Dopo mesi di polemiche e trattative, con annessi esposti in Procura da parte della presidente del quartiere Ilaria Giorgietti, il collettivo ha ricevuto dal Comune un altro ordine di lasciare i locali del Cassero di Porta Santo Stefano
In questo clima non certo disteso, un centinaio di attivisti muniti di megafono, striscioni e cartelli ha deciso di dare vita a un presidio rumoroso e colorato di fronte all’ingresso della sede di Atlantide, proprio nel giorno e nell’ora della scadenza dell’ultimatum. Davanti alla porta è stato anche preparato un percorso a ostacoli con bicchieri pieni di vernice rosa e gavettoni: “In questo modo se vorranno sgomberarci dovranno sporcarsi le mani”. I manifestanti sono rimasti per quasi tre ore, intonando canzoni e slogan ironiche contro il sindaco che poche ore prima aveva chiuso lo spazio alle mediazioni parlando di “lobby gay”. “E’ una definizione che generalmente appartiene alla destra – e che segnala il fatto che purtroppo Merola non ha capito nulla della nostra storia e di quello che siamo” commenta Beatrice, una delle rappresentanti del collettivo lgbt. “Quella di Atlantide – continua – è la storia di gruppi di femministe, lesbiche, gay trans e punk, che hanno scelto una casa nella quale sviluppare i propri progetti politici, culturali e sociali”.
Dopo la fine della convenzione, in Comune si stava lavorando per trovare un altro spazio e regolarizzare la posizione del collettivo. “Di sicuro non ci aspettavamo questa mossa: abbiamo avuto la notizia di un nuovo avviso di sgombero mentre eravamo in riunione con l’assessore Ronchi, con cui avevamo intrapreso un percorso di confronto istituzionale fin dall’estate dell’anno scorso”. Il pugno duro di Merola dunque cambia tutto. “Al Comune adesso non chiediamo più niente. Di sicuro nei prossimi giorni però lanceremo una campagna, che speriamo diventi virale e che avrà come hashtag #atlantideovunque. Per dire che anche dopo lo sgombero e l’espulsione violenta della nostra sede storica continueremo le nostre attività politiche, sociali e culturali in città”.
Non nascondono la loro delusione per le dichiarazioni del sindaco anche il presente dell’Arcigay di Bologna, Vincenzo Branà, e quello dell’Arcigay nazionale, Flavio Romani, entrambi presenti al sit in contro lo sgombero di Atlantide. “Siamo amareggiati per le parole del sindaco Merola, lo stesso che ha autorizzato le trascrizioni delle nozze omosessuali e che ha parlato dal palco del Gay Pride. Sentirlo usare parole come ‘lobby gay’, in genere in bocca ai conservatori e ai nostri avversari, mette molta tristezza”. Anche Sel non l’ha presa bene, e la consigliera Cathy La Torre si è più volte schierata dalla parte di Atlantide (si è presentata nell’aula del consiglio con un tulle rosa proprio come gesto di solidarietà al collettivo). Il Pd invece ha votato insieme a Lega, Forza Italia e Movimento 5 stelle un ordine del giorno proposto dalla destra, in cui si esprime sostegno al sindaco. Tutto questo a pochi mesi dalle amministrative che decideranno il prossimo sindaco di Bologna, con alleanze, intese ed equilibri ancora tutti da definire.