Se da un lato il nuovo leader del Labour britannico, Jeremy Corbyn, continua a ricevere tantissime critiche su più fronti, dall’altro viene sempre più temuto dai conservatori di governo. La prova di queste paure è evidente ed è stata sotto gli occhi di tutti durante l’appena conclusosi congresso dei Tory a Manchester, dove il leader laburista era una sorta di ‘convitato di pietra’, fisicamente assente ma presente nella testa di tutti. E se il cancelliere dello Scacchiere (ministro dell’Economia) George Osborne ha fatto un chiaro appello ai laburisti “delusi” da un partito che vira troppo a sinistra (del resto è nota la vicinanza di Corbyn, capo della sinistra britannica dallo scorso 12 settembre, a Podemos e a Syriza), lo stesso premier conservatore David Cameron ha fatto suoi temi di sinistra nel discorso conclusivo al congresso. Con un colpo a effetto, quando ha puntato quasi tutto sull’edilizia sociale e sull’esigenza di costruire case a basso costo e a basso prezzo per le giovani coppie che oggi, nel Regno Unito, hanno sempre più difficoltà ad accendere un mutuo.
Considerando che ormai il prezzo medio di una unità abitativa a Londra supera le 450mila sterline (oltre 610mila euro al cambio attuale), Cameron ha lanciato la sua ‘crociata nazionale’ per un programma teso a fornire abitazioni ‘affordable’ e quindi acquistabili anche da chi non ha un reddito altissimo. Una politica chiaramente di sinistra, con parole tipicamente laburiste. Il partito conservatore è così la formazione “dei lavoratori”, “della gente che fatica ad arrivare a fine mese”. Strano a dirsi per un gruppo di potere saldamente barricato al parlamento di Westminster e a Downing Street, sede del primo ministro, e che annovera tantissimi politici che vengono dal prestigioso college di Eton (scuola da 35mila sterline l’anno, quasi 50mila euro) e dall’Università di Oxford (dove studiano rampolli e future promesse delle buone famiglie).
Del resto, il partito dei Tory deve cavalcare fin da ora. Certo, le elezioni politiche previste per il 2020 sono ancora lontane, ma già nel maggio del 2016 si terrà il primo grande appuntamento elettorale, la corsa per il sindaco di Londra. I due grandi sfidanti sono stati scelti poche settimane fa e sono il laburista e musulmano Sadiq Khan che sfiderà il giornalista ambientalista e conservatore di origini ebraiche Zac Goldsmith. La metropoli da oltre 9 milioni di abitanti è al momento in mani conservatrici, essendo guidata dal vulcanico Boris Johnson, al quale il premier Cameron ha già promesso un ruolo di governo alla fine del suo mandato, il prossimo maggio.
Londra, nella sua storia, si è sempre alternata fra destra e sinistra, ma Khan è il pupillo del potente Ken Livingstone “il rosso”, primo cittadino dal 2000 al 2008. Ed è anche pupillo, appunto, di quel Corbyn che dal giorno della sua elezione ha portato nelle liste – e nelle casse – del partito laburista decine di migliaia di nuovi iscritti, entusiasti per le sue politiche fortemente progressiste e così lontane da quelle del Labour di Tony Blair e di Gordon Brown. Corbyn, va detto, si è allontanato anche dell’ultimo leader Ed Miliband, dimessosi dopo il disastro delle elezioni nazionali dello scorso 7 maggio, quando il partito prese due milioni in meno di voti rispetto a quello conservatore, circa 9 milioni (il 30,4%) contro circa 11 milioni (il 36,9%). La sfida a Londra è aperta ed è legata al fascino crescente del 66enne parlamentare di Islington, nuovo capo dell’opposizione. E sarà una battaglia per l’intero regno di Sua Maestà.
Anche per la paura per il suo successo crescente, le critiche a Jeremy Corbyn, che è repubblicano e lo si sa da tempo, continuano su più versanti. Ma nessuno nel Regno Unito si aspettava un ulteriore sgarbo del nuovo leader del Labour nei confronti della regina Elisabetta II, dopo che poche settimane fa lo stesso capo dell’opposizione era stato ‘beccato’ nella cattedrale londinese di St. Paul, durante una commemorazione della Battaglia d’Inghilterra della Seconda Guerra Mondiale, a fare scena muta per il momento dell’inno nazionale, quella canzone che esorta Dio a salvare la regina. Corbyn, infatti, non andrà alla cerimonia della sua investitura nel Privy Council, un’assemblea ristretta – ma neanche tanto – di consiglieri di Buckingham Palace, della quale per tradizione il leader dell’opposizione deve fare parte. A rivelare la notizia è stato per primo il Daily Telegraph e nella giornata di giovedì 8 ottobre nel Regno Unito non si parla quasi d’altro: Corbyn farà un ulteriore dispetto alla sovrana, così è stato interpretato dai più il suo gesto, e di sicuro non andrà a palazzo a baciare la mano guantata della monarca. La casa reale potrebbe così nominarlo membro del rinomato consiglio in sua assenza, una circostanza rara e chiaramente poco gradita alla maggior parte dei britannici. Che sono appunto, in stragrande maggioranza, monarchici convinti.