Chissà se a Milano hanno qualche rimpianto, dopo la partita di domenica sera. Il Napoli umilia il Milan a San Siro, un uomo in tuta si prende la “Scala del calcio”. Ma siede sulla panchina sbagliata, quella azzurra. Quando invece c’è stato un momento in cui Maurizio Sarri sembrava davvero poter diventare l’allenatore del Milan. Il nuovo Sacchi. Non se n’è fatto nulla, e oggi il tecnico ex Empoli sta trasformando il Napoli da incompiuta in pretendente al titolo. Mentre i rossoneri continuano ad arrancare: da Inzaghi a Mihajlovic poco è cambiato. È la sliding doors delle rivoluzioni di Napoli e Milan. Sarri e Mihajlovic, due allenatori rivelazioni dell’ultima stagione per due grandi squadre in cerca di rinascita. Potevano finire l’uno al posto dell’altro. Di Sarri al Milan si parlò con insistenza dopo che il suo Empoli aveva dato lezioni a Inzaghi sia all’andata che al ritorno (conquistando due pareggi preziosi per la salvezza).
Sinisa, invece, pareva il sergente di ferro ideale per una piazza come Napoli e una squadra un po’ allo sbando per i metodi troppo “soft” di Benitez. Poi qualcosa è cambiato. A Milano hanno giudicato Sarri non pronto per la piazza, probabilmente anche per il suo scarso appeal. Un po’ a sorpresa se l’è preso De Laurentiis, innamorato (ma fino a un certo punto, vista la tentazione Montella) del suo modo di fare calcio. I rossoneri, invece, hanno virato sul serbo della Samp, dopo un inutile corteggiamento ad Ancelotti. Così, tra speranze e tentennamenti, sono partite le rifondazioni molto diverse delle due squadre. Più di mercato e caratteriale quella del Milan, più tattica e filosofica quella del Napoli.
Sarri: “Felice di aver scelto Napoli”
Galliani, di nuovo con carta bianca e assegni a sette zeri in mano, ha speso quasi cento milioni di euro per ricostruire una grande squadra. E fin qui il campo gli sta dando torto. Troppi investimenti mediatici in attacco, poca sostanza in difesa, dove Mihajlovic si ostina a schierare Rodrigo Ely (uno che pochi mesi fa giocava nell’Avellino), ma come alternative avrebbe solo Alex e Mexes. Bertolacci è l’ombra del centrocampista esploso al Genoa, e probabilmente è stato pagato troppo. Romagnoli è un ragazzo molto promettente, non un fuoriclasse da trenta milioni. De Laurentiis, invece, si è sbarazzato di Bigon per prendere come ds Giuntoli dal Carpi (un altro “operaio” del pallone), e ha condotto una campagna acquisti misurata: pochi innesti, alcuni mirati, altri semplicemente mancati.
Mihajlovic: “Napoli più forte, a noi serve Freud”
Un acquisto azzeccato come Allan, due fedelissimi di Sarri come Hisaj e Valdifiori; ma anche la beffa dell’operazione Soriano sfumata all’ultimo minuto, e il buco rimasto al centro della difesa (non colmato dall’oggetto misterioso Chiriches). La classifica e le ultime prestazioni scintillanti non rivalutano un mercato modesto, che era stato giudicato negativamente da addetti del settore e tifosi. La differenza tra il presente e il passato, fra il Napoli e il Milan, la sta facendo soprattutto Sarri. Lo si capisce anche dalle parole dei suoi giocatori: hanno cominciato ad assimilare i suoi schemi, la sua mentalità. E la formazione, che pure è grosso modo la stessa dello scorso anno, è profondamente diversa. Incontenibile davanti, dove Insigne è forse il miglior calciatore italiano del momento e Higuain pare finalmente sereno. Più sicura anche dietro, dove Koulibaly sta diventando un difensore e Albiol si ritrova (lentamente). Semplicemente più squadra. Quello che ancora non sono i rossoneri di Mihajlovic. Tutto per una scelta quest’estate, un bivio di fronte a cui Milan e Napoli, Sarri e Mihajlovic, avrebbero potuto prendere la direzione opposta.