Come ricorderanno le lettrici e i lettori di questo blog, il mese scorso Amnesty International e altre Ong per i diritti umani avevano sollecitato il Consiglio Onu dei diritti umani a istituire, tramite una sua risoluzione, una commissione internazionale d’inchiesta sui crimini di guerra in corso nello Yemen, dove dal 27 marzo 2015 una coalizione regionale guidata dall’Arabia Saudita sta bombardando le postazioni dei ribelli sciiti houti e, purtroppo, non solo quelle.
Nei sei mesi di conflitto, hanno perso la vita oltre 2300 civili tra cui 400 bambini e oltre un milione e mezzo di persone risulta sfollato.
Sebbene gli houti abbiano commesso a loro volta numerosi crimini di guerra, la maggior parte delle vittime civili è stata provocata dagli attacchi indiscriminati della coalizione a guida saudita, che sta utilizzando anche armi vietate made in Usa, come le bombe a grappolo e – forse – anche armi prodotte in Italia.
L’Olanda aveva raccolto l’appello delle Ong per i diritti umani, ma il 30 settembre ha dovuto ritirare la sua proposta di risoluzione di una commissione internazionale d’inchiesta per mancanza di consenso.
Il consenso, invece, l’ha ottenuto una risoluzione presentata dall’Arabia Saudita e dallo Yemen.
Il testo, approvato il 2 ottobre (grazie al voto dei paesi asiatici, che in precedenza avevano garantito la nomina dell’ambasciatore saudita presso le Nazioni Unite a capo della commissione che raccomanda gli esperti sui diritti umani), non fa alcun riferimento agli attacchi della coalizione a guida saudita (e ci mancherebbe!) e chiede all’Alto commissario Onu per i diritti umani di coadiuvare la commissione nazionale d’inchiesta istituita dal governo dello Yemen (appoggiato da Usa, Regno Unito e ovviamente dall’Arabia Saudita) per far luce sulle violazioni del diritto internazionale umanitario commesse nel corso del conflitto.
Come non detto, dunque.
La lezione da apprendere da questa vicenda è che l’Arabia Saudita è una potenza internazionale che è in grado di mobilitare consenso in favore della propria impunità e che mostra un palese disprezzo per i diritti umani. Sorda per il momento agli appelli per salvare Mohamed al-Nimr dalla forca e Raif Badawi dalla frusta.