L'ambasciatore saudita a Roma, in una "lettera aperta agli amici italiani", critica le iniziative e gli appelli affinché il 20enne - condannato alla pena di morte per avere partecipato a una manifestazione antigovernativa - non venga decapitato e crocifisso. "Non è nostro uso interferire negli affari interni di altre nazioni"
Amnesty International Italia e l’associazione Nessuno tocchi Caino. E ancora una petizione su Change.org, la campagna dell’agenzia Aki-Adnkronos International e l’appello di politici, organizzazioni per la difesa dei diritti umani e intellettuali e il sit in dei Socialisti Europei di Roma il 9 ottobre alle ore 16 davanti all’ambasciata dell’Arabia Saudita a Roma. Tutto per salvare la vita a Ali Al Nimr, 20enne condannato alla decapitazione e alla successiva crocifissione fino a putrefazione. Iniziative che, però, sono state duramente attaccate da Riad che precisa di “non volere lezioni dall’Italia” e che il ragazzo – condannato a morte per avere partecipato a una manifestazione antigovernativa – è in realtà “colpevole di 14 reati”, come ha valutato “la magistratura indipendente saudita”.
Parole alle quali reagisce Sergio D’Elia, segretario di Nessuno Tocchi Caino: “I sauditi – dice – si assumano la responsabilità di praticare la pena di morte violando gli impegni internazionali, gli standard internazionali, il diritto internazionale che hanno sottoscritto. Se consideriamo lo Stato italiano in quanto tale – prosegue nel ragionamento – non può dare lezioni, ma se lo paragoniamo allo stato saudita, il paragone non può reggere”. Riccardo Noury di Amnesty Italia che si dice “dispiaciuto” per “questo tipo di reazione” e aggiunge che”in gioco non ci sono contestazioni o critiche nei confronti della cultura, della tradizione, degli usi e dei costumi della società saudita. In ballo c’è la questione dei diritti umani, che sono universali“.
“Non tolleriamo che altri Paesi intervengano in nostri affari interni” – “Anche noi potremmo non gradire alcuni aspetti della cultura, della politica o del sistema giuridico italiani, ma non ci troverete ad impartirvi lezioni su come condurre i vostri propri affari”, ha scritto l’ambasciatore saudita a Roma, Rayed Khalid A. Krimly, in una “lettera aperta agli amici italiani”, in cui denuncia alcuni “spiacevoli” attacchi da parte del nostro paese. L’ambasciatore afferma che “è spiacevole e sorprendente” che le relazioni “in forte sviluppo” tra Italia e Arabia Saudita “siano oggetto di attacco da parte di alcuni individui male informati”. “L’Arabia Saudita – si legge nella lettera – è un Paese orgogliosamente indipendente e non è mai stato dominato da potenze coloniali. Non è nostro uso interferire negli affari interni di altre nazioni, e certamente non tolleriamo che altri tentino di interferire nei nostri”.
“Il potenziale degli interessi comuni – scrive – e delle interazioni reciprocamente vantaggiose tra i nostri due popoli è ancora di gran lunga lontano da quello che è stato finora compiuto. Adoperiamoci pertanto a cooperare per la realizzazione di questo potenziale”.
Attacco alle organizzazioni umanitarie – Krimly ha poi attaccato le organizzazioni per i diritti umani che, ha detto, “risulterebbero essere più credibili se dedicassero parte del loro impegno focalizzandosi su Paesi che occupano gli altrui territori e creano insediamenti illegali, o su regimi che si macchiano del crimine dell’assassinio di centinaia di migliaia di concittadini con le loro bombe a barile ed armi chimiche”. Insomma, ha proseguito, “dovrebbero approfondire la conoscenza dei casi particolari che si trovano a criticare”.
“In Arabia Saudita magistratura indipendente” – Tornando sul caso di Al Nimr, l’ambasciatore ha aggiunto che il giovane è stato condannato a morte da una magistratura “indipendente” in quanto “colpevole di 14 reati”. Tra questi “molteplici aggressioni armate contro mezzi della polizia, contro personale e stazioni di polizia con armi e bombe molotov, creazione di cellule terroristiche armate, protezione e assistenza offerta a terroristi ricercati, ripetute rapine a mano armata a danno di negozi e farmacie, nonché reiterati attacchi a proprietà private e pubbliche”.
Krimly ha aggiunto che “apparentemente il Regno viene criticato perché il suo sistema giudiziario indipendente ha emesso sentenze sulla base di leggi saudite contro dei cittadini sauditi, laddove l’Arabia Saudita sta semplicemente ottemperando a due principi molto importanti: la supremazia del diritto e del processo nelle dovute forme di legge, l’indipendenza della magistratura”. E sempre sul sistema giudiziario saudita ha concluso: “A differenza di molti Paesi in via di sviluppo” quello saudita “non applica lo stato di emergenza o le corti militari o sentenze arbitrarie di tribunali speciali”.