La cancelliera annuncia una rivoluzione copernicana nelle procedure alla base della gestione dell'accoglienza, parlando alla plenaria dell’Europarlamento nel discorso congiunto con il presidente francese François Hollande. Il riferimento è al regolamento Ue secondo il quale il migrante deve restare nel Paese in cui ha fatto richiesta di asilo politico
Le vecchie regole non bastano più. Il trattato di “Dublino è stato ormai superato. Mi impegno a lavorare a una nuova procedura che ottemperi a equità e solidarietà”. Angela Merkel promette una rivoluzione copernicana nelle procedure alla base della gestione dell’accoglienza dei migranti, parlando alla plenaria dell’Europarlamento nel discorso congiunto con il presidente francese François Hollande. Il riferimento è al regolamento Ue secondo il quale il migrante deve restare nel Paese in cui ha fatto richiesta di asilo politico. “Proprio ora abbiamo bisogno di più Europa – ha spiegato ancora la cancelliera – abbiamo bisogno della coesione e del coraggio che l’Europa ha saputo dimostrare in passato”.
I leader di Germania e Francia parlano al Parlamento europeo in un formato inedito: i due si rivolgono assieme all’emiciclo per tracciare il sentiero per uscire dalla crisi, quindi ascolteranno i presidenti dei gruppi politici, poi chiuderanno con un intervento finale. Bruxelles, ha detto ancora la Merkel, deve essere in grado di intervenire sul problema del flussi anche al di fuori dei propri confini: “Il gran numero di rifugiati che sta arrivando in Europa ha cambiato l’agenda della Ue. E lo farà sempre di più”. Per questo l’Ue “deve cercare di fermare i flussi, affrontando le cause di queste migrazioni, che sono spesso legate ai conflitti”. In particolare “dobbiamo aiutare i Paesi vicini della Siria che ospitano milioni di profughi” e la Turchia, che “gioca ruolo cruciale. Dobbiamo dare il nostro sostegno perché accolgano le persone e combattano i trafficanti di esseri umani”, ha sottolineato.
Il vero convitato di pietra nell’emiciclo è Tayyip Recep Erdogan, passato a Strasburgo, Lussemburgo e Bruxelles per una serie di incontri in cui ha messo le cose in chiaro: l’aiuto dell’Unione europea per arginare flussi migratori, originati in Iraq e soprattutto in Siria, è certamente ben accetto, ma non è abbastanza. Lo scorso mese il vertice Ue sull’immigrazione ha deciso di utilizzare un miliardo di euro per aiutare la Turchia, ma da Ankara fanno sapere che la cifra è ben lontana da ciò che serve davvero. Erdogan, tra l’altro, ha chiesto un appoggio per creare un’area cuscinetto tra Turchia e Siria. Tale richiesta è “sotto attenta considerazione”, fa sapere il vice presidente della Commissione europea Frans Timmermans, il quale però martedì ha sottolineato che Bruxelles e Ankara stanno negoziando “come gestire la crisi migratoria, non come porre fine al conflitto in Siria, che è ben altra questione”.
I veri nodi, in effetti, sembrano tutti all’interno dell’Unione, che ancora non riesce ad accordarsi sulla definizione della Turchia come “Paese sicuro”, dal quale cioè non provengono persone considerabili come profughi. Erdogan, che lunedì ha incontrato Juncker e Tusk a Bruxelles, “è il miglior partner possibile”, ha detto il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, spiegando che decisioni operative potrebbero essere adottate alla prossima riunione del 15-16 ottobre a Bruxelles.