Oggi lezione di pornografia. Non è una folle provocazione ma la proposta lanciata da Christian Graugaard, medico e professore di sessuologia all’Università di Aalborg (Danimarca) convinto che gli adolescenti dai 13 anni in su dovrebbero vedere e discutere di sesso orale e posizione del missionario, in classe. Una presa di posizione destinata a far discutere la Danimarca ma anche l’Italia dove ogni giorno qualcuno si alza e combatte il fantasma dell’ideologia gender. Due estremi.
Da una parte la Danimarca dove dal 1970 l’educazione sessuale è obbligatoria al punto che un sessuologo arriva a proporre di guardare i porno a scuola per reinventarsi il modo di insegnare questa materia non solo partendo dagli aspetti biologici ma anche discutendo di altri fattori come la pornografia dal momento che nei Paesi del Nord Europa l’86% delle ragazze e il 99% dei maschi vede o ha visto film porno.
Dall’altro canto, un’Italia che si alza ogni mattina con la preoccupazione che in un’aula qualsiasi del nostro Paese si pronunci la parola gender; un Paese che vive con l’ansia di trovarsi un esercito di insegnanti amanti di un’ideologia, pronti a portare sui banchi libri che confondono le idee sessuali dei nostri ragazzi. Ogni giorno c’è qualcuno che se ne inventa una nuova contro questa setta dei fanatici del gender di cui non si conoscono i leader, i pensatori. C’è chi come il sindaco di Prevalle in provincia di Brescia ha informato i suoi cittadini attraverso lo spazio pubblico del tabellone elettronico che l’amministrazione è contraria all’ideologia gender e chi come l’assessore regionale del Veneto Elena Donazzan ha preso carta e penna e scritto una lettera a docenti, genitori e presidi per avvertirli di non creare “confusione e fraintendimento ai bambini”. Ieri la Regione Lombardia ha poi approvato una mozione della Lega Nord che chiede alla giunta di intervenire sulle “autorità scolastiche a livello regionale e provinciale perché vengano ritirati dalle scuole libri e materiali che promuovono la cosiddetta teoria gender”. Nel frattempo in Italia si permette che un prete, don Stefano Bimbi, crei delle scuole “No gender” come se nel nostro Paese esistessero quelle pro. Sarò sincero: non ho mai visto una maestra o un professore arrivare a scuola con un libro gender in mano. Anzi temo che molti proprio non sappiano di cosa si stia parlando.
Il problema vero è che in Italia non esiste una legge sull’educazione sessuale. Dal 13 marzo 1975 si tenta di far approvare alla Camera un testo in materia ma nessuno è mai riuscito. Se ci fosse una direttiva in tal senso, non ci sarebbe bisogno di alzare alcuna barricata contro una teoria fantasma.
Mentre nel resto dell’Europa l’educazione sessuale è obbligatoria da anni, in Italia, i codardi della politica non hanno assunto alcuna responsabilità, lasciando che nella giungla delle idee, qualsiasi partito inventi il mostro da combattere.