Non è bastato lo shock dei giorni scorsi per l’inchiesta e gli arresti di un gruppo di presunti estorsori ed usurai che per anni avrebbero taglieggiato gli imprenditori del distretto ceramico più importante d’Italia. E poi la scoperta che tre carabinieri li avrebbero protetti. In una tranquilla domenica di ottobre Sassuolo è stata infatti sconvolta dalla notizia che Giuseppe Megale, capogruppo Pd in consiglio comunale (il partito del sindaco Claudio Pistoni, eletto a maggio 2014), è indagato nella stessa inchiesta dalla procura della Repubblica di Modena per il reato di corruzione elettorale (da non confondere col reato, più grave, di voto di scambio politico-mafioso).
I fatti contestati si sarebbero verificati, secondo i pm, in occasione dell’ultima campagna per le amministrative nella cittadina in provincia di Modena. È stato lo stesso Megale ad annunciare di essere finito sotto indagine in una lettera pubblica nella quale annunciava anche la sua decisione di dimettersi da consigliere comunale: “Per rispetto dei molti che mi hanno dato fiducia pochi mesi fa, desidero essere io a dare la notizia”, ha scritto Megale. “Nei giorni scorsi, con mia grande sorpresa, ho ricevuto un avviso di garanzia per presunte promesse di favoritismi, riguardanti la campagna elettorale scorsa. Personalmente, sono sereno: durante il mio impegno in politica, e chi mi conosce lo sa bene, ho sempre tenuto un comportamento corretto e leale, comportamento che ho sempre seguito in tutta la mia vita, sia privata che lavorativa”.
Appena pochi giorni fa la Guardia di Finanza di Modena e il commissariato di Polizia di Sassuolo, nell’ambito dell’operazione denominata The untouchables (Gli intoccabili) avevano messo agli arresti domiciliari due persone, Rocco Ambrisie Adamo Bonini. Il primo accusato di estorsione e usura, il secondo solo di usura. I due sarebbero legati alla famiglia Ambrisi, trasferitasi da sud e da oltre 20 anni nota nella zona della ceramica per il suo spessore criminale. Secondo i pm, i tassi di usura applicati a imprese, artigiani e ristoratori dell’area di Sassuolo sarebbero arrivati sino al 417%. I pm – che hanno ottenuto dal Gip anche un sequestro di beni di beni per 1,7 milioni di euro – avevano poi chiesto e ottenuto il divieto di dimora anche per tre carabinieri, accusati di corruzione, abuso d’ufficio, rivelazione di segreti di ufficio e favoreggiamento per avere aiutato Ambrisi e Bonini.
Non è ancora chiaro tuttavia come Megale entri nell’inchiesta Untouchables. Tra gli investigatori in queste ore solo bocche cucite, visto che il loro lavoro continua. Si sta cercando di capire se oltre a un’eventuale richiesta legittima di voti, da parte di Megale ci sia stata una promessa o una garanzia di favori in cambio di voti. Non trapela però finora a chi questa presunta promessa sarebbe stata rivolta. “Con fermezza e coscienza rivendico la correttezza del mio comportamento – ha scritto Megale nella sua lettera di dimissioni – non ho mai fatto promesse nell’esercizio delle funzioni amministrative. L’onestà e la trasparenza sono i prerequisiti essenziali per chi fa politica, non c’è spazio per il sospetto. Attendo, quindi, con pazienza, fiducia e piena disponibilità nei confronti della magistratura, che si compiano tutti gli atti necessari a chiarire la correttezza del mio comportamento”.
Al momento degli arresti l’1 ottobre i pm modenesi avevano anche acquisito documentazione sia dal Comune di Sassuolo sia da una società partecipata ed è stato sentito dagli inquirenti anche il sindaco Claudio Pistoni (che non è indagato). “Politicamente, so che ci saranno speculazioni e che qualcuno proverà ad approfittarne per cercare di danneggiare il positivo operato di questa amministrazione, nonostante si tratti di un avviso d’indagine, non di una condanna che, sono sicuro, non arriverà”, ha scritto Megale che poi ha concluso: “Ribadisco che le indagini in corso su di me non hanno alcuna relazione con l’attuale amministrazione. Il Pd di Sassuolo intanto con una nota accoglie “con grande rispetto il gesto di responsabilità compiuto da Giuseppe Megale, nel rassegnare le sue dimissioni ed evitare che l’operato del gruppo Pd possa essere macchiato anche solo dal sospetto di quelle azioni”.
