Il peso dei crediti deteriorati “limiterà la politica di erogazione del credito delle banche” e “peserà sulle prospettive di ripresa“. Ad evidenziare ancora una volta il problema dei 330 miliardi di prestiti difficili o impossibili da recuperare è Standard & Poor’s, nel suo rapporto annuale sulle aziende italiane. In cui la ripresa italiana viene definita ancora “superficiale“: il pil è visto in salita dello 0,7% quest’anno e dell’1,2% nel biennio successivo. Il governo come è noto sta studiando da tempo interventi per aiutare gli istituti a ridurre il peso dei crediti in sofferenza nei bilanci. Ma sull’ipotesi di una “bad bank” non ha mai ottenuto il via libera della Commissione Ue.
L’agenzia di rating scrive poi che il recente aumento delle acquisizioni di società italiane da parte di gruppi stranieri è stato determinato dalle politiche dell’esecutivo che hanno creato “un contesto più stabile in termini di politiche pro-business”. A fine agosto le operazioni messe in campo nel corso dell’anno da aziende estere – dall’acquisto di Italcementi da parte di Heidelberg Cement all’intesa Pirelli–Chem China – valevano 22 miliardi, contro i 14,2 del 2014.
Tuttavia secondo S&P anche le aziende italiane ricominceranno a investire dopo anni di declino. “Ci aspettiamo che gli investimenti inizieranno a ripartire dal prossimo anno. Il calo degli investimenti ha pesato sul calo del Pil, passando dall’11% del Pil del 2008 al 9% del 2014”, si legge nel report. Una dinamica “sostenuta da un migliore accesso al credito”.