E’ stata una cancelliera insolita, come non s’era mai vista. Un fiume di parole, a tratti accalorata, nulla a che vedere con il consueto stile sobrio e pacato. Ieri sera è apparsa sulla rete televisiva pubblica Ard una Angela Merkel in evidente assetto difensivo. La cancelliera si sente accerchiata da più parti per le sue aperture sull’accoglienza dei profughi. La situazione alle frontiere del paese ha creato tensioni nella coalizione di governo e nelle file del suo stesso partito. Le strutture allestite in tutta emergenza nel paese sono sul punto di esplodere. Nessuno è attualmente in grado di stimare quanti profughi in cerca di asilo siano arrivati finora e quanti ancora ne arriveranno. Neppure la stessa Angela Merkel, decisa a voler rassicurare gli spettatori tedeschi sulle capacità della Germania di uscirne fuori, ha saputo dare certezze, né sulle proporzioni del fenomeno, né sui tempi.
Ormai le voci in dissenso nel suo campo politico cominciano a essere tante, soprattutto a destra, nell’ala più conservatrice della Cdu. Non si tratta solo delle intemperanze di Horst Seehofer, il combattivo presidente della Baviera, nonché leader della Csu, che di fronte alla pressione alle frontiere ha evocato la “legittima difesa”. L’insofferenza dei bavaresi nei confronti di Berlino cresce di giorno in giorno e a nulla vale il mantra della “Germania che ce la può fare”. Non bastasse, sul capo della cancelliera è piovuta anche la tegola della lettera di 34 esponenti dissidenti della Cdu, tra i quali Erika Steiner, parlamentare dell’ultradestra del partito.
Agli avversari gli argomenti della cancelliera nella sua apparizione televisiva non sono risultati convincenti. Neppure l’atteggiamento della giornalista Anne Will, la conduttrice dell’omonimo programma, è piaciuto. Troppo accondiscendente, poco contraddittorio. Il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung si chiedeva stamattina in un corsivo se Angela Merkel abbia davvero un piano. La sua politica di accoglienza non può funzionare senza il sostegno degli altri Paesi dell’Ue e questo la cancelliera lo sa. Ma, perlomeno fino a questo momento, la stragrande maggioranza degli altri Stati membri è indisponibile a seguire la Germania sulla via dell’apertura delle frontiere. Un elemento che getta un’ombra di incertezza sui piani della cancelliera. Angela Merkel ha invocato decisioni più snelle, pratiche di asilo più veloci, maggiore rapidità anche nei decreti di espulsione per coloro che non abbiano i requisiti per ottenere l’asilo. Argomenti che dovevano servire a rassicurare il fronte degli scettici nel suo partito.
Invano, come dimostra le reazioni distaccate di altri compagni di partito, ad esempio quella di Julia Klöckner, presidente della Cdu della Renania Palatinato, altra voce critica. Molti temono un isolamento della Germania in Europa, almeno per quanto riguarda le politiche sull’immigrazione. Angela Merkel spera anche in un maggiore coinvolgimento della Turchia. Si aspetta da Erdogan l’impegno ad allestire campi di accoglienza sicuri per i profughi provenienti dalla Siria e, per l’occasione, si dichiara anche pronta a mettere sul piatto denaro in cambio del sostegno di Ankara. Quali tempi prevede la cancelliera? Non c’è risposta, fatta eccezione per la speranza espressa che buona parte dei profughi rimangano in Germania solo per un certo periodo, fino a quando la situazione in Siria non sarà di nuovo tranquilla. Angela Merkel ha provato comunque a smussare gli attriti interni.
Ha smentito, per esempio, il contrasto con il suo ministro degli interni, Thomas de Maizière, che negli ultimi tempi è sembrato quasi spodestato dal suo incarico. “Ho bisogno di lui più urgentemente che mai”, assicura la cancelliera. Persino nei confronti di Horst Seehofer prova a dire che non c’è distanza. Ma nessuno ci crede più di tanto. A preoccupare più delle spaccature nel campo politico è, però, il clima sociale nel paese. Il nazionalismo torna di nuovo ad affacciarsi nei movimenti collettivi. Dall’inizio dell’anno sono aumentati per esempio gli incendi appiccati ai centri di accoglienza. Né accenna a diminuire l’onda lunga del fenomeno Pegida che richiama ogni settimana in piazza migliaia di cittadini di Dresda a difesa dell’occidente dalla presunta minaccia dell’islamismo.
