uber 675La Camera dei deputati “impegna il governo a valutare l’opportunità di avviare un tavolo di lavoro per l’adozione di utili iniziative volte a ridefinire la normativa in materia di autoservizio pubblico non di linea, nel rispetto dei principi comunitari sul libero mercato, recependo le istanze dei rappresentati delle categorie interessate, in modo da superare eventuali criticità e adeguare le normative all’innovazione tecnologica”.

E’ questo il contenuto di un ordine del giorno a firma degli Onorevoli Sergio Boccadutri ed Ernesto Carbone (Partito Democratico) appena approvato a Montecitorio e accolto dal governo di Matteo Renzi.

Libertà per i titolari di un’autorizzazione per l’attività di noleggio con conducente di esercitare la loro attività anche al di fuori del comune che ha rilasciato l’autorizzazione, non necessità di disporre di un’autorimessa nel Comune nel quale si opera e, soprattutto, niente più obbligo di raccogliere la prenotazione e di iniziare e finire ogni corsa nella propria autorimessa sono le tre principali modifiche all’attuale disciplina del trasporto pubblico locale non di linea che i firmatari dell’Ordine del giorno chiedono al governo di impegnarsi a varare, richiamando, tra l’altro, le indicazioni, nello stesso senso, dell’Autorità Antitrust e di quella di regolazione dei Trasporti.

E si tratta dei tre principali ostacoli sin qui opposti alle “black car” di Uber, accusate, a più riprese, dai tassisti italiani di violare la disciplina vigente proprio raccogliendo corse – grazie alla popolare app americana – al di fuori del Comune di appartenenza e, soprattutto, senza tornare nella propria autorimessa.

Comprensibile e condivisibile la soddisfazione dei due firmatari dell’Ordine del giorno secondo i quali, pur trattandosi solo di un atto di un “atto di indirizzo” e non di un emendamento al disegno di legge in materia di Antitrust in discussione alla Camera dei deputati, “l’accoglimento da parte del governo conferma la sensibilità al tema e la condivisione dell’esigenza ormai improcrastinabile di superare gli steccati che si innalzano ogni volta che, in Italia, si prova ad innovare”.

Chiaro, trasparente, inequivocabile il riferimento alla vicenda di Uber ed agli ostacoli sin qui incontrati sul suo cammino ma anche quello alle decine di altre analoghe iniziative che si scontrano ogni giorno con una disciplina, quella sul trasporto pubblico locale che – aggiungono i due deputati del Partito democratico che hanno firmato l’ordine del giorno – serve più a preservare interessi consolidati che a garantire, per davvero, i diritti dei consumatori mentre dovrebbe essere quest’ultimo lo spirito con il quale guardare alla regolamentazione delle nuove piattaforme tecnologiche a servizio della mobilità”.

Ora, dopo l’approvazione dell’ordine del giorno e, soprattutto, il suo accoglimento da parte del governo, il semaforo verde, per Uber e gli altri gestori di servizi tecnologici di mobilità, sembra davvero più vicino.

Anche perché, nella stessa mattinata, la Camera dei deputati ha approvato anche altri due ordini del giorno che vanno, sostanzialmente, nella stessa direzione.

Un primo, a firma degli Onorevoli Ivan Catalano e Adriana Galgano di Scelta Civica impegna il governo “a intervenire, al più tardi in occasione della prossima legge concorrenza, al fine di abrogare le disposizioni introdotte dall’articolo 29, comma 1-quater del decreto-legge 30 dicembre 2008, convertito con modificazioni dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14, in materia di noleggio con conducente di cui alla legge 15 gennaio 1992, n. 21;  a valutare l’opportunità di prevedere la possibilità, per i titolari di licenza taxi, di svolgere servizi integrativi quali il taxi ad uso collettivo o altre forme di organizzazione del servizio, senza la necessità di norme secondarie comunali che autorizzino tali servizi e anche tramite piattaforme telematiche; a valutare l’opportunità di modificare l’articolo 3 della legge 15 gennaio 1992, n. 21, rendendolo coerente con gli sviluppi tecnologici, eliminando il riferimento alla rimessa ivi contenuto e prevedendo, in sua sostituzione, che la richiesta di servizio Ncc non possa essere accettata se avanzata dall’utente direttamente al veicolo su strada”.

Ed un secondo, a firma di Cristina Bargero e Antonio Misiani – anche loro del Partito democratico – “impegna il governo a valutare l’opportunità di avviare un tavolo di lavoro per l’adozione delle opportune iniziative volte a ridefinire la normativa in materia di autoservizio pubblico non di linea, nel solco delle raccomandazioni delle Autorità indipendenti…al fine di eliminare le distorsioni competitive nel mercato del noleggio con conducente.”.

Ora tocca al governo accendere definitivamente il semaforo verde e, in effetti, l’occasione potrebbe proprio essere il disegno di legge in materia di concorrenza, la cui discussione è ormai prossima alle battute finali.

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