Il Corriere della Sera scrive che prima dell'impiego dei caccia nei bombardamenti ci sarà il voto delle commissioni competenti o una semplice informativa. Stoltenberg attacca di nuovo Mosca che "non attacca Isis" e insiste sulla necessità di una "transizione politica" a Damasco
Assad deve lasciare il potere in Siria, perché l’unica soluzione “a lungo termine” non è di tipo “militare”, ma politica. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg insiste sull’urgenza di una transizione a Damasco, ma soprattutto attacca i raid di Mosca, che non sono “un contributo costruttivo”. Al contrario, il capo di stato maggiore delle forze armate siriane Ali Abdullah Ayub ha elogiato l’azione del Cremlino, che coi suoi attacchi “contro lo Stato islamico e altre organizzazioni terroriste, ha ridotto le capacità di combattimento dei terroristi”.
Ma la Nato insiste: “La Russia – ha ribadito Stoltenberg – non mira all’Isis ma agli altri gruppi e sostiene il regime di Assad“. Una posizione che aveva già espresso nei giorni scorsi, quando si era detto “preoccupato” per la violazione sistematica dello spazio aereo turco e i bombardamenti contro i ribelli. E non solo per distruggere le postazioni Isis. Per questo Stoltenberg ha assicurato che la Nato è “pronta a difendere tutti gli alleati, compresa la Turchia” ed è “pronta a dispiegare le forze in Turchia se necessario”, vista la “problematica escalation di azioni militari russe“.
“Tornado italiani, attacchi entro un mese” – Intanto il Corriere della Sera torna sul prossimo impiego di quattro Tornado italiani nei bombardamenti in Iraq contro l’Isis. I cacciabombardieri che partecipano alla coalizione occidentale contro l’autoproclamato Stato islamico avevano finora avuto un ruolo di riconignizione, ma potrebbero lasciarlo “entro un mese” per condurre missioni di attacco. Il governo, quindi, sonderà “i partiti di maggioranza e opposizione per avere il massimo consenso nell’autorizzare quelle nuove regole di ingaggio” e alla fine potrà ricorrere o al “voto in seduta congiunta delle Commissioni competenti” o altrimenti a una semplice informativa in aula, visto che l’informativa approvata nel 2014 consente già interventi di attacco in Iraq.
Fortemente critico nei confronti dell’azione del Cremlino in Siria anche il ministro della difesa britannico, Michael Fallon, secondo cui “la Russia sta rendendo molto più pericolosa una situazione già molto seria”. Fallon, arrivando alla ministeriale Nato, ha aggiunto che “chiederemo esplicitamente alla Russia di smettere di sostenere il regime di Assad e di usare costruttivamente la sua influenza sul regime perché fermi il ‘barrel bombing’ sui civili”. La Russia “deve smettere il bombardamento in zone non controllate dall’Isis” e, invece, dare “più sostegno a paesi come Turchia e Giordania“.
Crisi Ucraina, nuove basi Nato – Ma la tensione con Mosca non cresce soltanto sul fronte mediorientale: la Nato, che nel processo di rafforzamento a est dopo la crisi in Ucraina il primo settembre scorso ha aperto sei basi (in Polonia, Lettonia, Estonia, Lituania, Romania e Bulgaria) si prepara ad aprirne altre due in Ungheria e Slovacchia e il via libera dovrebbe arrivare entro oggi. “Permetteranno alle nostre forze di muoversi con più rapidità ed efficacia se sarà necessario dispiegarle”, ha detto Stoltenberg.
L’offensiva delle forze armate di Assad – Il capo di Stato maggiore delle forze armate siriane, generale Ali Abdullah Ayub, ha annunciato oggi l’avvio di “una vasta offensiva” il cui obiettivo è “eliminare i centri terroristi” e “liberare le regioni e le città che soffrono per il terrorismo e i suoi crimini”. Ieri l’ong Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) aveva segnalato attacchi di terra nella provincia centrale di Hama e in quella nord-occidentale di Idlib. Contemporaneamente i jet russi hanno compiuto complessivamente 37 incursioni su queste aree, che si sono aggiunte agli attacchi missilistici compiuti dalla flotta russa nel Mar Caspio su altre regioni.
Nella provincia di Hama dove è scattata l’offensiva non è presente l’Isis, ma gruppi armati dell’opposizione e islamisti. Quella di Idlib è controllata da una coalizione di formazioni islamiste, tra le quali il Fronte al Nusra, la branca siriana di Al Qaida che nell’ultimo anno è stata presa di mira anche in raid aerei della coalizione internazionale a guida americana.