Il fronte dell’opposizione alla politica dell’apertura delle frontiere di Angela Merkel prende quota anche nell’opinione pubblica, che al momento appare polarizzata. I sondaggi dimostrano che crescono i consensi per l’AfD, Alternativa per la Germania, il partito anti-euro e xenofobo cresciuto alla destra della Cdu. Ieri sera a Erfurt, capoluogo della Thuringia, migliaia di manifestanti sono scesi in strada per chiedere lo stop delle frontiere aperte e procedimenti più severi per la concessione dell’asilo. Gli slogan più scanditi dalla piazza, “Noi siamo il popolo“ e “Merkel via!”. Il più applaudito, invece, il leader ungherese Orbàn, preso a modello per aver recintato i confini del proprio paese. Di recente, Angela Merkel, forse in preda allo sconforto, si è lasciata andare a una sorta di sfogo. “Questo non è più il mio paese, se sono costretta a chiedere scusa per aver affrontato umanamente l’emergenza profughi“. Ieri sera in tv si è sentita di nuovo chiedere se riconoscesse la Germania ancora come proprio paese e, soprattutto, se fosse pronta a “sacrificare” la sua carica di cancelliera per la questione dei profughi. “Sono pronta a lavorare il più duramente possibile”. L’ostacolo è aggirato, ma la domanda rimane.
Mondo
Merkel accerchiata: nel governo e nella Cdu non perdonano le politiche di accoglienza. Lei va in tv e si difende
La cancelliera perde consenso all'esterno e all'interno del Parlamento tedesco e, soprattutto, dentro il suo partito per la questione profughi. Per rispondere agli attacchi va in televisione e si fa intervistare, attaccando chi la critica
E’ stata una cancelliera insolita, come non s’era mai vista. Un fiume di parole, a tratti accalorata, nulla a che vedere con il consueto stile sobrio e pacato. Ieri sera è apparsa sulla rete televisiva pubblica Ard una Angela Merkel in evidente assetto difensivo. La cancelliera si sente accerchiata da più parti per le sue aperture sull’accoglienza dei profughi. La situazione alle frontiere del paese ha creato tensioni nella coalizione di governo e nelle file del suo stesso partito. Le strutture allestite in tutta emergenza nel paese sono sul punto di esplodere. Nessuno è attualmente in grado di stimare quanti profughi in cerca di asilo siano arrivati finora e quanti ancora ne arriveranno. Neppure la stessa Angela Merkel, decisa a voler rassicurare gli spettatori tedeschi sulle capacità della Germania di uscirne fuori, ha saputo dare certezze, né sulle proporzioni del fenomeno, né sui tempi.
Ormai le voci in dissenso nel suo campo politico cominciano a essere tante, soprattutto a destra, nell’ala più conservatrice della Cdu. Non si tratta solo delle intemperanze di Horst Seehofer, il combattivo presidente della Baviera, nonché leader della Csu, che di fronte alla pressione alle frontiere ha evocato la “legittima difesa”. L’insofferenza dei bavaresi nei confronti di Berlino cresce di giorno in giorno e a nulla vale il mantra della “Germania che ce la può fare”. Non bastasse, sul capo della cancelliera è piovuta anche la tegola della lettera di 34 esponenti dissidenti della Cdu, tra i quali Erika Steiner, parlamentare dell’ultradestra del partito.
