Il collaboratore di giustizia ha spiegato ai magistrati di Caltanissetta che venne messa in scena una rapina per depistare le indagini, ma nessuno dei killer voleva tenere quel denaro considerato "maledetto"
“Nessuno si poteva impossessare dei soldi. Che cosa dovevamo fare? Abbiamo deciso di giocarli al lotto, poi la vincita l’abbiamo suddivisa”. Il denaro era quello prelevato dal borsello di padre Puglisi per simulare la rapina dopo il delitto. A raccontarlo ai magistrati di Caltanissetta è Gaspare Spatuzza, l’uomo che ha permesso la riapertura delle indagini sulla strage di via D’Amelio e confermato le dichiarazioni di Salvatore Grigoli, colui che materialmente sparò il colpo di pistola che uccise il parroco di Brancaccio la sera del 15 settembre ’93, giorno del suo compleanno.
La vicenda, riporta il Giornale di Sicilia, è ritornata nella mente del pentito di Brancaccio durante un confronto che ha tenuto con il nuovo collaborante Cosimo D’Amato. I due si sono confrontati davanti ai pm di Caltanissetta, all’epoca guidati dal procuratore Sergio Lari. È a quel punto che Spatuzza getta una frase: “C’ è tutta una storia che…”. I magistrati attendono il seguito e lui continua: “Che ci siamo giocati i numeri, con i soldi del povero beato don Puglisi, ci siamo giocati i numeri, di questa moto e abbiamo preso anche, al lotto, abbiamo preso la vincita”. I magistrati chiedono: “Con i soldi che avete preso a padre Puglisi?”. “Non li abbiamo rubati” precisa il pentito e continua: “Quei soldi per noi rappresentavano… erano maledetti, ma, nessuno si poteva impossessare dei soldi, quindi, che cosa dovevamo fare? Abbiamo deciso di… con Cosimo Lo Nigro di investirli, di giocarli al lotto, di cui abbiamo preso, poi la vincita l’abbiamo suddivisa. Al lotto avevamo giocato i numeri della targa della moto”.