A Roma c’è un prima e un dopo per i rom che abitano negli insediamenti precari. Lo spartiacque è segnato da una data, il 13 marzo 2015, giorno in cui Papa Francesco ha annunciato il Giubileo Straordinario della Misericordia. Subito dopo la proclamazione dell’Anno Santo – che verrà inaugurato l’8 dicembre – gli sgomberi forzati ai danni dei rom sono triplicati. Secondo i dati diffusi dall’Associazione 21 luglio, infatti, siamo passati da 2,8 operazioni al mese (nel 2014 e nei primi mesi del 2015) a 9,9 interventi dal marzo 2015 in poi. Questo ha fatto lievitare anche i costi. Se nel 2014 l’amministrazione capitolina aveva ordinato 34 sgomberi forzati, con una spesa stimata di oltre un milione di euro, nel 2015 ce ne sono stati 71 e il costo ha superato abbondantemente 1 milione e 300mila euro. Senza contare le oltre mille persone coinvolte che, dal giorno alla notte, si sono trovate senza un tetto – seppur precario – sulla testa.
L’aspetto centrale, infatti, resta quello umano. A farsi portavoce del trattamento ricevuto nei mesi scorsi è Liliana, madre di famiglia, che fino a qualche mese fa risiedeva nell’insediamento di Centocelle: “Era una mattina come tutte le altre, abbiamo portato i nostri figli a scuola e tornando verso il campo abbiamo visto una quindicina di volanti della polizia – racconta durante la presentazione del rapporto – ci hanno detto ‘dovete andare via, non potete stare più qui’”. Liliana ha difficoltà a ricordare quei momenti: “Non ci hanno avvisato prima, ci hanno solo detto che saremmo stati trasferiti sulla Cassia e che ci avrebbero separato dai nostri mariti”, spiega. Nel giro di poche ore, infatti, le ruspe hanno distrutto tutto: baracche, tende, materassi.
Le Nazioni Unite condannano tutto questo, come ricorda Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio: “Lasciare le persone senza un tetto sulla testa significa non rispettare le procedure previste dall’Onu e violare i diritti umani – spiega – è solo un atto di forza nei confronti dei soggetti più deboli”.
La concomitanza con il Giubileo della Misericordia dovrebbe far ben sperare, ma per ora le condizioni della comunità rom nella capitale sono peggiorate: “L’Anno Santo dovrebbe essere un momento per mettere fine alle ineguaglianze e alle ingiustizie – sottolinea Stasolla – invece i media e l’amministrazione continuano ad alimentare questa ghettizzazione del popolo rom”. A livello di inclusione sociale, infatti, non è stato fatto molto, nonostante le promesse fatte nel maggio scorso dal Campidoglio che aveva assicurato un nuovo corso nella gestione dei fondi destinati alla comunità, dopo lo scandalo di Mafia Capitale.
Per riportare l’attenzione sul problema l’Associazione 21 Luglio ha deciso di lanciare l’appello #PeccatoCapitale, destinato al sindaco Ignazio Marino, al prefetto di Roma Franco Gabrielli e all’assessore Francesca Danese. “A loro chiediamo una moratoria degli sgomberi forzati durante tutto il periodo del Giubileo e l’apertura di una tavola rotonda per risolvere la questione abitativa di queste persone”. Sugli stessi toni Padre Alex Zanotelli, venuto da Napoli per sostenere i diritti di questa popolazione: “Siamo davanti al dramma di questa gente che spesso vive nella miseria più nera – ammette – anche a Napoli non riceviamo altro che porte in faccia”. E non può fare a meno di ricordare le parole del governatore della Campania Vincenzo De Luca: “Ha annunciato lo sgombero del campo rom di Giugliano – ricorda – e ha chiesto allo Stato di usare la mano pesante, senza pensare alle condizioni in cui vivono queste persone”. Per questo padre Zanotelli propone un asse Roma-Napoli per trovare una via d’uscita: “Dobbiamo essere uniti per far sentire la nostra voce alle autorità e dare finalmente parola ai rom”, sottolinea. Ma il primo passo da compiere è fare presente il problema degli sgomberi forzati a Papa Francesco: “Dobbiamo fargli avere questo rapporto – conclude – perché tutto questo finisca al più presto”.