Agli avversari gli argomenti della cancelliera nella sua apparizione televisiva non sono risultati convincenti. Neppure l’atteggiamento della giornalista Anne Will, la conduttrice dell’omonimo programma, è piaciuto. Troppo accondiscendente, poco contraddittorio. Il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung si chiedeva stamattina in un corsivo se Angela Merkel abbia davvero un piano. La sua politica di accoglienza non può funzionare senza il sostegno degli altri Paesi dell’Ue e questo la cancelliera lo sa. Ma, perlomeno fino a questo momento, la stragrande maggioranza degli altri Stati membri è indisponibile a seguire la Germania sulla via dell’apertura delle frontiere. Un elemento che getta un’ombra di incertezza sui piani della cancelliera. Angela Merkel ha invocato decisioni più snelle, pratiche di asilo più veloci, maggiore rapidità anche nei decreti di espulsione per coloro che non abbiano i requisiti per ottenere l’asilo. Argomenti che dovevano servire a rassicurare il fronte degli scettici nel suo partito.
Invano, come dimostra le reazioni distaccate di altri compagni di partito, ad esempio quella di Julia Klöckner, presidente della Cdu della Renania Palatinato, altra voce critica. Molti temono un isolamento della Germania in Europa, almeno per quanto riguarda le politiche sull’immigrazione. Angela Merkel spera anche in un maggiore coinvolgimento della Turchia. Si aspetta da Erdogan l’impegno ad allestire campi di accoglienza sicuri per i profughi provenienti dalla Siria e, per l’occasione, si dichiara anche pronta a mettere sul piatto denaro in cambio del sostegno di Ankara. Quali tempi prevede la cancelliera? Non c’è risposta, fatta eccezione per la speranza espressa che buona parte dei profughi rimangano in Germania solo per un certo periodo, fino a quando la situazione in Siria non sarà di nuovo tranquilla. Angela Merkel ha provato comunque a smussare gli attriti interni.
Ha smentito, per esempio, il contrasto con il suo ministro degli interni, Thomas de Maizière, che negli ultimi tempi è sembrato quasi spodestato dal suo incarico. “Ho bisogno di lui più urgentemente che mai”, assicura la cancelliera. Persino nei confronti di Horst Seehofer prova a dire che non c’è distanza. Ma nessuno ci crede più di tanto. A preoccupare più delle spaccature nel campo politico è, però, il clima sociale nel paese. Il nazionalismo torna di nuovo ad affacciarsi nei movimenti collettivi. Dall’inizio dell’anno sono aumentati per esempio gli incendi appiccati ai centri di accoglienza. Né accenna a diminuire l’onda lunga del fenomeno Pegida che richiama ogni settimana in piazza migliaia di cittadini di Dresda a difesa dell’occidente dalla presunta minaccia dell’islamismo.
Il fronte dell’opposizione alla politica dell’apertura delle frontiere di Angela Merkel prende quota anche nell’opinione pubblica, che al momento appare polarizzata. I sondaggi dimostrano che crescono i consensi per l’AfD, Alternativa per la Germania, il partito anti-euro e xenofobo cresciuto alla destra della Cdu. Ieri sera a Erfurt, capoluogo della Thuringia, migliaia di manifestanti sono scesi in strada per chiedere lo stop delle frontiere aperte e procedimenti più severi per la concessione dell’asilo. Gli slogan più scanditi dalla piazza, “Noi siamo il popolo“ e “Merkel via!”. Il più applaudito, invece, il leader ungherese Orbàn, preso a modello per aver recintato i confini del proprio paese. Di recente, Angela Merkel, forse in preda allo sconforto, si è lasciata andare a una sorta di sfogo. “Questo non è più il mio paese, se sono costretta a chiedere scusa per aver affrontato umanamente l’emergenza profughi“. Ieri sera in tv si è sentita di nuovo chiedere se riconoscesse la Germania ancora come proprio paese e, soprattutto, se fosse pronta a “sacrificare” la sua carica di cancelliera per la questione dei profughi. “Sono pronta a lavorare il più duramente possibile”. L’ostacolo è aggirato, ma la domanda rimane.
