Il ministro ha proposto ai colleghi dell'Ecofin di mettere a punto un "sistema di assicurazione" finanziato con risorse comuni e legato non al tasso dei senza lavoro ma alla sua variazione. "Potrebbe essere fatto senza cambiare i Trattati"
L’Eurozona deve mettere a punto un sussidio unico contro la disoccupazione. A proporlo è stato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, durante la riunione dei responsabili delle Finanze dell’area euro in Lussemburgo. Questo “sistema di assicurazione” dovrebbe essere “finanziato da risorse comuni e potrebbe essere fatto senza cambiare i Trattati“, “anche subito, se c’è la volontà politica“, ha detto Padoan. Spiegando che la misura avrebbe “un forte significato sostanziale ma anche simbolico, perché ci ricorderebbe che l’Unione monetaria non è solo moneta, banche e politica fiscale, ma anche politica per la crescita e il lavoro”. Di fatto si tratta di “un’estensione a livello di Unione monetaria di meccanismi che a livello nazionale già ci sono”, ma con il valore aggiunto di “riconoscere che la disoccupazione è un problema europeo o della zona euro e non solo di un Paese”.
Il meccanismo “permetterebbe in via temporanea a un lavoratore disoccupato per via di uno shock che colpisce l’Unione monetaria di traghettare da una situazione di disoccupazione a un nuovo lavoro”. Per ottenere il via libera dei Paesi del Nord Europa, il sussidio verrebbe applicato nel caso di “un Paese che soffre più di un altro di un aumento della disoccupazione ciclica, quindi non sul livello ma sulla variazione“. In questo modo ne beneficerebbero sia gli Stati del Nord Europa che hanno una bassa disoccupazione, sia da quelli del Sud come Italia, Spagna o Grecia, che hanno un tasso molto più elevato.
Il tema non è nuovo, “fu discusso all’Ecofin informale di Milano sotto la presidenza italiana, quando facemmo una conversazione a porte chiuse con tutti i ministri. Questa proposta è più dettagliata e ne ho parlato bilaterlamente con alcuni colleghi. Mi auguro di poterne parlare con tutti e di poter lanciare nel dibattito del rapporto dei cinque presidenti anche questo tema”.