L'uomo di Settimo Torinese si è finto cliente di un'autoscuola che prendeva tangenti per rilasciare le licenze di guida. Il legale: "Sostenne anche l'esame pratico per non rovinare il servizio, non ci fu dolo". Il pm Padalino: "Non ci può essere giustificazione, neppure la polizia può sottrarsi alle norme per svolgere indagini"
Rischia due anni di carcere per aver collaborato a un servizio del programma Striscia la notizia che denunciava un caso di corruzione nelle autoscuole. La procura di Torino ha chiesto di condannare un “infiltrato” della trasmissione di Canale 5 nell’ambito di un maxi processo per “patenti facili“. Del caso si stava occupando l’inviato Vittorio Brumotti, che non è coinvolto nel procedimento.
Un uomo residente a Settimo Torinese venne ingaggiato con il compito di contattare una delle autoscuole sospette e ottenere illecitamente la patente C versando una tangente: sbagliò nove risposte su dieci del quiz dell’esame teorico, filmando il tutto con una telecamera nascosta, e venne promosso. A quel punto Brumotti decise di contattare la polizia.
“L’unico problema di questa storia – afferma l’avvocato difensore, Antonio Mencobello – è che il mio assistito, una volta che le forze dell’ordine furono informate, sostenne anche la prova pratica di guida. Avrebbe dovuto rifiutarsi. Ma in questo modo avrebbe rovinato le indagini e il servizio. In ogni caso, non c’è corruzione perché non c’è il dolo“.
Il pm Andrea Padalino, però, ha spiegato in aula che si tratta di un caso di corruzione consumata e non può essere giustificato da nessuna altra esigenza. Anche le forze di polizia, ha aggiunto, devono attenersi a questo tipo di norme quando svolgono le indagini.
Nonostante i collaboratori del magistrato non avessero trovato il video negli archivi Mediaset, la polizia ne aveva una copia che è stata proiettata al processo.