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Milano, 13 mar. (Adnkronos) - "Procederemo a tutelare la reputazione e l’onorabilità dello studio legale Giarda nelle opportune sedi competenti, come, del resto, già avvenuto in passato nei confronti dello stesso avvocato Massimo Lovati, confidando che questa vicenda possa finalmente trovare la giusta definizione, da tempo auspicata anche dal fondatore dello studio". Gli avvocati Fabio ed Enrico Giarda, ex difensori di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi, replicano così alle affermazioni del difensore di Andrea Sempio, nuovamente indagato per il delitto di Garlasco, che ha sostenuto che "l'indagine del 2017 è stata frutto di una macchinazione".
Dichiarazioni ritenute dai fratelli Giarda "del tutto gratuite e gravemente lesive. L'avvocato Lovati evidentemente dimentica che la denuncia a suo tempo presentata nel 2017 da Andrea Sempio nei confronti dello studio legale Giarda e degli investigatori incaricati è stata archiviata nel 2020 dal gip di Milano, che nella sua ordinanza ha certificato l’assoluta correttezza dell’attività di raccolta e successiva estrazione dai reperti".
Milano, 13 mar. (Adnkronos) - "Il mercato domestico è in leggera crescita, sia a volume che a valore. Noi siamo cresciuti un po’ più del mercato, abbiamo guadagnato un +2,6 contro il 2% del mercato". Lo afferma Renato Roca, country manager di Findus Italia, all’evento ‘100%: il nostro percorso di sostenibilità’, organizzato oggi a Milano da Findus per celebrare il traguardo del 100% di prodotti ittici certificati Msc e Asc.
“L'Italia non è un Paese da grandissime crescite nel food nel largo consumo - spiega Roca - però è un mercato che sta continuando a dare una buona soddisfazione da quando siamo usciti dai periodi un po’ tesi della grande morsa inflattiva del 2022 e 2023. Dal 2024 il mercato si è normalizzato, anche grazie a iniziative, come la nostra, di comunicazione, di riposizionamento prezzi, che hanno un po’ smosso le acque. Siamo quindi molto fiduciosi”.
Come sottolineato anche all’incontro con la stampa organizzato oggi all'Acquario civico di Milano, quello del surgelato è un settore che “intercetta una serie di trend, come quello dell'anti spreco ma anche dell’attenzione alle abitudini alimentari. Il nostro portafoglio prodotti è composto all'80% da pesce e vegetali e adesso abbiamo anche il pollo - conclude il country manager di Findus Italia - Quello che è confortante come dato è che il mercato ha riacquistato l'1% delle famiglie che erano uscite, noi abbiamo riacquisito 2 punti di penetrazione tra le famiglie acquirenti e il pesce, in particolare, ne ha acquisiti 4”.
Milano, 13 mar. (Adnkronos) - "Il mercato domestico è in leggera crescita, sia a volume che a valore. Noi siamo cresciuti un po’ più del mercato, abbiamo guadagnato un +2,6 contro il 2% del mercato". Lo afferma Renato Roca, country manager di Findus Italia, all’evento ‘100%: il nostro percorso di sostenibilità’, organizzato oggi a Milano da Findus per celebrare il traguardo del 100% di prodotti ittici certificati Msc e Asc.
“L'Italia non è un Paese da grandissime crescite nel food nel largo consumo - spiega Roca - però è un mercato che sta continuando a dare una buona soddisfazione da quando siamo usciti dai periodi un po’ tesi della grande morsa inflattiva del 2022 e 2023. Dal 2024 il mercato si è normalizzato, anche grazie a iniziative, come la nostra, di comunicazione, di riposizionamento prezzi, che hanno un po’ smosso le acque. Siamo quindi molto fiduciosi”.
Come sottolineato anche all’incontro con la stampa organizzato oggi all'Acquario civico di Milano, quello del surgelato è un settore che “intercetta una serie di trend, come quello dell'anti spreco ma anche dell’attenzione alle abitudini alimentari. Il nostro portafoglio prodotti è composto all'80% da pesce e vegetali e adesso abbiamo anche il pollo - conclude il country manager di Findus Italia - Quello che è confortante come dato è che il mercato ha riacquistato l'1% delle famiglie che erano uscite, noi abbiamo riacquisito 2 punti di penetrazione tra le famiglie acquirenti e il pesce, in particolare, ne ha acquisiti 4”.
