Una “catastrofe mondiale” che porterà i Paesi del Mediterraneo – Italia, Spagna, Grecia e Portogallo compresi – al fallimento, perché il blocco del Canale di Suez da parte dell’Isis potrebbe far schizzare il prezzo del petrolio oltre i 200 dollari al barile. Da lì la grave crisi economica e sociale, mentre lo Stato Islamico avanza e, magari, riesce a conquistare la Mecca. Così Al-Baghdadi realizzerebbe il sogno dei musulmani, di unire tutta la umma “dal Marocco alle Filippine” sotto un unico Califfato, “come se fosse un dono di Allah“.
Sono questi alcuni degli effetti della caduta di Assad secondo Ahmed Gheddafi Al Dam, cugino di Muhammar Gheddafi ed ex ufficiale dell’intelligence libica durante il regime del colonnello, fuggito in Egitto nel 2011. In un’intervista al Daily Mail, spiega che la fine della dittatura del presidente siriano sarebbe fonte certa di instabilità in tutto il mondo, non solo nell’area oggi controllata da Isis. L’unica soluzione per l’Occidente? Affiancarsi alla Russia – che sostiene Assad – e ai suoi raid.
“Con Assad è possibile ragionare e non costituirà un pericolo per i suoi vicini, mentre non sarà possibile ragionare con le milizie” dell’Is, afferma il cugino del defunto colonnello Gheddafi, che nel suo passato ruolo di inviato del regime libico ha avuto modo di incontrare in più occasioni il presidente siriane.
Sono previsioni geopolitiche a cui più volte, anche in passato, l’ex militare si era lasciato andare. In alcuni casi si sono rivelate infondate, in altri particolarmente accurate, scrive il Daily Mail. Un esempio su tutti: a inizio anno Al Dam aveva parlato di oltre 500mila profughi che avrebbero raggiunto l’Europa. Una cifra che è già stata superata. E sottolineava anche come a bordo dei barconi i migranti avrebbero portato con sé e introdotto quindi in Europa il sarin, gas nervino nascosto negli arsenali di Gheddafi e utilizzato da Assad contro i ribelli.
Secondo Al Dam – che col suo clan vorrebbe tornare al potere in Libia – il responsabile della destabilizzazione dell’area e della crisi dei migranti è la Nato, e l’Isis è soltanto una delle conseguenze del caos politico. Il cugino di Gheddafi ha anche avvertito che, data la situazione in Libia, non è da escludere che si verifichino lungo i duemila chilometri di costa atti di pirateria simili a quelli avvenuti in Somalia, in grado di distruggere rotte commerciali e flussi turistici in tutto il Mediterraneo. E a marzo l’ex militare ha anche messo in guardia l’Europa: entro due anni, ha detto, affronterà il “suo” 11 settembre.