Emilia Romagna
Sassuolo, si dimette capogruppo Pd: è indagato per corruzione elettorale
I fatti contestati si sarebbero verificati, secondo i pm, in occasione dell'ultima campagna per le amministrative nella cittadina in provincia di Modena. È stato lo stesso Giuseppe Megale a rivelare di essere finito sotto indagine in una lettera pubblica nella quale annunciava anche la sua decisione di dimettersi da consigliere comunale
Non è bastato lo shock dei giorni scorsi per l’inchiesta e gli arresti di un gruppo di presunti estorsori ed usurai che per anni avrebbero taglieggiato gli imprenditori del distretto ceramico più importante d’Italia. E poi la scoperta che tre carabinieri li avrebbero protetti. In una tranquilla domenica di ottobre Sassuolo è stata infatti sconvolta dalla notizia che Giuseppe Megale, capogruppo Pd in consiglio comunale (il partito del sindaco Claudio Pistoni, eletto a maggio 2014), è indagato nella stessa inchiesta dalla procura della Repubblica di Modena per il reato di corruzione elettorale (da non confondere col reato, più grave, di voto di scambio politico-mafioso).
I fatti contestati si sarebbero verificati, secondo i pm, in occasione dell’ultima campagna per le amministrative nella cittadina in provincia di Modena. È stato lo stesso Megale ad annunciare di essere finito sotto indagine in una lettera pubblica nella quale annunciava anche la sua decisione di dimettersi da consigliere comunale: “Per rispetto dei molti che mi hanno dato fiducia pochi mesi fa, desidero essere io a dare la notizia”, ha scritto Megale. “Nei giorni scorsi, con mia grande sorpresa, ho ricevuto un avviso di garanzia per presunte promesse di favoritismi, riguardanti la campagna elettorale scorsa. Personalmente, sono sereno: durante il mio impegno in politica, e chi mi conosce lo sa bene, ho sempre tenuto un comportamento corretto e leale, comportamento che ho sempre seguito in tutta la mia vita, sia privata che lavorativa”.
Appena pochi giorni fa la Guardia di Finanza di Modena e il commissariato di Polizia di Sassuolo, nell’ambito dell’operazione denominata The untouchables (Gli intoccabili) avevano messo agli arresti domiciliari due persone, Rocco Ambrisie Adamo Bonini. Il primo accusato di estorsione e usura, il secondo solo di usura. I due sarebbero legati alla famiglia Ambrisi, trasferitasi da sud e da oltre 20 anni nota nella zona della ceramica per il suo spessore criminale. Secondo i pm, i tassi di usura applicati a imprese, artigiani e ristoratori dell’area di Sassuolo sarebbero arrivati sino al 417%. I pm – che hanno ottenuto dal Gip anche un sequestro di beni di beni per 1,7 milioni di euro – avevano poi chiesto e ottenuto il divieto di dimora anche per tre carabinieri, accusati di corruzione, abuso d’ufficio, rivelazione di segreti di ufficio e favoreggiamento per avere aiutato Ambrisi e Bonini.
Non è ancora chiaro tuttavia come Megale entri nell’inchiesta Untouchables. Tra gli investigatori in queste ore solo bocche cucite, visto che il loro lavoro continua. Si sta cercando di capire se oltre a un’eventuale richiesta legittima di voti, da parte di Megale ci sia stata una promessa o una garanzia di favori in cambio di voti. Non trapela però finora a chi questa presunta promessa sarebbe stata rivolta. “Con fermezza e coscienza rivendico la correttezza del mio comportamento – ha scritto Megale nella sua lettera di dimissioni – non ho mai fatto promesse nell’esercizio delle funzioni amministrative. L’onestà e la trasparenza sono i prerequisiti essenziali per chi fa politica, non c’è spazio per il sospetto. Attendo, quindi, con pazienza, fiducia e piena disponibilità nei confronti della magistratura, che si compiano tutti gli atti necessari a chiarire la correttezza del mio comportamento”.
Al momento degli arresti l’1 ottobre i pm modenesi avevano anche acquisito documentazione sia dal Comune di Sassuolo sia da una società partecipata ed è stato sentito dagli inquirenti anche il sindaco Claudio Pistoni (che non è indagato). “Politicamente, so che ci saranno speculazioni e che qualcuno proverà ad approfittarne per cercare di danneggiare il positivo operato di questa amministrazione, nonostante si tratti di un avviso d’indagine, non di una condanna che, sono sicuro, non arriverà”, ha scritto Megale che poi ha concluso: “Ribadisco che le indagini in corso su di me non hanno alcuna relazione con l’attuale amministrazione. Il Pd di Sassuolo intanto con una nota accoglie “con grande rispetto il gesto di responsabilità compiuto da Giuseppe Megale, nel rassegnare le sue dimissioni ed evitare che l’operato del gruppo Pd possa essere macchiato anche solo dal sospetto di quelle azioni”.
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Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.
(Adnkronos) - Gli attacchi - ordinati secondo quanto riferito dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump - hanno colpito radar, difese aeree e sistemi missilistici e di droni. Secondo il Times, l'obiettivo è riaprire le rotte di navigazione nel Mar Rosso che sono state minacciate dagli attacchi degli Houthi alle navi israeliane.