Roma, 13 mar. - (Adnkronos) - Quella di oggi, per il governatore Francesco Rocca, è “una bella giornata, che ci ricorda da un lato quanto è bello vivere e rappresentare questa regione, ma soprattutto l’importanza di essere accompagnati in questo viaggio e in questo anno particolare, che è un’occasione che non possiamo perdere, fra Giubileo e l’Expo di Osaka. Sono grato al Niaf per la capacità di custodire l’elemento valoriale con la necessità di andare oltre ai confini. Questa è la conseguenza naturale di valori che non si è mai persa: la comunità italoamericana non deve perdere le sue radici, la consapevolezza, e l’orgoglio di essere italiani”.
“I 20 milioni di italoamericani sono i migliori ambasciatori dell’Italia nel mondo - afferma il presidente Niaf Robert Allegrini - e nel nostro 50mo anniversario non potevamo che scegliere il Lazio: abbiamo voluto condividere l’occasione con la regione che ospita la capitale d’Italia, non potevamo fare altrimenti, per dimostrare che il Lazio non è solo il Colosseo e la Fontana di Trevi ma che è una Regione che guarda al futuro”. Un legame quello con il Lazio che si fa anche con il cibo ma non solo. Un piatto su tutti: le Fettuccine alla Alfredo: “Poter portare a Washington Mario Mozzetti del ristorante Alfredo alla Scrofa, uno dei più grandi ambasciatori del Lazio negli Stati Uniti e di avere l'opportunità qua a Roma di andare al ristorante dove è nato questo piatto iconico per me è un motivo di grande soddisfazione”. Per Mario Mozzetti, “è un vero sogno andare alla convention Niaf di Washington e portare le fettuccine alla Alfredo. Portare questo piatto è un orgoglio anche a livello storico: portare Alfredo alla Scrofa negli Stati Uniti significa raccontare la storia che collega idealmente, ma non solo, l’Italia e gli Stati Uniti”.
Roma, 13 mar. - (Adnkronos) - Il Lazio è “Regione d’Onore Niaf 2025”. Un evento che ricade nel 50mo anniversario della National Italian American foundation, la più grande associazione di italoamericani. Lo slogan è chiaro: “All you need is Lazio”, fra sapori autentici, la storia incisa nella pietra, meraviglie naturali, benessere e relax, arte e artigianato, la magia del cinema, innovazione e aerospazio, eccellenza accademica e un patrimonio culturale unico. “È un grande riconoscimento - afferma Roberta Angelilli, vicepresidente e assessore a Sviluppo economico, Commercio, Artigianato, Industria, Internazionalizzazione della Regione Lazio - in cui saremo protagonisti a 360 gradi. Saranno coinvolte 20 startup e pmi innovative oltre a 18 grandi imprese che saranno attori protagonisti. Non è solo un grande evento ma è una vera missione di sistema. Ma non ci saranno solo le imprese: saranno coinvolte anche università e centri di ricerca. Startup. Gli obiettivi, netti e chiari - prosegue Angelilli - sono un piano di networking per una forte connessione con le imprese. L’altra sfida è l’ attrazione degli investimenti”. Per Amedeo Teti, capo Dipartimento per il Mercato del Mimit, “la Regione Lazio merita questa posizione di Regione d’onore. Il Lazio è da sempre attrattore di grandi investimenti. Secondo il Financial Times poi solo nel 2024 l’Italia ha attratto 35,5 miliardi di investimenti e ha creato 36mila posti di lavoro”.
Roma, 13 mar. (Labitalia) - "La vostra fiera pone la sostenibilità al centro del confronto tra tutti voi e tra tutti noi e non potrebbe essere altrimenti". Così il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto in un videomessaggio in occasione di LetExpo 2025, la fiera di riferimento per i trasporti, la logistica, i servizi alle imprese e la sostenibilità, promossa da Alis in collaborazione con Veronafiere (11-14 marzo).
