A riferirlo è l'Osservatorio nazionale per i diritti umani che parla di numerosi bombardamenti, appoggiati anche dai caccia di Mosca, in particolare nel nord della provincia di Hama, nella Siria centrale, e nelle zone di Idlib, nell'ovest del Paese. In quest'area sono presenti forti sacche di resistenza di miliziani anti-regime, soprattutto del gruppo al-Nusra
“Le forze aeree statunitensi e di altri Paesi hanno effettuato attacchi per un anno e abbiamo motivo di credere che non sempre, o meglio, molto spesso, abbiano attaccato bersagli diversi da quelli terroristici, colpendo anche obiettivi che non appartengono allo Stato islamico“. A dichiararlo è stato il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov, ribadendo che la Russia attacca “solo bersagli terroristici”. Il funzionario di Mosca ha inoltre sottolineato che “i russi descrivono sempre in dettaglio gli obiettivi attaccati, dove attacchiamo e le armi usate”, mentre “i politici americani supportano le loro dichiarazioni con nulla perché non possono confermarle” dato che “non corrispondono alla realtà”.
Damasco avvia l’offensiva di terra
Le truppe siriane, grazie al decisivo supporto della Russia che da giorni bombarda obiettivi ostili al regime di Bashar al-Assad, hanno iniziato un’estesa offensiva terrestre contro alcuni gruppi di ribelli e formazioni islamiste non appartenenti allo Stato islamico. A riferirlo è l‘Osservatorio nazionale per i diritti umani, con sede a Londra, che parla di numerosi bombardamenti, appoggiati anche dai caccia russi, in particolare nel nord della provincia di Hama, nella Siria centrale, e nelle zone di Idlib, nell’ovest del Paese.
In quest’area sono presenti forti sacche di resistenza di miliziani anti-regime, soprattutto del gruppo al-Nusra, legato ad al-Qaeda, che si è alleato con altre fazioni islamiste distanti dall’Isis. Al momento, però, non si hanno conferme ufficiali da parte di Mosca. Mentre, invece, è arrivata la conferma dell’offensiva terrestre dell’esercito governativo da una fonte militare di Damasco, riportata dall’agenzia cinese Xinhua. Si tratta della prima volta che l’esercito siriano conduce una così ampia offensiva terrestre sotto il diretto sostegno aereo russo. L’operazione mira principalmente a colpire gruppi jihadisti nelle campagne settentrionali di Hama, e precisamente nelle cittadine di Latamenh e Kafr Zaita. Queste aree, riferisce ancora la fonte militare siriana, sono cadute in mano ai ribelli di Jaish al-Fateh, o Esercito Conqure, alleati di diversi gruppi jihadisti tra cui il Fronte Nusra. Con questa offensiva, le truppe di Damasco mirano a prendere il controllo della strada che collega Hama alla provincia centrale di Homs.
Turchia denuncia ennesima violazione spazio aereo
Ancora violazioni dello spazio aereo della Turchia. Otto jet F-16 dell’aviazione di Ankara, che stavano pattugliando il confine con la Siria, secondo quanto riferiscono le forze armate turche, sono stati puntati ieri per un minuto e mezzo dai radar dei sistemi missilistici di Damasco. Martedì 6 ottobre le forze armate di Ankara, riprese dalla Reuters, avevano denunciato un altro episodio risalente a lunedì, dicendo che un caccia MIG-29 di nazionalità non identificata dotato di sistemi di lancio missili siriani aveva “interferito” con otto suoi jet.
Il Pentagono contro gli attacchi russi su bersagli non Is
“La Russia sta seguendo una strategia sbagliata e continua a colpire obiettivi non legati allo Stato islamico”, ha detto il Segretario alla Difesa americano, Ashton Carter, nel corso della conferenza stampa a Roma con l’omologo italiano Roberta Pinotti. Quello di bombardare i ribelli “è un errore e – ha spiegato il numero uno del Pentagono – non cooperiamo con la Russia su questa strategia”. L’unica forma di collaborazione, ha chiarito Carter, riguarda il “canale aperto” di comunicazione per garantire la sicurezza dei piloti che prendono parte alla campagna aerea nei cieli della Siria. Il ministro della Difesa italiano, intervenuto all’incontro, ha voluto precisare il ruolo dell’Italia in Siria. “Ci auguriamo che vengano intensificati gli sforzi anti Isis, ma allo stesso tempo che si possa arrivare ad una transizione politica diversa e riconosciuta. In quel caso – ha detto Pinotti – valuteremo il ruolo del nostro Paese ma, ad oggi, la decisione dell’Italia resta quella di partecipare alla coalizione solo nell’area irachena”. Il ministro, rispondendo ad una domanda rivoltagli durante la conferenza stampa, ha voluto chiarire che “nessuna decisione”, in merito a un intervento militare italiano in Iraq, “sarà presa senza il coinvolgimento del Parlamento“. Pinotti ha poi escluso che vi sia un qualche collegamento tra il maggior impegno italiano sul territorio iracheno ed una leadership italiana in una eventuale missione in Libia. “Le due cose non sono connesse, quello che è deciso dal Governo è far parte in maniera forte di una coalizione contro l’Isis. Abbiamo deciso con i nostri alleati di contrastare con forza il Daesh (altro nome per definire lo Stato islamico, ndr)”.
Mosca: sparati 26 missili contro lo Stato islamico da quattro navi stanziate nel Mar Caspio
Non solo attacchi aerei da parte della Russia contro i ribelli ostili al regime. Vladimir Putin e il ministro della Difesa russo Serghiei Shoigu, durante un incontro avvenuto a Sochi, hanno confermato che Mosca ha colpito obiettivi dello Stato islamico in Siria con ventisei missili da crociera lanciati da quattro navi della flottiglia stanziata nel Mar Caspio, ad una distanza di 1.500 chilometri. Intanto, l’ambasciatore siriano a Mosca, Ryad Haddad, in una dichiarazione all’agenzia di stampa Sputnik, ha diffuso i primi dati sui raid aerei russi sul Paese arabo. Dopo i primi giorni di bombardamento, “circa il 40% delle infrastrutture dell’Isis sono state distrutte. Inoltre – ha precisato – sono stati uccisi molti terroristi, che ora stanno ripiegando verso il confine turco, in quanto questo Paese tradizionalmente ha fornito loro protezione”.