma tesi accusatoria inconsistente"
Per i tredici dipendenti morti e i due ammalati all’Olivetti per colpa dell’amianto ci sarà un processo. Comincerà il 23 novembre prossimo. Il gup di Ivrea Cecilia Marino ha rinviato a giudizio 17 persone per accuse che vanno dall’omicidio colposo alle lesioni colpose. Tra gli imputati – tutti ex presidenti, amministratori o dirigenti dell’azienda dal 1963 al 1996 – ci sono nomi importanti dell’economia italiana come Carlo De Benedetti, Franco Debenedetti, Corrado Passera e Roberto Colaninno (imputato solo per le lesioni colpose). Un altro ex dirigente, Silvio Preve, era già stato rinviato a giudizio. Il giudice ha deciso di non procedere verso undici persone, quasi tutti ex componenti del cda dell’Olivetti e di altre aziende collegate: tra di loro ci sono Rodolfo e Marco De Benedetti.
Come ricostruito nelle indagini della procura di Ivrea, in molti stabilimenti dell’Olivetti l’amianto era presente. Veniva utilizzato come materiale per la fabbricazione della macchine da scrivere e dei calcolatori, un talco utilizzato per far assemblare le parti di gomma e di metallo che costava molto meno dei talchi privi di amianto. In altre parti era invece usato come materiale edilizio per il rivestimento degli ambienti di lavoro, delle condutture e per l’isolamento delle fonti di calore. In tutti questi luoghi i dipendenti sarebbero venuti a contatto con le fibre killer capaci di provocare tumori dopo anni di latenza, come il mesotelioma pleurico.
Per Federico Bellono, segretario provinciale della Fiom a Torino, “la decisione di oggi, che pure assolve i semplici membri del Cda, consente di andare a processo e stabilire finalmente le responsabilità anche individuali, a partire delle figure più autorevoli”. Per il sindacalista “si evita così lo scaricabarile verso le figure più in basso nella scala gerarchica”. A Ivrea – dove è nata la fabbrica fondata da Carlo Olivetti resa celebre da Adriano Olivetti – non è il primo processo per la morte di un dipendente provocata dall’amianto. In passato si era tenuto un procedimento contro Ottorino Beltrami, ex amministratore delegato condannato dalla Corte d’appello di Torino a sei mesi per omicidio colposo e deceduto prima di una sentenza definitiva. Altri processi potrebbe avvenire in futuro: un fascicolo bis è già aperto, mentre a Ivrea e nei dintorni si prevede un picco dei morti nel 2017.
“Considerata l’inconsistenza della tesi accusatoria, l’Ingegner Carlo De Benedetti è amareggiato per il rinvio a giudizio deciso dal gup del Tribunale di Ivrea, ma resta convinto che il processo stabilirà la sua totale estraneità ai reati che gli vengono contestati”, fa sapere in una nota il portavoce dell’imprenditore. “La corposa indagine dei Pubblici Ministeri si basa infatti su semplici ipotesi, che non si fondano né sulla realtà processuale né sulla realtà storica dell’azienda. L’Ingegner De Benedetti”, prosegue la nota, “ricorda ancora una volta che per quanto di sua competenza, nel periodo di permanenza in azienda, l’Olivetti ha sempre prestato la massima attenzione alla salute e alla sicurezza dei lavoratori, con strutture organizzative articolate e con misure adeguate alle normative e alle conoscenze scientifiche dell’epoca”.