"La logistica è il sistema circolatorio delle nostre società. Attraverso la via della distribuzione riceviamo e inviamo ciò che consumiamo e ciò che produciamo. Quello che compriamo viene spesso da molto lontano e le nostre aziende esportano in ogni continente - continua - Se tutto questo ha creato ricchezza e opportunità ha anche creato pesanti effetti sull'ambiente. Per questo è molto importante che puntiate alla sostenibilità ambientale, naturalmente conciliata con la sostenibilità economica e sociale perché con l'ambientalismo dogmatico non si fa un favore né alla natura né alle persone. Anzi, se non consideriamo il tema socio-economico, le politiche ambientali saranno automaticamente respinte. Su questo tema non abbiamo mai fatto un passo indietro".
"La voce più chiara e determinata è stata quella dell'Italia a ogni tavolo negoziale europeo. Non mettiamo in discussione gli obiettivi finali, gli obiettivi climatici, ma chiediamo misure adatte al nostro Paese - spiega - Se il risultato delle politiche ambientali è la desertificazione industriale, perdiamo tutti. Con la neutralità tecnologica ognuno sceglie la propria strada verso una meta che resta comunque la meta che dobbiamo raggiungere".
"La vostra iniziativa punta ad accrescere la consapevolezza ecologica del settore dei trasporti, lo fa mettendo a confronto istituzioni, imprese, con il mondo della ricerca e delle professioni. Non si ragiona per compartimenti stagni. E' in questo modo che si passa dall'ideologia alla concretezza, alla realtà, dal dogma alla soluzione della questione. Insieme sapremo fare squadra", conclude.
Washington, 13 mar. (Adnkronos) - Christopher Lockyear, segretario generale di Medici Senza Frontiere (Msf), è intervenuto oggi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla catastrofica crisi umanitaria causata dalla guerra in Sudan, chiedendo la fine delle violenze contro i civili e un rinnovato impegno per fornire aiuti salvavita. La guerra in Sudan è soprattutto “una guerra contro le persone" ha dichiarato.
Le Forze Armate Sudanesi (Saf) - ricorda Msf - hanno bombardato ripetutamente e indiscriminatamente aree densamente popolate. Le Forze di Supporto Rapido (Rsf) e le milizie alleate hanno portato avanti una campagna di violenze, fatta di stupri sistematici, rapimenti, uccisioni di massa, saccheggi di aiuti umanitari e occupazione di strutture mediche. Entrambe le parti hanno assediato città, distrutto infrastrutture civili essenziali e bloccato gli aiuti umanitari. Msf fornisce assistenza medica in 11 dei 18 stati del Sudan, operando su entrambi i fronti del conflitto, secondo i principi umanitari che la contraddistinguono. I team di Msf nel paese hanno segnalato molte volte i livelli preoccupanti di malnutrizione in diverse zone, mentre malattie infettive prevenibili con i vaccini sono in aumento. L'imminente stagione delle piogge acuisce l’urgenza di assicurare alle persone nelle aree devastate dalla guerra forniture alimentari e mediche.
Il messaggio di Msf al Consiglio di Sicurezza è: la guerra in Sudan non può continuare a essere combattuta con un simile disprezzo per le vite dei civili. Dopo quasi 2 anni di combattimenti, la risposta internazionale è stata fin troppo limitata, ostacolata dalle parti in conflitto e aggravata dalla mancanza di responsabilità, risorse e leadership. “Mentre in questa sede si fanno dichiarazioni, i civili rimangono invisibili, senza protezione, bombardati, assediati, stuprati, sfollati, privati di cibo, cure mediche e dignità” ha dichiarato Lockyear. “La risposta umanitaria vacilla, paralizzata dalla burocrazia, dall’insicurezza, dall’esitazione e da quello che rischia di diventare il più grande disinvestimento negli aiuti umanitari della storia”. Lockyear ha fatto appello a un rinnovato impegno nella protezione dei civili e far fronte alle necessità umanitarie. “La crisi in Sudan impone un cambiamento radicale, abbandonando gli approcci fallimentari del passato. La vita di milioni dipende da questo”, ha concluso.